Dire “valori” oggi è quasi peggio che bestemmiare, ma bisogna cambiare

Femministe a Parigi, 2 febbraio 2016, per un grande convegno contro l’utero in affitto e per dire che «bisogna stare dalla parte dell’etica cristiana»

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Perugia. Nella frazione “Ferrodicavallo”, in una chiesa che un tempo gli indigeni dicono fosse una porcilaia, che il popolo ha ricostruito e oggi il parroco don Francesco conduce con festoso movimentismo neocatecumenale, il vescovo e cardinale Gualtiero Bassetti, venuto a cresimare una folla di bambini, domenica scorsa si è lasciato andare a una toccante confessione. «Vengo dal Sinodo, si è parlato di famiglia, ma devo ammettere che ho ascoltato con sgomento e vergogna l’intervento di un patriarca che ha raccontato come hanno sgozzato suo nipote, come a 150 metri da casa sua lo Stato islamico faccia sentire la sua voce e come ogni mattina egli non sa se, uscendo di casa e attraversando la strada, non troverà la morte ad aspettarlo. Mi ha impressionato la sua pace e la nostra vacuità. Ebbene, dobbiamo cambiare, ciascuno di noi deve cambiare, io devo cambiare».

Coincidenza vuole che un’altra eco dello “sgomento e vergogna” che incutono le efferatezze del male in terra islamica e, in terra postcristiana, il sonno della ragione, la troviamo in Marina Terragni. Giornalista che dal suo blog ospite di Io Donna ci informa che insieme alla filosofa Luisa Muraro e alla promotrice dell’iniziativa Sylviane Agacinski (in foto con il marito Lionel Jospin), voce storica del femminismo francese, fondatrice del Collegio internazionale di filosofia con Jacques Derrida e docente all’École des hautes études en sciences sociales, parteciperà a un grande convegno (si terrà a Parigi il prossimo 2 febbraio) contro l’utero in affitto e ogni forma di maternità surrogata.

Tra le tesi di queste donne ce n’è una che l’odierno cristiano intellettuale forse dichiarerebbe di bassa lega “valoriale”. E giacché dire “valori” oggi pare sia anche peggio che bestemmiare, beh, sappiate che queste consorelle dicono che «non si deve avere paura di stare dalla parte dell’etica cristiana, che mette la dignità delle persone umane davanti a tutto, e oppone l’amore, la sororità e la fraternità alle regole del mercato».

Tal che, il vescovo e le femministe che spezzano il quietismo piccolo borghese e sentono l’urgenza di cambiare, e la responsabilità, ci hanno fatto tornare in mente parole di don Giussani a un convegno Dc nel lontano 1987: «Una cultura della responsabilità deve mantenere vivo quel desiderio originale dell’uomo da cui scaturiscono desideri e valori: il rapporto con l’infinito, che rende la persona soggetto vero e attivo della storia. (…) È impossibile che la partenza dal senso religioso non spinga gli uomini a mettersi insieme… così che l’insorgere di movimenti è segno di vivezza, di responsabilità e di cultura, che rendono dinamico tutto l’assetto sociale. Occorre osservare che tali movimenti sono incapaci di rimanere nell’astratto… ma tendono a mostrare la loro verità attraverso l’affronto dei bisogni in cui si incarnano i desideri, immaginando e creando strutture operative capillari e tempestive che chiamiamo “opere”». Ben venga il tempo del cambiamento. Cioè del senso religioso. Che è, se opera.

@LuigiAmicone

Foto Ansa

Exit mobile version