Chi ha le palle di difendere Roberto Formigoni

Pubblichiamo le reazioni pubblicate dopo la sentenza di ieri da amici ed esponenti politici che hanno lavorato con Formigoni e ora non lo scaricano: «Non è un corrotto»

Ieri la corte d’appello di Milano ha condannato Roberto Formigoni a 7 anni e mezzo di carcere per corruzione nel processo Maugeri, aggravando la condanna di sei anni inflitta all’ex governatore della Lombardia nel primo grado di giudizio. Secondo l’accusa, Formigoni avrebbe ricevuto una serie di utilità (vacanze, cene, giri in barca) per favorire l’ospedale con 200 milioni di euro di rimborsi pubblici deliberati dalle giunte guidate da lui. Pur essendo caduta l’accusa di associazione a delinquere, i giudici hanno ritenuto di infliggere al “Celeste” la massima pena prevista per questa fattispecie di reato. L’ex senatore è stato inoltre interdetto in perpetuo dai pubblici uffici, ed è stata confermata nei suoi confronti la confisca “diretta” da 6,6 milioni di euro stabilita nel dicembre del 2016.

Proponiamo di seguito una serie di reazioni alla sentenza pubblicate in queste ore da amici ed esponenti politici che nei quasi vent’anni di Formigoni al vertice della Regione Lombardia hanno avuto modo di conoscerlo da vicino, avendo in molti casi lavorato al suo fianco.

Raffaele Cattaneo, assessore all’Ambiente e Clima della Lombardia, su Facebook

Roberto Formigoni oggi (ieri, ndr) è stato condannato a 7 anni e mezzo nel processo d’appello per il caso Maugeri. La sentenza d’appello gli ha inflitto il massimo della pena possibile per corruzione, aggravando la condanna di I grado. Il massimo della pena nonostante sia caduta l’accusa di associazione a delinquere e non sia stata riscontrata l’evidenza di una mazzetta. La condanna infatti si basa sul beneficio di utilità quali viaggi, vacanze, ospitalità su yacht ecc. E sul presupposto che delibere regionali (che certo Formigoni non può aver fatto ed approvato da solo) fossero orientate esclusivamente ad ottenere quei benefici. È un po’ difficile da comprendere e lascia senza parole.

Roberto Formigoni è una delle persone più importanti nel mio percorso politico e anche personale. È un uomo da cui ho imparato molto, che stimo e che gode, ancor di più oggi, della mia considerazione e della mia amicizia. Dunque ammetto di essere di parte. Ma non in forza di un un pregiudizio, bensì di una esperienza.

Sto rivendicando l’amicizia e la stima per un politico condannato per corruzione e al grado più grave? Si, semplicemente perché il Roberto Formigoni che ho conosciuto io non è un corrotto.

Mi rendo conto che questa affermazione oggi è assolutamente controcorrente e non può che caricarmi di strali e contumelie se non di peggio… non scrivo queste cose per incoscienza. Al contrario le scrivo proprio in forza di una coscienza che si fonda su anni di esperienza personale.

Alla comodità di una posizione opportunistica e di convenienza personale (tipo “attento, chi te lo fa fare, stai zitto che ti conviene.. non cercarti guai”) preferisco raccontare quello che ho visto e personalmente vissuto. Anche questo l’ho visto fare tante volte da Formigoni e un po’ l’ho imparato da lui.

Roberto Formigoni non è un corrotto perché gli sono stato vicino per anni, ho visto come lavorava, che cosa aveva a cuore, la passione che ci metteva, l’impegno senza risparmiarsi, la tensione continua a costruire, insieme alla sua squadra, soluzioni utili al bene comune e al benessere di tutti. Persino le cazziate che ho ricevuto per ciò che non era all’altezza delle sue aspettative me lo confermano!

Un corrotto non desidera costruire il bene comune, ma solo il proprio interesse personale. Ama il disimpegno, la vita comoda, non si danna l’anima per cercare di governare nel modo migliore una regione di dieci milioni di abitanti. Non si spende dalla mattina presto a notte per metter in piedi un sistema sanitario, formativo, di welfare, di infrastrutture, in grado di competere con le regioni più avanzate del mondo e soprattutto di trasformare un’idea culturale e valoriale come la sussidiarietà in un modello di governo funzionale ed efficiente, anche in termini di costi. Un modello di governo che in gran parte resiste ancora oggi in Lombardia e continua a produrre frutti positivi per tutti i lombardi. Una sanità all’avanguardia che consente a tutti di accedere a carico del sistema sanitario regionale a ospedali e strutture pubbliche e private; una rete di servizi sociali, basati sull’idea di welfare community, per gli anziani, i minori, i disabili, le dipendenze, i drop out, insomma i più fragili e gli ultimi che le altre regioni ci invidiano e che è stato studiato in tutto il mondo; un sistema formativo con soluzioni innovative come il modello di accreditamento e il sistema dotale, il buono scuola, ecc. Politiche per il lavoro e per le imprese aperte alla collaborazione tra pubblico e privato che hanno portato a risultati formidabili nel sostegno a chi cerca lavoro, alle nostre piccole e medie imprese, agli artigiani, ai commercianti, agli agricoltori. Un modello di innovazione persino nel campo delle infrastrutture che ha permesso alla Lombardia di dotarsi di opere stradali e autostradali (Paullese, SS38 Valtellina, terze e quarte corsie su A4, A8, A9, Tem, Brebemi, Pedemontana, ecc), ferroviarie (dall’alta velocità al raddoppio delle linee per Lecco, Bergamo, Pavia, all’incremento di oltre il 50% dei treni/km, ai collegamenti a Malpensa) aeroportuali, intermodali.

