Centrafrica, alla vigilia del voto la pace «è di nuovo a rischio»

I ribelli dell'ex presidente Bozizé estromesso dalle elezioni del 27 dicembre si avvicinano alla capitale. Padre Trinchero: «Dovevamo festeggiare l'anno giubilare della nostra missione. Temiamo un altro colpo di Stato»

«Siamo un po’ tristi ma non ci scoraggiamo». Parla così a tempi.it padre Federico Trinchero, delegato provinciale dei carmelitani scalzi in Centrafrica. Tutto era pronto per aprire l’anno giubilare della missione, ma i gruppi armati che si stanno ammassando a 150 km dalla capitale Bangui in vista delle elezioni presidenziali del 27 dicembre hanno costretto i missionari a rinviare tutto e hanno rinnovato la paura di «essere di nuovo tornati al punto di partenza».

UNA STORIA LUNGA 50 ANNI

I primi missionari carmelitani scalzi sono partiti per il Centrafrica da Arenzano nel 1971. Il 50esimo anniversario della missione cade il 16 dicembre 2021 e proprio in questi giorni doveva tenersi nella città di Bozoum l’apertura dell’anno giubilare. Ma le notizie che arrivano di uomini in armi provenienti da Bossangoa e Bozoum, che si sono installati a Yaloke e Bossemptelé, rispettivamente a 200 e 160 km dalla capitale, bloccando le strade, hanno costretto i missionari a rimandare la cerimonia.

Questo è un momento fondamentale per il paese di 5 milioni di abitanti, grande due volte l’Italia, che sta ancora cercando di riprendersi dalle conseguenze del colpo di Stato del marzo 2013. Allora una coalizione di mercenari islamisti provenienti dal Ciad e dal Sudan, i Seleka, guidati dal presidente golpista Michel Djotodia, occuparono il Centrafrica e deposero con la forza il presidente François Bozizé. Seguì una guerra civile sanguinosa, che trasformò il Carmelo di Bangui, il cui priore allora era proprio padre Trinchero, in un enorme campo profughi con 10 mila ospiti. Dopo innumerevoli stragi e spargimenti di sangue, oggi il Centrafrica non è più in guerra, ma gruppi di ribelli armati occupano ancora i tre quarti del paese.

I primi missionari carmelitani scalzi arrivati in Centrafrica da Arenzano nel 1971

TIMORI DI UN NUOVO COLPO DI STATO

Dopo le elezioni del 2015, che si sono svolte in modo ordinato e pacifico, il 27 dicembre il paese torna alle urne ma la stabilità è minata proprio dall’ex presidente deposto Bozizé. La sua candidatura alla presidenza, infatti, è stata invalidata due settimane fa dalla Corte costituzionale, dal momento che Bozizé è oggetto di un mandato di arresto internazionale emesso nel 2014 per «omicidi, arresti, sequestri di persona, detenzioni arbitrarie e torture». Tutti crimini legati al periodo di guerra civile e instabilità.

Bozizé ha rigettato la sentenza e gli uomini armati che si sono installati nella città di Yaloke, costringendo la popolazione a fuggire, sarebbero legati a lui. «Tutti hanno paura di un nuovo colpo di Stato», spiega padre Trinchero, «anche se non penso che arriveranno a tanto. Ora nel paese c’è la missione Onu e sarebbe davvero clamoroso se riuscissero ad attaccare la capitale. Però c’è molta tensione».

LA PRIMA SCUOLA AGRICOLA DEL CENTRAFRICA

La missione dei carmelitani scalzi in Centrafrica è arrivata in 50 anni ad aprire cinque case, come raccontato da Tempi in questo reportage. «Chi l’avrebbe mai immaginato», racconta padre Trinchero, che a ottobre è diventato delegato provinciale. «Quando tutto è iniziato, nessuno pensava che saremmo arrivati a tanto. Siamo felici anche perché le vocazioni sono tante e i frati autoctoni ormai hanno superato noi missionari. Non abbiamo nessuna intenzione di lasciare quella che consideriamo la nostra seconda patria, ovviamente, ma sta avvenendo il passaggio da noi a loro: è giusto che siano i centrafricani a prendere in mano quest’opera che Dio ha permesso».

Nonostante l’instabilità e le nuove minacce di guerra e disordini, i carmelitani scalzi continuano a costruire la società per il bene di tutto il paese. Al Carmelo di Bangui, ad esempio, è stata aperta la prima scuola agricola del Centrafrica: un percorso di due anni per insegnare ai giovani come coltivare la terra e come diventare imprenditori. «Il potenziale agricolo di questo paese è immenso», afferma il missionario, «ma non è sfruttato. Per partire avevamo bisogno di almeno 30 iscritti e ne abbiamo già più di 30. Siamo contenti e anche la cittadinanza si è dimostrata entusiasta per questa iniziativa».

L’inaugurazione della scuola agricola del Carmelo a Bangui

«IL PAESE NON HA ANCORA VOLTATO PAGINA»

I carmelitani scalzi stanno anche progettando di costruire un nuovo convento e una nuova chiesa. Durante la crisi dei profughi, la Croce rossa ha costruito per i frati una chiesa di fortuna, «ma adesso la città si è ingrandita e la messa è molto frequentata. Abbiamo circa 500 persone a funzione e non ci stiamo più. In questo quartiere, a causa dell’ingrandimento della capitale, si sono trasferite molte famiglie e per prenderci cura di tutti abbiamo bisogno di ingrandirci. Speriamo di cominciare i lavori già nel 2021».

Nonostante il Centrafrica sia ricchissimo di risorse naturali (oro, uranio, petrolio, diamanti, legname) e abbia un capitale umano impressionante (il 50 per cento della popolazione ha meno di 18 anni), la popolazione è tra le più povere del mondo. Dal 1960, anno in cui l’ex colonia francese è diventata indipendente, ci sono stati più di 20 colpi di Stato, per l’incredibile media di un golpe ogni tre anni circa. Ancora oggi il paese «non ha voltato pagina. La nazione è malgovernata e sfilacciata, non c’è un progetto comune, la popolazione non sente l’orgoglio nazionale o il desiderio di prendere in mano questo paese e riscattarlo. Qui la gente si aspetta sempre che la salvezza arrivi da qualcun altro. Noi cerchiamo di educare e formare le persone a non trascurare la nazione, ma servirebbe anche un presidente carismatico».

«SIAMO QUI PER ANNUNCIARE IL VANGELO»

In 50 anni i carmelitani scalzi hanno fatto moltissimo per il Centrafrica e la gente lo riconosce: «Ora che si sta per aprire l’anno giubilare, in tanti ci hanno detto: “Si vede che amate questo paese, il vostro contributo è importante”». Per padre Trinchero, che vive qui dal 2009, è il riconoscimento più grande, che va a braccetto con la consapevolezza di qual è la sua missione:

«Specie a Natale è importante che ci ricordiamo che noi missionari non siamo venuti qui per salvare il paese, l’economia o la politica; ma per portare Gesù. Non a caso abbiamo scelto per l’anno giubilare questo motto di santa Teresina di Lisieux, che riformò il nostro ordine: “Vorrei percorrere tutta la terra e annunciare il Vangelo”. Lei, monaca di clausura, aveva un enorme slancio missionario. Morì a 24 anni e non poté realizzare il suo intento, noi sentiamo la responsabilità di coronare il suo sogno. Magari non in tutto il mondo, ma in questo pezzetto di Africa sì. È con questo spirito che vivremo questo Natale che si preannuncia difficile».

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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