Colloqui Israele-Palestina. Parlamentari israeliani ad ambasciatore Usa: Rinunciare alle colonie? Inaccettabile

Ogni accordo di pace che «include l'evacuazione degli insediamenti o la rinuncia di Giudea, Samaria e Gerusalemme porterà alla caduta del governo», ha spiegato un membro del Likud all'ambasciatore Shapiro

Non è andato nel migliore dei modi l’incontro fra Dan Shapiro, ambasciatore americano a Tel Aviv, e la delegazione di sedici parlamentari israeliani. I membri della Knesset incontrati da Shapiro sono coloni ed esponenti dei maggiori partiti di destra, Habayit Hayehudi e Likud, di cui fa parte il premier Benjamin Netanyahu. L’incontro è avvenuto ieri, dopo mesi di tensione fra i governi di Stati Uniti e Israele e lo sviluppo della campagna di boicottaggio contro alcune aziende israeliane insediate in Cisgiordania. Più che un colloquio, però, è sembrato una ricognizione dell’amministrazione Obama sulle possibilità esistenti per far proseguire il piano di pace fra Olp e governo Netanyahu, affrontando l’annosa questione del ritiro israeliano dalle colonie in Palestina.

RISPETTARE IMPEGNO DI PACE. Dell’incontro ne dà conto oggi Haaretz. Secondo la ricostruzione del giornale israeliano, Shapiro ha ribadito che all’America sta a cuore la sicurezza di Israele, e ha assicurato la delegazione di parlamentari israeliani che l’assistenza militare alle forze di Difesa di Israele è un obbligo morale per gli Stati Uniti. «Vogliamo che Israele sia il nostro partner numero uno», ha sottolineato l’ambasciatore americano, spiegando che è «interesse fondamentale degli Stati Uniti che Israele rimanga uno stato ebraico e democratico» e che vi sia stabilità nella regione. L’ambasciatore ha proseguito insistendo sul fatto che i governi israeliani negli ultimi 15 anni, compreso il governo Netanyahu, hanno finalizzato un accordo con i palestinesi: «Il nostro obbligo come alleato – ha detto Shapiro – è quello di aiutare Israele a raggiungere questo obiettivo, cioè la riuscita di un accordo «dovrebbe aprire le porte a Israele di nuovi partner nella regione e sarà uno strumento potente contro una campagna di delegittimazione contro Israele».

NON FORZARE ISRAELE. La reazione dei parlamentari israeliani alle parole di Shapiro è stata tagliente. La risposta più moderata, riferisce Haaretz, è stata quella di Tzpi Hotovely, esponente del Likud. Hotovely ha avvertito il diplomatico americano che qualsiasi tentativo di forzare un piano di pace per Israele «contro la volontà dell’elettore costituirebbe un duro colpo alla democrazia». La parlamentare israeliana ha criticato il piano di pace di Kerry, spiegando che non tiene conto realtà politica di Israele. «Ogni accordo quadro che parla delle linee del 1967 o include l’evacuazione degli insediamenti o la rinuncia alla sovranità in Giudea e Samaria e Gerusalemme porterà alla caduta del governo attuale», ha spiegato Hotovely. Molto più dure le risposte dei membri del partito nazionalista Habayit Hayehudi, che hanno difeso il «diritto alla terra» dei coloni, spiegando che si tratta della loro casa, denunciando il tentativo degli Stati Uniti di costringere gli israeliani «a fare cose che non vogliamo». Rivlin, un candidato per la presidenza di Israele, ha tagliato corto spiegando che gli israeliani non abbandoneranno né le colonie né Gerusalemme. L’incontro si è chiuso con un comunicato di Habayit Hayehudi che chiede agli Stati Uniti di «non tentare di imporre a Israele il suo percorso diplomatico o forzare Israele a scelte che sono inaccettabili».

 

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