Per fortuna le opere di Formigoni sono sopravvissute a questo tentativo di distruzione, persino di damnatio memorie e sono lì, visibili a tutti, per coloro che vogliono vedere.

So bene che tanti non apprezzeranno questa mia difesa. Ma è semplicemente il racconto di ciò che ho vissuto e a cui ho partecipato di persona. Formigoni non è un santo asceta: amava il bello, il lusso e le belle vacanze. Forse in questo avrà persino ecceduto. Come ho sempre pensato eccedesse in certe sue scelte estetiche nel vestire… Ma non è mai stato un uomo avido, attaccato al denaro, insensibile alle sue responsabilità e preoccupato solo di sè. Insomma non è mai stato un corrotto. Anzi ha sempre cercato di rendere concreta la sua vocazione cristiana in un campo difficile come quello della politica. Sbagliando certo, ma con una tensione al bene mai doma.

Per queste ragioni sono profondamente dispiaciuto dell’esito della sentenza odierna, che certamente speravo diversa, e del giudizio che inevitabilmente ne deriverà nell’opinione pubblica sulla sua persona e sul suo lavoro di politico e di amministratore.

Proprio per questo però non voglio che manchi anche pubblicamente il racconto e il giudizio di chi come me ha avuto la fortuna di conoscerlo e di stargli vicino. L’evidenza di questa esperienza è per me più forte, con tutto il rispetto dovuto, di qualunque giudizio emerso in un tribunale. Coraggio Roberto: il tempo è galantuomo e la verità alla lunga vince sempre!

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Maurizio Lupi e Alessandro Colucci, deputati di Noi con l’Italia

«La nostra totale solidarietà a Roberto Formigoni, della cui innocenza eravamo e siamo ancora convinti. Confidiamo ora nella Corte di Cassazione, fino al cui pronunciamento non si può parlare di giustizia. Ma non può essere questa condanna, e non lo sarà, il giudizio su vent’anni di amministrazione della Regione più all’avanguardia in Europa, per la sua sanità, per i suoi servizi, per l’innovazione, per la formazione, per la capacità di creare lavoro, per il welfare sussidiario, per i conti in ordine, per il miglior rapporto tra numero di dipendenti ed efficienza della pubblica amministrazione. Formigoni corrotto dal lusso è un’offesa alla sua intelligenza umana e politica, alla sua grande competenza amministrativa, alla capacità di fare squadra, di mettere insieme le persone a lavorare per obiettivi comuni. C’è un’eredità politica di costruzione positiva che non può e non deve essere dimenticata. I lombardi lo sanno. Siamo vicini a Roberto in questo momento difficile che, da lottatore qual è, troverà la forza di superare».

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Carolina Pellegrini, consigliera di parità regione Lombardia, su Facebook

In un periodo di sentenze arriva oggi come un’accettata netta che taglia in due anche il tronco più solido , la sentenza a Roberto Formigoni. Dura, durissima il massimo di pena che potevano dare. Il mio garantismo è noto ma oggi desidero dire qualche cosa di più e mi auguro che nessuno insulti o faccia battutacce perché non è proprio il caso, ma se qualcuno di voi proprio non ce la fa a controllare i suoi istinti almeno conti fino a 10 prima di esprimersi.

Sarebbe stato facilissimo per me e tanti amici “cambiare aria”, metterci in posti più comodi o magari oggi essere già sul carro dei vincitori. Non l’ho fatto e di questo ho già scritto. Ma oggi voglio parlare di Roberto a cui sono vicina e a cui esprimo la mia più sincera solidarietà.

La mia amicizia con Roberto Formigoni ha dell’assurdo ma proprio perché ha dell’assurdo credo proprio che sia vera. Ho cominciato a frequentare Roberto quando era praticamente già finita la sua esperienza di governatore Lombardo quindi quando nulla poteva offrirmi E qui desidero fare un affondo forte nei confronti di tutti coloro che abbandonano gli amici ( amici?) quando non servono più quando l’onda del successo finisce… quando… Vili! Alla mia età, libera come sono lo posso dire, VILI.

