«Diventare il cuore di Dio per il mondo». Lettera dal Centrafrica

Lettera di un missionario a Bangui, capitale dello Stato visitata da papa Francesco. «Qui si è sparato fino al giorno prima»

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di padre Federico Trinchero, missionario a Bangui, capitale del Centrafrica, appena visitata da papa Francesco.

Bangui, 29-30 Novembre 2015 – Lo ammetto: ero tra i pessimisti, cioè tra quelli che pensavano che il papa non ce l’avrebbe fatta e che, all’ultimo, avrebbe rinunciato a venire fin qui. A Bangui infatti – ora lo possiamo e lo dobbiamo dire – si è sparato fino al giorno prima. E invece il papa ha voluto ostinatamente venire qui; e tutto è andato bene, al di là di ogni più ottimistica previsione. Per due giorni la gente di tutto il paese ha riempito le strade della capitale, ha cantato, ha danzato e gridato di gioia. Non succedeva da anni. Se poi la guerra finirà per davvero, allora non sarà stata soltanto una giornata storica, ma sarà successo un miracolo.

Mentre osservavo papa Francesco che spalancava la prima Porta Santa del Giubileo della Misericordia – e Bangui, inaspettatamente, diventava la capitale spirituale del mondo – mi sembrava cha ad aprirsi non fossero le due ante pesanti e solenni di un’antica Cattedrale, ma le sbarre di una prigione. Effettivamente, da ormai tre anni, la Repubblica Centrafricana era come intrappolata in una prigione di odio, di violenza, di vendetta e di paura da cui sembrava impossibile uscire. Prima di compiere quel gesto, papa Francesco, catturandosi in un istante la simpatia e l’entusiasmo di tutti, ha voluto pronunciare in sango due parole che i centrafricani hanno poi ripetuto, gridando: Ndoyé siriri, cioè amore pace… quasi fossero le due chiavi necessarie per aprire quella porta e uscire dalla prigione. E la porta si è aperta.

Poi, riflettendo su quanto stava succedendo, mi è venuta in mente la parabola del Vangelo nella quale Gesù narra di un banchetto di nozze in cui chi si era seduto agli ultimi posti viene improvvisamente invitato a occupare un posto più in alto. Per un giorno il Centrafrica, stanco e scoraggiato di arrivare sempre ultimo in ogni competizione, troppo abituato ad occupare immancabilmente gli ultimi posti di ogni graduatoria, a volte addirittura riluttante a mettersi in gioco, pur di evitare brutte figure…, ebbene, almeno per un giorno, il Centrafrica ha provato l’ebbrezza di sedersi ad un posto di onore nel banchetto delle nazioni, di occupare la prima posizione di un podio sul quale non pensava neppure di salire. Per una volta, finalmente, da Bangui sono arrivate solo notizie belle, solo immagini di pace.

Ma se è vero che siamo diventati all’improvviso i primi della classe – e lasciateci, almeno per un po’, bearci di questo complesso di superiorità – il compito da svolgere è difficile. Non lo sappiamo ancora cosa significhi essere la capitale spirituale del mondo, ma questa volta è il nostro turno e faremo di tutto per non deludervi. Papa Francesco, però, ci ha suggerito una strada, proprio a partire dal nome stesso di questo paese situato appunto nel centro del continente, ma di cui, solo fino a qualche giorno fa, il mondo ignorava quasi l’esistenza. In lingua sango Centrafrica si dice Be-Afríka, che significa Cuore dell’Africa. Ed ecco l’interpretazione originalissima di Papa Francesco: “Questo Paese dal nome così suggestivo, situato nel cuore dell’Africa, è chiamato a scoprire il Signore come vero Centro di tutto ciò che è buono: la vostra vocazione è di incarnare il cuore di Dio in mezzo ai vostri concittadini”.

Diventare il cuore di Dio per il mondo. Ecco cosa significa essere la capitale spirituale del mondo. Qui è già Giubileo. Questa volta il Centrafrica non solo non è in ritardo, ma è addirittura in anticipo.

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