Dalla sanità ai partiti, la questione morale riguarda in primis chi il potere ce l’ha davvero

I cantori della forca si chiedono come mai gli scandali di questi giorni non creino fremiti simili a quelli di Tangentopoli. Forse perché sappiamo tutti come andò a finire.

Uno dei tanti cantori della forca si chiede come mai le vicende leghiste e più in generale lombarde (anche quelle prossime a questo settimanale) non creino fremiti simili a quelli di Tangentopoli. Pesa l’esperienza del ’92 con bilancio dei risultati ottenuti da manettari e governi tecnici. Poi le decine di casi “bomba” proposti dall’efficiente mix pm combattenti-stampa tagliagole (a partire dall’ormai lontano caso Rotelli sempre sulla famigerata sanità lombarda fino ai casi Del Turco, Romeo, Saladino, Bertolaso, Scaglia, P4), tutti sgonfiati dopo avere incendiato l’opinione pubblica.

La gente semplice è stordita dai pasticci leghisti ma preoccupata che si affondi la forza di maggiore contrasto a elitismo, centralismo e fiscalismo. Le centinaia di migliaia degli assistiti da San Raffaele e ospedali lombardi ne riconoscono qualità ed efficienza rari. Si colgono, infine, gli interessi, anche sulla sanità, dei media registi di certe campagne.

Comunque è forte l’effetto di sbandamento. E richiederebbe più lucidità nell’impostare una nuova fase: al fondo va considerato come i problemi della società italiana nascano dall’“alto” (governance delle banche maggiori, magistratura combattente, poteri inefficienti definiti dalla Costituzione, presenza paralizzante della Cgil) più che dal “basso” (evasioni di idraulici e droghieri, piccole imprese disprezzate da Eugenio Scalfari e così via). È solo responsabilizzando i “vertici” di un sistema che si può mobilitare anche eticamente la base della società.

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