Roberto non ha un carattere facile ma è grande quando apre il cuore e quando cerca di trasmettere una passione per la politica e per il bene comune che francamente ho visto raramente. Oggi di questa passione e di questa straordinaria capacità di governo cosa resta? La LOMBARDIA!

Si può anche non condividere il modello regionale lombardo ma credo che nessuno possa negare cosa sia la Lombardia e quanto sia stato fatto in tanti anni.

Io non ho nessunissima voglia di elencare le cose fatte e la validità di un modello geniale che è l’unico vero modello di centrodestra attivo e straordinario che c’è in questo paese. Vogliamo parlarne?

Io aspetterò ancora l’ultimo pezzo del lavoro della magistratura in doveroso silenzio e credo che Formigoni farà la stessa cosa, ma non finirò mai di essere orgogliosa della mia Lombardia e dell’uomo che l’ha resa grande.

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Luca Del Gobbo, capogruppo Nci nel Consiglio regionale lombardo

«Conosco Roberto Formigoni come politico e uomo di grandi valori, di indiscussa competenza, di passione sincera per il bene comune; doti che si sono trasformate, in quasi vent’anni di amministrazione regionale, in un lavoro continuo e instancabile per dare migliori opportunità ai lombardi in ogni settore: dalla scuola al lavoro, dalla formazione alla sanità, dai trasporti alla sicurezza. Un modello per il Paese e buona parte dell’Europa. Efficienza e qualità raggiunte non con una politica che impone e “cala dall’alto”, ma con quel metodo sussidiario che ha favorito il protagonismo delle persone, delle famiglie, delle imprese, dei corpi intermedi. Di questo sono e dobbiamo tutti essere grati a Roberto Formigoni. A lui, va  la mia totale solidarietà per la condanna ricevuta oggi, che ancora non può dare in modo definitivo un giudizio di colpevolezza. Fanno male, infatti, tutti coloro che, in queste ore, si attardano a pronunciare sentenze definitive. Scivolare nel giustizialismo è un gioco facile, ma alquanto vile e meschino».

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Milano popolare

Dopo i “corrotti” del penta-partito messi alla sbarra alla fine della prima Repubblica, un altro importante pezzo della seconda viene punito quale nemico del popolo. Se il centro destra liberale esiste ancora rivendichi la storia dei 20 anni di azione politica di Formigoni in Regione Lombardia.

Con la condanna di Roberto Formigoni in realtà si vuole far passare un giudizio negativo su tutti i suoi venti anni di esperienza di governo. E noi non ci stiamo.

La recente storia di Regione Lombardia non è una storia criminale. Giudicarla attraverso il codice penale è ingiusto e sbagliato. Per noi l’applicazione del principio di sussidiarietà, proprio della dottrina sociale cattolica, e che qui ha trovato una sua esemplare concretizzazione, rimane modello e parametro del nostro impegno politico.

Se un centrodestra esiste ancora, e vuole esistere ancora, deve confrontarsi con quel modello e quella storia, fatta di liberalizzazioni vere senza creare nuovi monopoli privati anziché pubblici, di strumenti reali di partecipazione democratica da parte dei singoli cittadini come di tutte le forze sociali e dei corpi intermedi, di libertà di scelta nell’erogazione dei servizi di cura e di educazione che ha finito per migliorarne la qualità, di importanti risparmi di risorse pubbliche senza incidere sulla carne viva delle persone, di tutela della vita e della famiglia.

Se un’area liberale e popolare esiste ancora, e ha interesse ad esistere ancora, deve trovare il coraggio di rivendicare quella storia, ripensarla e riadattarla per rispondere alle sfide dell’oggi. A chi invece, sempre della vulgata, saluta con favore la condanna dell’ennesimo esponente “arrogante” della “casta”, diciamo di essere molto cauti. La pianta del giustizialismo, che ha messo radici con la stagione di Mani pulite, oggi vede i suoi fiori più maturi al governo del Paese. Ma si tratta di una pianta velenosa per chi pensasse di avvicinarsi e mangiarne i frutti. Infatti chi di giustizialismo ferisce, di giustizialismo perisce.

Matteo Forte (consigliere comunale di Milano), Alessandro Bramati (presidente del Municipio 5), Deborah Giovanati (assessore del Municipio 9) e i consiglieri municipali di Milano Stefania Bonaccorsi, Elio Torrente, Nicola Natale, Massimo Casiraghi, Marco Campagnano, Giovanni Ferrari, Massimiliano Perri, Franco Vassallo, Eugenio Dell’Orto, Roberto De Lorenzo

Foto Ansa

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