Date a Gattuso, sanculotto antisocial, la direzione di Repubblica

Ringhio presidente. Uno che se gli dici che non posta e non twitta risponde: «Perché se sto al ristorante dovrei postare la foto?». È il redde rationem del giornalismo che cerca i suoi casi Barilla anche nella spezzaspaghetti belga

Rino Gattuso, ex allenatore del Napoli (foto Ansa)

Date a Ringhio il sanculotto la presidenza della Repubblica, della Corte dei Conti, il Cnr, il Cts, la sede vacante di Giletti in Rai e pure le Forze Armate, suona anche bene: presidente Gattuso, Non è l’arena di Gattuso, generale Gattuso. «Io mi sono preso del terrone in tutti gli stadi: come razzista non sarei molto credibile». «Se lei avesse qualche profilo social potrebbe replicare lì», lo rimbrotta il giornalista di Repubblica, riferendosi ai bulletti che pensano di avere salvato il Tottenham tacciando Gattuso di razzismo, sessismo, omofobia.

Ed è qui che il nostro, con saggezza presocratica, fa notare che ha due figli, che non vive nel medioevo, soprattutto, scusi, Repubblica, ma «se sto in vacanza in barca con la mia famiglia o al ristorante, perché dovrei postare la foto?». Forse la Lucarelli è svenuta. Fatto sta che la notizia c’è. E non è che all’ex tecnico del Napoli frega nulla degli ultras da tastiera, ma che si chieda cosa freghi alla gente di sapere cosa sta mangiando. È il redde rationem del giornalismo.

La spezzaspaghetti belga

“La tifosa belga ci provoca”, “il video-sfottò della conduttrice belga: spezza gli spaghetti”, “la tifosa belga si scusa sui social”: che ha fatto Eefje Depoortere, conduttrice della tv belga, per finire su tutti i nostri giornali? Ha spezzato gli spaghetti su Tik Tok e li ha mangiati con le patatine fritte prima di Belgio-Italia, portando a casa decine di migliaia di insulti irripetibili. Poi, dopo la sconfitta, si è scusata, ha riparato gli spaghetti con lo scotch, e gli insulti si sono moltiplicati. Poi ha deciso di fare un terzo video, per dirci che ama l’Italia ma «la mamma dei cretini è sempre incinta». Avvincente, no? I giornali hanno notiziato e riproposto il video della donna che massacra gli spaghetti con tanto di schermate della shitstorm modello documenti del Pentagono sulla guerra segreta in Vietnam.

La gaffe con Barella

Niente in confronto alla “gaffe della giornalista Rai con Barella”, la povera Donatella Scarnati che finisce su tutti i portali di informazione perché ha chiesto al centrocampista dell’Inter, nato nel 1997, come passava le sue “notti magiche” durante i Mondiali del ’90, «tu avevi solo sette anni». Scatta il video sulla gaffe, pezzo sui commenti dei social, pezzo sulle scuse seguenti della giornalista affidate ai social («chiedo scusa ho sbagliato. Ho fatto una grande confusione», «mi dispiace e mi scuso con le persone che mi hanno ascoltato») con morale dell’articolo «messaggio che fa onore alla veterana del servizio pubblico», la donna si è dimostrata «professionale e umile, il tribunale di Twitter sicuramente no».

Il duo Imen Jane-Francesca Mapelli

E fin qui si ride, le cose invece si sono fatte dannatamente serie quando il giornalismo italiano ha dovuto confrontarsi con “le storie Instagram di Imen Jane e Francesca Mapelli a Palermo”. Riassunto: la co-fondatrice di Will Media e sardina dell’economia senza laurea è in missione ecologica per Plastic Free in Sicilia con Francesca Mapelli, dipendente del dipartimento commerciale di Vice e i-D Italia, una che Forbes ha inserito nei 30 giovani talenti del 2020.

Qui le due mitragliano i follower di snobbissime clip dal taxi alla reception, fino al video “virale” sull’affaire-commessa, una che dice che non è pagata abbastanza per informarsi e raccontare la storia del suo negozio e a cui Mapelli risponde che «se si fosse informata abbastanza avrebbe potuto avere l’occasione di essere pagata tre volte tanto come guida turistica, anziché prendere tre euro l’ora te ne prendi trenta per fare la guida a noi milanesi rompicoglioni».

E sticavoli? No, shitstorm!

Shitstorm, shitstorm, la Plastic free dice che quelle chi le ha mai viste, Will Media dice che Imen non lavora più da loro, Vice che ha avviato una indagine interna perché Mapelli stava lì a titolo personale. Tutto sui social, dove ovviamente arrivano anche le scuse di Imen Jane. E sticavoli? No, macché, shitstorm, shitstorm. Pezzi sui video, sul “sottotesto”, i valori, la corsa a dissociarsi, l’importanza di smarcare i giovani, la causa ecologica, perfino prediche sulla inaccettabile notorietà delle due influencer. Che ovviamente ora sono diventate un nome anche per chi non ha un account social.

Rieducazione Barilla, pipì di Fedez

Ma ormai senza shitstorm non sei nessuno, e dove c’è shitstorm c’è una notizia, c’è tritacarne mediatico, anche perché a furia di informarci su cosa pensa Marchisio di razzismo e vaccini qualcosa prima o poi succede: Barilla l’omofobo, Dolce & Gabbana sinofobici, la Molisana fascista e colonialista.

A che serve scovare il mostro del giorno quando basta andare sui social? Al diavolo sesso, soldi, sangue, sui social ci sono le story, quelle di una Aurora Leone dei The Jackal che fa perdere il posto al dg della Nazionale Cantanti (sai che due balle parlare solo della nazionale del cuore), o di una Ferragni che alza il dibattito sul ddl Zan postando una foto di Renzi per dire «politici fate schifo», Renzi replica «qualunquista», Fedez si aggrega «fai pipì sulla testa degli italiani»

Il caso Bassani, il casino Madame

Non va sempre bene, certi giorni la gogna si autorealizza, Marco Bassani viene sospeso dall’insegnamento alla Statale di Milano per aver condiviso e poi cancellato un meme sessista su Kamala Harris o il professore Marco Gervasoni viene indagato per vilipendio a Mattarella per i suoi post. Certe volte va magretta, e da Repubblica al Corriere sono costretti a riprendere la “bufera su Madame”.

Praticamente Guerra e Pace, la cantante scrive su Twitter che se non hai ascoltato il suo disco o comprato il suo cd «non farmi alzare mentre mangio per una foto», parte la shitstorm, Madame cancella il tweet, va su Instagram, spiega «avevo tanta rabbia da sfogare e pochi caratteri disponibili», assicura che lei si alza da tavola per farsi le foto con tutti, anche con gli haters, ma che i suoi veri fan aspetterebbero almeno che lei finisse di mangiare, santo cielo sì, applausi, meme, articoli.

Gattuso premier e camerlengo

Non ci resta che una soluzione: Gattuso premier, Gattuso camerlengo, Gattuso commissario straordinario per l’emergenza. Uno che gli dai del mostro e risponde «non perdo tempo con le sciocchezze», gli dici che non ha i social e ti dice che «non concepisco l’esibizionismo», gli dici che i social speculavano sulla sua malattia e ti risponde «vivete la vostra vita, non quella degli altri». Gattuso direttore di Repubblica subito.

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