Caridi assolto: non era mafioso. Giornali, M5s, Pd e toghe si scuseranno?

L'allora senatore di Forza Italia fu accusato nel 2016 di associazione mafiosa e sbattuto in carcere preventivamente per 18 mesi su autorizzazione del Senato e della pavida politica. Tutto normale?

Una coltre di silenzio imbarazzato (e imbarazzante) si è posata in questi giorni sull’incredibile vicenda dell’ex senatore di Forza Italia Antonio Caridi, accusato nel 2016 di associazione mafiosa, sbattuto in carcere preventivamente per diciotto mesi su autorizzazione del Senato e ora assolto dal tribunale di Reggio Calabria da tutte le accuse (i pm avevano chiesto una condanna a 20 anni). Eppure, vista come si è sviluppata la vicenda, non sono poche le persone da cui ci si aspetterebbe un commento sul clamoroso epilogo giudiziario.

Che cosa ne pensano le toghe?

Chissà cosa ne pensa, ad esempio, il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho, nel 2016 capo della procura di Reggio Calabria. Fu lui a coordinare l’inchiesta su Caridi, condotta dal pm Giuseppe Lombardo. I pm accusarono il senatore nientedimeno che di far parte di una cupola mafiosa (il “Gotha”, da cui il nome dell’inchiesta), di essere stato eletto tramite i voti della ‘ndrangheta e di aver asservito la propria funzione alle esigenze del sistema criminale mafioso. Tutte accuse ora spazzate via dai giudici.

E chissà cosa ne pensa pure l’Associazione nazionale magistrati, sempre pronta a intervenire nel dibattito politico. Chissà, tanto per dirne una, se per le toghe è normale che un cittadino possa essere incarcerato preventivamente per diciotto mesi, prima di vedersi annullare la misura di custodia cautelare in carcere per due volte dalla Cassazione e poi essere pure assolto.

Per i giornali Caridi era già mafioso

Chissà cosa ne pensano gli organi di informazione, che attraverso il solito meccanismo della gogna mediatico-giudiziaria rilanciarono sulle prime pagine le accuse contro Caridi, rappresentandolo come un mafioso già accertato, salvo ora ignorare la notizia della sua assoluzione o relegarla a un breve trafiletto nelle pagine interne.

Ma, soprattutto, chissà cosa ne pensa quella classe politica che nel 2016 chinò il capo di fronte all’ennesima iniziativa della magistratura. Chissà cosa ne pensano i 154 senatori che il 4 agosto 2016 autorizzarono l’arresto di Caridi nonostante l’inesistenza di esigenze cautelari, visto che le accuse fumose si riferivano a fatti risalenti a quindici anni prima. Chissà cosa ne pensa l’ex magistrato Pietro Grasso, all’epoca presidente del Senato, che decise a sorpresa di invertire l’ordine del giorno in modo da votare per l’arresto di Caridi prima delle vacanze estive, prima che il tribunale del Riesame si esprimesse sulla legittimità dell’arresto e prima che i parlamentari avessero anche solo il tempo di leggere il materiale giudiziario.

Di Maio e M5s si scuseranno con Caridi?

Chissà cosa ne pensano i senatori del Movimento 5 stelle, che votarono in massa a favore dell’arresto di Caridi, trasformando la seduta in uno spettacolo forcaiolo, facendo il gesto delle manette e riprendendo con i cellulari Caridi mentre giurava la sua innocenza. Chissà cosa ne pensa l’allora grillino Mario Giarrusso, che avocò al M5s il merito di aver evitato che in parlamento sedesse ancora «un esponente politico accusato di essere un membro della ‘ndrangheta». Chissà cosa ne pensa la senatrice grillina Enza Blundo, che dopo il via libera all’arresto di Caridi twittò: «Abbiamo votato per consegnare il senatore Caridi alla magistratura, in attesa di consegnare tutti gli altri, a partire da Zanda» (all’epoca capogruppo del Pd al Senato). Chissà cosa ne pensa Luigi Di Maio, che di recente con una lettera al Foglio ha chiesto scusa all’ex sindaco Pd di Lodi, Simone Uggetti, per la gogna praticata dai pentastellati nei suoi confronti (chiederà scusa anche a Caridi?).

E chissà, infine, cosa ne pensa il Partito democratico, che all’epoca – guidato da Matteo Renzi – votò a favore dell’arresto di Caridi con il solito garantismo a intermittenza. «Sono decisioni comunque difficili, che il gruppo dem affronta sempre a viso aperto, con rigorosità, senza pregiudizi e caso per caso», dichiarò il senatore Andrea Marcucci (l’unico dem a non votare per l’arresto fu Luigi Manconi, che sottolineò «palesi carenze e gravi debolezze delle motivazioni addotte a sostegno della richiesta di arresto»). Il caso Caridi è emblematico dei mali della giustizia italiana, ma anche e soprattutto della viltà della politica.

@ErmesAntonucci

Foto Ansa

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