Donald Trump. Le idee giuste nell’uomo sbagliato?

Parla il professore Stephen Walt (Harvard), che da tempo sostiene la necessità di smettere di provocare ingenuamente Putin e di contrastare l’avanzata cinese

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)

Il 20 gennaio è iniziato ufficialmente il mandato di Donald Trump come 45esimo presidente degli Stati Uniti e Stephen Walt dovrebbe essere contento. Docente di politica internazionale alla John F. Kennedy School of Government di Harvard, Walt è uno dei più illustri esponenti della scuola realista nel campo della diplomazia e le sue idee non sono state molto ascoltate (eufemismo) dalle parti della Casa Bianca negli ultimi otto anni. La teoria secondo cui il grande freddo tra Stati Uniti e Russia non deve essere imputato all’aggressività di Putin, ma a chi (leggere Nato) si è espanso in modo sconsiderato a est fino a provocare l’inevitabile reazione di Mosca, non è mai stata presa in considerazione. Dalla caduta del Muro di Berlino, l’alleanza atlantica ha incluso Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia e Slovenia. Poi, nel 2008, l’annuncio che anche Georgia e Ucraina sarebbero entrate nell’orbita occidentale.

Pensare che Mosca avrebbe accettato questo accerchiamento con un sorriso, sostiene Walt, è stato quantomeno «ingenuo». Lo scontro con Putin, inoltre, ha distratto l’America dalla vera priorità: contrastare la Cina, magari spostando in Asia forze e capitali oggi impiegati per difendere l’Europa. Queste istanze sono state pressoché ignorate. Fino ad ora, almeno. Perché Trump sembra aver scritto il suo programma copiando i libri di Walt: migliori rapporti con la Russia, pugno duro con la Cina, abbandono dell’alleato europeo al suo destino. Eppure il docente di Harvard non è contento neanche adesso. Walt ha fatto una spietata campagna contro Trump, perché solo una cosa è più fastidiosa che vedere le proprie idee neglette: saperle abbracciate da un presidente «impresentabile, permaloso, impreparato, istintivo, vendicativo e gradasso», odiato da tutti i più importanti giornali del mondo. Ma tant’è. Il peggior incubo di Walt è ormai diventato realtà e anche se non si fida di Trump, a Tempi spiega perché «le sue idee sono quelle giuste».

Professore, quali sono le priorità degli Stati Uniti in politica estera?
La più importante è il rapporto con la Cina, perché è l’unico potenziale rivale al dominio americano. Priorità secondarie sono la continua instabilità del Medio Oriente, la fragilità dell’Unione Europea, i rapporti con la Russia e la minaccia a lungo termine dei cambiamenti climatici.

Perché negli ultimi anni i rapporti con la Russia sono peggiorati così tanto?
Credo che il motivo principale sia l’espansione della Nato a est, alla quale sono seguiti gli sforzi per far gravitare paesi come l’Ucraina nell’orbita occidentale. Anche il tentativo di cambiare alcuni governi del Medio Oriente non ha aiutato. Si è finiti con il provocare una dura reazione di Mosca. Ecco come siamo arrivati fino a qui.

La Nato è stata troppo aggressiva o, come ripetono Barack Obama e tanti leader occidentali, è colpa del neo-imperialismo di Putin?
“Aggressiva” non è la parola giusta. Nato e Unione Europea sono state ingenue. Credevano in buona fede che espandersi verso est fosse un atto benevolo che avrebbe favorito paesi come Ucraina e Georgia. Non hanno pensato che si trattava anche di una minaccia verso la Russia. Il punto qui non è quello che “noi” pensiamo, ma quello che credono i leader russi. Ci siamo dimenticati che le grandi potenze sono sempre sensibili ai propri confini e vedere la più potente alleanza militare del mondo che si muove sempre più verso est non poteva che allarmare Putin.

La Cina è davvero una minaccia per l’America?
Sono ancora molto più deboli di noi, specialmente dal punto di vista militare. Ma il loro potenziale sta aumentando, soprattutto nelle aree vicine alla stessa Cina. Ecco perché gli Stati Uniti stanno prestando sempre più attenzione all’Asia e dovrebbero continuare a farlo.

Che cosa pensa degli obiettivi di politica estera di Trump?
Migliorare i rapporti con la Russia e impegnarsi ancora di più per contenere la Cina di per sé è giusto.

Però…
Però questo approccio va realizzato con cautela e spiegato nel dettaglio al popolo americano e ai suoi alleati. Altrimenti, sembrerà che svendiamo i nostri alleati per ingraziarci Putin.

Non si fida molto di Trump, vero?
No, non mi fido perché non sembra essere un fine intenditore di politica internazionale e non sembra interessato alla verità. Prendere decisioni politiche basandosi su false informazioni o idee sbagliate è il modo migliore per fare un disastro. Inoltre Trump mi sembra permaloso, si scalda facilmente, e questa non è una qualità desiderabile in un leader.

Facciamo finta che Trump l’abbia scelta come suo consigliere. Che cosa gli suggerirebbe?
Prima di tutto gli direi di permettere che la carica di Saceur, comandante supremo della Nato in Europa, possa essere assunta da un ufficiale militare europeo. Potrebbe cominciare così l’azione di disimpegno americano in Europa. Gli consiglierei poi di porre fine alla guerra in Afghanistan e di lasciare la patata bollente dell’Isis agli attori locali della regione. Così potrebbe concentrarsi interamente sull’Asia.

L’Europa sarà ancora un partner importante per l’America?
Dal punto di vista commerciale sicuramente. L’Europa è anche un alleato in alcune aree di interesse comune, come le attività antiterrorismo. Ma è un continente ricco che ormai può permettersi di difendersi da solo. Può farlo senza difficoltà ed è ora che cominci a prendere questo compito seriamente: non può più fare affidamento sempre sullo Zio Sam.

Se dovesse scommettere un dollaro, come crede che evolveranno con Trump i rapporti tra Stati Uniti da una parte, Russia e Cina dall’altra?
Sono disposto a scommettere molto di più! La relazione con la Cina sarà sempre più tesa, sia in campo economico che strategico. I rapporti con la Russia invece potrebbero migliorare, ma perché questo accada è necessario che entrambe le parti mostrino un certo grado di pazienza e immaginazione. Devono essere disposte al do ut des.

@LeoneGrotti

Foto Ansa/Ap

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