Bruxelles è vicina a Kiev, ma l’Ucraina è lontana dall’ingresso nell’Ue

I vertici dell'Unione Europea hanno ribadito il sostegno a Zelensky in un momento critico della guerra con la Russia. Ma per l'ingresso dell'Ucraina nell'Ue la strada sarà ancora lunga

L’Ucraina si è accorta che ottenere missili e carri armati dai paesi europei è una passeggiata rispetto a guadagnare l’ingresso nell’Unione Europea. Il premier ucraino Denys Shmyhal si è detto convinto che basteranno due anni per entrare a far parte dei Ventisette, ma venerdì i vertici di Bruxelles hanno fatto capire al governo di Kiev che lo status di candidato ottenuto in tempi record a giugno è stata un’eccezione: per l’adesione vera e propria serviranno molti anni e non ci saranno strappi alla regola.

Nessuna data per l’Ucraina nell’Ue

«Il futuro dell’Ucraina è in Unione Europea», hanno confermato i vertici di Bruxelles a Kiev. Ma è indicativo che non sia stata neanche fissata una data per il fatidico via libera: come riporta la Bbc, Germania, Francia e Italia su tutti hanno spinto per non divulgare messaggi «troppo ottimisti».

Le riforme che l’Unione Europea ha chiesto all’Ucraina sono tante e il cammino sarà ancora lungo. Kiev ha cercato di dimostrare la propria buona volontà facendo dimettere nelle ultime settimane numerosi funzionari e perfino perquisendo a sorpresa la residenza del più potente degli oligarchi, Igor Kolomoisky. Ma come nota il Corriere, la lotta alla corruzione è «inusuale», per usare un eufemismo: «Vengono rimossi i responsabili della corruzione», o presunti tali, «ma spesso non incriminati». Non esattamente lo standard di stato di diritto che Bruxelles si attende da un paese che vuole entrare nell’Unione.

Al di là degli elogi per i passi compiuti e per i segnali, più di facciata che altro, sulla lotta alla corruzione, i sedici commissari dell’Unione Europea volati a Kiev non hanno fatto grandi aperture. Non a caso i giornali ucraini hanno citato a malapena l’argomento concentrandosi sulla promessa di nuove sanzioni e armi.

La Russia avanza nel Donbass

Il vertice di venerdì ha comunque rappresentato un ulteriore segnale di sostegno europeo a Kiev in un momento molto difficile. Non solo perché l’intelligence ucraina continua a ripetere che Vladimir Putin è pronto per il primo anniversario della guerra, o subito dopo, a lanciare un secondo tentativo di invasione su larga scala del paese. Ma anche perché nel Donbass, dove la Russia potrebbe concentrare i suoi sforzi dopo l’inverno, la situazione militare sul campo sembra arridere a Mosca.

La città di Bakhmut, spiega il Financial Times, è quasi completamente accerchiata e presto i generali ucraini potrebbero ordinare il ritiro delle truppe per limitare le perdite. Dopo otto mesi di bombardamenti incessanti, la città è ridotta a un cumulo di macerie con oltre il 60% degli edifici distrutti o danneggiati.

“Bakhmut resiste”, forse

E anche se gli analisti insistono a dire che Bakhmut non ha grande valore strategico, dal punto di vista simbolico si tratterebbe per il Cremlino della prima vittoria significativa dall’inizio della controffensiva ucraina di questa estate. Da mesi la città è stata ribattezzata dagli ucraini “Fortezza Bakhmut” e il grido “Bakhmut resiste” è diventato un popolare slogan utilizzato tanto dai soldati dell’esercito quanto dal presidente Zelensky nei suoi discorsi.

Anche se cadesse Bakhmut, però, i russi farebbero molta fatica ad avanzare oltre verso città chiave come Slovyansk e Kramatorsk, ritengono analisti come Konrad Muzyka. «La situazione a Bakhmut è sempre più difficile per gli ucraini, ma a meno che le linee difensive dell’esercito non collassino, i russi faranno fatica a procedere oltre».

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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