Brochero e i suoi gauchos. «Dio è come i pidocchi, preferisce i poveri»

Articolo tratto dal numero di Tempi di febbraio 2019.

«Dio è come i pidocchi, preferisce i poveri» (Cura Brochero)

Questa è la frase di san José Gabriel del Rosario Brochero che più mi ha affascinato. Stiamo parlando di un santo che, a cominciare dal XX secolo, ha mosso e commosso un paese intero. Cura Brochero, un santo con addosso «l’odore delle pecore», come lo ha definito papa Francesco nel 2016, anno della sua canonizzazione, mi ha sempre colpito molto per la peculiarità del suo carisma. Un sacerdote che, sebbene fosse culturalmente attrezzato per fare la carriera ecclesiastica, preferì dedicarsi agli ultimi.

José Gabriel Brochero, conosciuto come Cura Brochero, pur avendo davanti a sé un radioso futuro scelse di andare nella Sierra de Córdoba, in Argentina, per annunciare il vangelo ai gauchos, i pastori che conducevano un’esistenza miservole in mezzo a quelle montagne. Cura Brochero, amico di ladri e ricchi, andò incontro ai poveri, parlando la loro lingua e vivendo in mezzo a loro. Decise di costruire una chiesa proprio in uno dei punti di passaggio dei gauchos e delle loro carovane. Lì li ospitava e predicava loro gli “esercizi spirituali”. Fece costruire anche una casa di riposo, un telegrafo, le strade e tutto il necessario. Sorse così una città costruita dai poveri e per i poveri. Oggi quel posto si chiama “Villa Brochero”.

Ho proposto a un gruppo di sessanta giovani di fare un pellegrinaggio in questo luogo, per conoscere la figura del santo: venti ore di viaggio in autobus e una camminata di 31 chilometri attravero le montagne ci hanno permesso di conoscere la fatica e la bellezza che nascono dalla figura di un uomo certo che, commosso per il destino dell’uomo, lasciò tutto per andare ad annunciare il Vangelo nell’ultimo posto del mondo.

Abbiamo compiuto il pellegrinaggio in un silenzio commovente, attraversando paesaggi maestosi battuti da un vento freddo. La fatica che si compie camminando ha forti analogie con la fatica che si compie nella vita. Ma ci era di consolazione che quel viaggio era stato già compiuto da Brochero, un uomo che aveva dato la vita per un ideale più grande della sofferenza.

«Lei ha sbagliato a scegliermi»

A metà del cammino, un ragazzino cui avevo chiesto di preoccuparsi delle questioni tecniche del pellegrinaggio, mi ha  chiesto: «Perché hai scelto me? Perché mi hai dato questa responsabilità?». Gli ho risposto: «Perché penso che tu sia responsabile». E lui di nuovo: «Lei ha sbagliato a scegliermi». Ha iniziato a raccontarmi delle sue difficoltà a scuola, dei disastri che combinava a casa e che, insomma, la sua vita era un disastro. È stato a quel punto che mi è tornata in mente una risposta che una volta san Brochero aveva dato a uno dei suoi gauchos: «Il problema della vita non è la coerenza etica, ma l’incontro con Cristo».

La questione non è se siamo buoni o meno, se siamo fragili o meno, la questione è se stiamo camminando per obbedire a Cristo.

L’unica vera risposta

L’altro giorno ho incontrato la madre di questo ragazzino che mi ha detto: «Non so cosa sia successo durante il pellegrinaggio, ma mio figlio è tornato a casa e si è messo a studiare per sostenere un esame che rimandava da molto tempo».

Mi sono commosso perché è proprio vero che il cristianesimo non è un discorso, ma un’esperienza, un cammino. Non un cammino “etico”, ma il viaggio di chi sa di essere oggetto di una preferenza. Una preferenza che ha un volto povero, non nel senso di povertà materiale, ma l’altra, la peggiore, quella che ci impedisce, se siamo seri, di porre le domande necessarie per trovare l’unica vera risposta.

Brochero è un santo ancora affascinante e contemporaneo perché la povertà umana è la stessa di sempre e perché la sua santità è Cristo stesso, che continua a risvegliare il giovane cuore che attira tutti a Lui.

paldo.trento@gmail.com

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