Con i soldi per la lotta all’islamofobia l’Europa finanzia gli islamisti

Un'inchiesta di Fdsouche in Francia rivela che il progetto della Commissione per combattere il razzismo contro i musulmani sovvenziona collettivi e associazioni che sostengono l'islam radicale e attaccano le istituzioni

Parigi. Nel 2015, lo scrittore francese Michel Houellebecq immaginava nel suo Soumission una genuflessione dolce ma inarrestabile della Francia all’islam politico, a colpi di finanziamenti all’università (nel romanzo houellebecquiano è la Sorbona, ossia il simbolo del mondo accademico d’oltralpe, a ricevere soldi dalle petromonarchie del Golfo) e di offensive culturali e cultuali. Oggi, il romanziere francese avrebbe materiale sufficiente per allargare il raggio del suo racconto a tutta l’Europa.

I soldi della lotta contro l’islamofobia agli islamisti

Un’inchiesta del sito Fdsouche.com ha rivelato che la Commissione europea ha finanziato l’ennesimo progetto di “lotta contro l’islamofobia”, dietro il quale si nasconde in realtà una lauta sovvenzione ad associazioni apertamente islamiste. Il totale del finanziamento è di 100mila euro, e tra i beneficiari spicca una fondazione con sede in Spagna nota per i suoi rapporti sulfurei con i Fratelli musulmani: Al Fanar, che ha ricevuto 28mila euro. «Non ho alcun rapporto con i Fratelli musulmani, se non nel quadro della mia specializzazione, che è il mondo arabo», ha dichiarato il fondatore Pedro Rojo Perez, negando la prossimità con l’organizzazione politico-religiosa fondata nel 1928 da Hasan al-Banna. Ma Rojo Perez dimentica, o meglio fa finta di dimenticare, le attività portate avanti di recente dalla sua associazione.

Nel 2020, Al Fanar aveva espresso il suo sostegno agli islamisti del Collectif contre l’islmophobie en France, gruppuscolo dissolto dal ministro dell’Interno francese Gérald Darmanin per le sue ambiguità con l’islam radicale dopo l’assassinio del professore di storia e geografia Samuel Paty. E nel 2021, l’associazione si era scagliata contro la Francia, accusandola di «caccia alle streghe islamofoba». Il motivo? Le critiche dell’allora ministra con delega alla Cittadinanza Marlène Schiappa al Forum des organisations européennes musulmanes de jeunes et d’étudiants (Femyso), anch’esso sostenuto e finanziato dall’Unione europea, per l’organizzazione della pubblicità “la joie est dans l’hijab” (la felicità è nell’hijab).

All’epoca, il governo francese aveva allertato le autorità europee sui movimenti di Al Fanar e Femyso. La risposta? Il Parlamento europeo invitò Femyso per la sua «giornata europea di azione contro l’islamofobia», puntando il dito contro l’esecutivo di Parigi “colpevole” di impedire alle studentesse musulmane di indossare l’abaya (l’abito che copre il corpo dal collo ai piedi) a scuola.

Il convegno con l’ex reclutatore di Al Qaeda

Come spiegato dalla studiosa del Cnrs Florence Bergeaud-Blackler nel suo libro “Le frérisme et ses réseaux”, “i Fratelli musulmani vogliono riformare non solo l’islam, ma anche lo sguardo europeo sull’islam”. Tradotto: far accettare la pillola islamica all’Europa a suon di propaganda e con l’auto degli utili idioti europei dell’islamismo. Il lancio da parte della Commissione Ue di un progetto di Erasmus+ destinato a “comprendere meglio relazioni complesse tra l’Europa e la presenza musulmana” va in questo senso. Così come il progetto Magic lanciato nel 2021 per lottare contro “l’islamofobia di genere” nei media europei.

Ma in cosa consiste il nuovo progetto finanziato dalla Commissione Ue e intitolato “Eco – Evaluando campañas contra el odio”? «Creare la prima mappa dei quadri concettuali sulla xenofobia e il razzismo verso la popolazione musulmana», spiega Al Fanar. E ancora: «Cambiare la percezione negativa delle comunità musulmane largamente diffusa in Spagna», ma anche «negli altri paesi europei».

Coordinato dall’Università di Murcia, il progetto, oltre ad Al Fanar, coinvolge anche l’Università di Salamanca e l’associazione Creando huellas. Giovedì scorso, due eurodeputati hanno organizzato l’evento “Chiudere Guantanamo”, in presenza di una relatrice speciale delle Nazioni unite, l’irlandese Fionnuala Ní Aoláin, e di ex prigionieri. Fra i relatori, era presente Moazzam Begg, ex reclutatore di Al Qaeda e fondatore dell’Ong islamista Cage, impegnata nella battaglia contro la presunta “islamofobia francese”, e un ex detenuto di Guantanamo, che nel 2015 è stato nuovamente condannato in Belgio per aver aiutato un cittadino algerino a finanziare una filiera jihadista.

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