Così Elly Schlein si sta preparando un destino alla Corbyn

Rassegna ragionata dal web su: il malcontento dei cattolici ma anche di tanti laici dem per la linea radicale imboccata dal Pd, l’assedio incrociato alla segreteria, l’astrazione dei “diritti”

Un cammeo con il simbolo del Pd e un corno indossati dal segretario del Pd Elly Schlein durante un comizio elettorale a Napoli nel maggio scorso (foto Ansa)

Sul Post si scrive: «In questi giorni la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, sta ricevendo critiche da alcuni membri del suo partito per aver scelto come nuovo vicecapogruppo alla Camera Paolo Ciani, che non fa parte del Partito democratico. Ciani ha 53 anni, è di Roma ed è il leader di Democrazia solidale, o Demos, un piccolissimo partito che alle ultime elezioni si è presentato nelle liste del Pd e ha eletto il solo Ciani. La scelta di Ciani a vicecapogruppo è stata vista da molti come un segnale della volontà di Schlein di aprire il partito a una serie di posizioni diverse dalla linea ufficiale, nel tentativo di avvicinare l’elettorato dell’area del cristianesimo sociale (a cui appartiene Demos), quindi di centrosinistra ma vicino alle istanze cattoliche. Il problema è che queste posizioni sono piuttosto impopolari all’interno del Pd, molti suoi membri le ritengono sconvenienti e avrebbero preferito al posto di Ciani una persona del partito».

La nomina di Ciani a vicecapogruppo del Pd alla Camera è stata vista come una mossa di Elly Schlein per costruire rapporti con un mondo cattolico che dava segni di malcontento sulle sue prime mosse.

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Sulla Nuova Bussola quotidiana Anna Bono scrive: «Proprio di questo si lamenta il quotidiano della Cei, Avvenire, che vuole accolti tutti. Per commuovere i lettori, in un articolo del 19 giugno in cui rimprovera Italia e Unione Europea di non assolvere ai doveri di accoglienza, scrive: “Torturati in campi di detenzione, costretti a odissee senza lieto fine per fuggire dalle guerre, le persecuzioni e le violenze che li funestano a casa. È questo il destino, sotto gli occhi di tutti, di oltre 110 milioni di profughi in tutto il mondo”. Che la vita dei profughi, all’estero e interni, non sia facile, non c’è dubbio, ma, grazie a Dio, il quadro descritto è falso. Unhcr, altre agenzie Onu e decine di migliaia di organizzazioni non governative ogni giorno sono impegnate a rendere quanto più possibile sicura e sopportabile l’esistenza di chi è costretto a vivere lontano da casa, in attesa che vi possa tornare».

L’affermazione molto astratta di diritti che non fanno i conti con le concrete realtà politiche e istituzionali, come spiega bene Anna Bono, sulla questione dei migranti determina senza dubbio una certa sintonia tra settori del cattolicesimo italiano e non solo le posizioni di Elly Schlein, ma anche quelle dei cinque stelle. Però disorienta la cultura di governo propria di numerosi esponenti ex dc presenti nel Pd.

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Sul Sussidiario Paola Binetti scrive: «Dopo la pesante sconfitta delle ultime amministrative si discute ancora quanto abbiano pesato proprio certi atteggiamenti della Schlein, è arrivato all’improvviso un appello firmato da oltre 500 intellettuali, sindaci e amministratori locali, ex parlamentari, sindacalisti e femministe per dire “no” alla maternità surrogata. Nel manifesto si legge che “la maternità surrogata offende la dignità delle donne e i diritti dei bambini” ed è sostenuta dalla rete No Gpa (Gestazione per altri), attiva dal 2019 e coordinata da Aurelio Mancuso, ex segretario dell’Arcigay. I firmatari chiedono ai parlamentari italiani ed europei di confermare il “divieto assoluto” previsto nella legge 40 sulla procreazione assistita e di lavorare per arrivare al bando. “La Gpa è una pratica intollerabile e va contrastata in ogni ambito”, si legge nel documento. È una iniziativa che, pur volendo avere un carattere politicamente trasversale, per ora fa presa soprattutto nell’area del centrosinistra. Tra le firme c’è quella di Stefano Lepri e dei cosiddetti cattodem, ma tra i firmatari si notano nomi di ex parlamentari come Goffredo Bettini, Eugenio Comincini, Valeria Fedeli. Ci sono le firme di molti sindaci, ma anche quelle di femministe note come Francesca Izzo e Cristina Comencini. E non mancano le firme di esponenti dell’associazionismo e del volontariato come Elisa Manna della Caritas e Gianni Bottalico delle Acli. Nella mozione si chiede una “discussione aperta” per approfondire un tema che offende la dignità delle donne e i diritti dei bambini».

Da sempre impegnata come credente e anche attenta alle istanze sociali della sinistra, Paola Binetti ricorda come su una questione come quella della “maternità surrogata” l’insieme dei cattolici (ma anche un bel po’ di “laicisti” democratici) non possa accettare l’orientamento di estremismo radicale assunto da una Schlein, priva anche lontanamente della sensibilità di un Palmiro Togliatti che su questione analoghe riusciva a dialogare con la Chiesa.

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Su Dagospia si scrive: «Non c’è pace per la Schlein. Dopo Bonaccini e riformisti dem che si preparano alla convention a Cesena per tenere a battesimo il supercorrentone, si organizzano anche i cattolici: si ritroveranno il 14 luglio, giorno della presa della Bastiglia, in via Aurelia, a Roma – cresce il malcontento nel partito: Elly è sotto assedio».

La sinistra europea ha due vie: quella della paziente ricerca di una sintesi tra le sue anime fondamentali, tra le quali è decisiva in Italia quella cattolico-progressista, o un movimentismo che mobiliti la parte più militante soddisfacendone “i cuori”, spesso radicalmente secolarizzati. A scegliere la seconda via la sciagurata Schlein è spinta sia dall’ala irriducibile della magistratura che le dà una (forse infondata) sicurezza, sia dall’ala stellantisianemente francese della grande stampa, ispirata da una Parigi che teme la nuova capacità di iniziativa internazionale dell’Italia. Proseguendo su questa “seconda via”, così a occhio quello dei Melénchon e dei Corbyn è il destino che si prepara per la Schlein e i suoi seguaci.

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