Bocciato un altro tentativo di imporre all’Europa il “genderismo”. Dopo Estrela e Lunacek, ecco il Rapporto Zuber

Non passa al Parlamento di Strasburgo un nuova piattaforma promozionale per la teoria di genere, il "diritto" di aborto e i matrimoni omosessuali

Con un margine di 9 voti il Parlamento europeo ha bocciato martedì mattina il Rapporto di Ines Zuber, membro del gruppo della Sinistra unitaria europea e iscritta al partito comunista portoghese. L’intento del testo redatto all’interno della Commissione sui diritti della donna e l’uguaglianza di genere era quello di intervenire sull’uguaglianza tra uomo e donna, promuovendo il “genderismo”, l’aborto come diritto e i matrimoni omosessuali. Il rapporto Zuber sembra così uno stretto parente dei tanto criticati rapporti Estrela e Lunacek.

LE DONNE E IL LAVORO. Il rapporto parte dal presupposto che tutte le donne europee dovrebbero lavorare fuori casa e lasciare la crescita dei propri figli a strutture educative, salvo rarissimi casi in cui è accettata la riduzione dell’orario di lavoro per stare a casa con la prole. Le donne, inoltre, dovrebbero essere poste ai più alti livelli della sfera pubblica e privata: per questo gli Stati vengono incoraggiati a promuovere la loro vita politica attraverso quote di genere all’interno dei partiti.

EDUCAZIONE DI GENERE. Secondo i critici, il Rapporto Zuber conteneva una visione “a taglia unica” del ruolo della donna nella società. Controversa anche la proposta che nelle scuole pubbliche venga promossa l’educazione di genere. Il rapporto definisce poi l’aborto come un diritto e invita caldamente gli Stati membri a legiferare in favore dei matrimoni omosessuali.

L’ALTRA INIZIATIVA. Come segnalato dal think tank pro-life European Dignity Watch, è stata respinta anche una risoluzione alternativa proposta dagli scranni del centrodestra. Anche questa consigliava gli Stati membri a seguire una “agenda del gender” nelle politiche pubbliche ed educative, riducendo di fatto il valore della famiglia naturale e incoraggiando sistemi che valorizzino le quote femminili in aziende private e in politica.
Entrambe le iniziative, si legge nel comunicato del think tank, avrebbero ridotto l’uguaglianza della donna alla sua integrazione nel mondo del lavoro: «Ma questo è presuntuoso e riduttivo, un assalto alla dignità e al valore della donna, e alle sue personali scelte di vita».

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