Beppe Sala, il sindaco di Milano che non ha voglia di esserlo

Poche cose di rilievo, molta ideologia, nessun piano. Elenco di promesse (non mantenute) di un primo cittadino molto annoiato dal suo ruolo

Milano ha un sindaco “suo malgrado”. Attenzione, non è la città che si ritrova un sindaco che non vorrebbe. Se le elezioni hanno un senso, Beppe Sala è stato riconfermato ormai due anni fa dalla maggioranza di quanti si sono recati alle urne (sebbene l’affluenza sia stata poco superiore al 40 per cento, ma in questi casi ha sempre torto chi ha deciso di non scegliere). Qui si dice un’altra cosa. È il primo cittadino in carica che è sindaco suo malgrado.

Così si concepisce l’inquilino di Palazzo Marino. Il primo mandato, si sa, l’ha vissuto quasi come un riconoscimento onorifico per aver gestito l’Expo 2015. Già però a pochi mesi dall’elezione, di fronte alla sola notizia diffusa dal Fatto quotidiano di un suo coinvolgimento in indagini da parte della Procura di Milano, Sala visse quella vicenda come una lesa maestà e non, come doveva essere, l’ennesimo episodio di un rapporto squilibrato tra il potere politico e quello giudiziario. Tirò i remi in barca e s’inventò l’autosospensione, istituto giuridico inesistente.

Il famoso “piano periferie”

Di fatto dall’autosospensione non è mai uscito. Effettivamente non c’è nulla del primo mandato che sia degno di nota ricordare. Il famoso “piano periferie”, su cui si era giocato la faccia nella campagna elettorale del 2016 contro Stefano Parisi, non c’è mai stato. Tentò ad un certo punto di spacciare come tale l’elenco delle opere di ordinaria manutenzione, ma il gioco durò poco e alla fine, di quella che lui stesso definì “ossessione”, non se ne seppe più nulla.

Unica operazione degna di nota è la conclusione dell’Accordo di programma con Ferrovie dello Stato per la rigenerazione di oltre un milione di metri quadri di vecchi scali ferroviari. Tuttavia è un’operazione compiuta più dall’allora assessore Pd Pierfrancesco Maran che, d’intesa con l’opposizione e in mancanza dei numeri all’interno della maggioranza, recuperò giustamente la vecchia bozza di accordo targata Moratti-Masseroli che prevedeva, in cambio della deroga alle regole del Pgt per nuove realizzazioni, quella di una nuova metropolitana esterna sfruttando il sedime ferroviario esistente: la Circle line.

Misure green

Per il resto, parliamo di fumo ideologico, tutto all’insegna di green e diritti civili. Ma se nel caso dei secondi lo spazio di manovra di un’amministrazione comunale è pressoché pari a zero, per quanto riguarda il green l’incidenza sulla popolazione è sicuramente maggiore. Significativo il Piano Aria Clima, quello con cui si vieta di fumare sigarette nei parchi e alle fermate dell’autobus e, soprattutto, con cui ci si impegna a ridurre di due gradi la temperatura in città entro il 2030. Ma quel Piano fa abbastanza ridere per i toni e gli intenti, che ammiccano al mondo millenarista e antiscientifico dei giovani fanatici gretini.

Altre misure ispirate al green, invece, arrecano sicuramente gravi danni ai cittadini. Si pensi all’introduzione dell’Area B ai confini amministrativi della città che ha messo al bando i motori diesel prima del tempo pur previsto dalle normative europee. Intere famiglie messe in difficoltà, perché costrette a sostituire un’auto, magari acquistata con sacrifici da pochi anni proprio e perché meno inquinante (pensiamo agli euro diesel 5 e 6). Centinaia di migliaia di cosiddetti city users penalizzati, all’insegna di una concezione che vede Milano sempre più come un fortino elitario e per pochi e non invece come il centro di un’area urbana vasta della quale il capoluogo si concepisce a servizio.

Tutto ciò all’interno di una contraddizione inconcepibile, per cui invece di incentivare l’uso dei mezzi pubblici quale alternativa, si è scelto di aumentare tutto: dal singolo biglietto agli abbonamenti.

Il mondo lgbtq+

Nel frattempo si è arrivati al secondo mandato nel 2021, con una rielezione quasi in carrozza. E anche qui: Sala è stato rieletto “suo malgrado”. Non è un mistero che avesse altre ambizioni. Dopo l’onorificenza del primo mandato a motivo dell’Expo, avrebbe preferito qualche nomina a manager di importanti aziende di Stato. Di questo ha parlato anche col suo amico e omonimo Grillo, nella villa di Marina di Bibbona, nel livornese, quando il comico era azionista della maggioranza giallorossa. Ma anche in quel caso andò male, così Sala fu costretto a rientrare a Palazzo Marino.

Da allora non si hanno molte notizie del sindaco. Sì, d’accordo, qualche video su Instagram in cui rassicura il mondo Lgbtq+ sul suo impegno (impossibile a legislazione invariata) a favore delle trascrizioni all’anagrafe di entrambi i componenti della coppia come genitori di un minore. Certo, rimane lo slogan che impegna l’amministrazione a lavorare per una città da “15 minuti” con a portata di mano tutto quello che serve. Eppure il ricordo ancora fresco del lockdown e il desiderio di tornare a vivere a pieno una metropoli ha fatto ben presto chiudere nel cassetto un manifesto elettorale che, anche nella Parigi della Anne Hidalgo – dove pure è nato -, stanno riconsiderando.

Tanti buoni consigli

Tuttavia la verità è che per quanto riguarda la pura amministrazione, Beppe Sala non c’è. Pare ancora autosospeso come a fine 2016. Sembra che da quella condizione non ne sia mai uscito. Nessun vaste programme per la capitale economica del Paese. Nessuna grande privatizzazione, nonostante il Comune di Milano segga su un patrimonio di partecipazioni aziendali del valore di circa 2 miliardi. Più che altro Sala, come in “Bocca di rosa” di De André, dispensa buoni consigli non potendo più dare il cattivo esempio.

E allora su San Siro invita i grandi club a “tenere il cuore in mano” e a non abbandonare la città, anche se la sua amministrazione non ha fatto nulla per trattenere le squadre e, anzi, ha preferito vincolare ogni nuovo intervento urbanistico con regole rigide e vessatorie.

Predica al governo l’impegno per la sicurezza della città, dopo che per anni ha negato emergenze e s’è inimicato l’intero corpo della Polizia locale pasticciando con la nomina dei vertici.

Chiama coram populo volontari a occuparsi delle aree verdi dopo i danni causati dal maltempo nei mesi estivi, dando la colpa al cambiamento climatico per meglio coprire le responsabilità della sua amministrazione sulla mancata manutenzione delle piante che, nonostante un voto del Consiglio comunale, non è ancora stata assegnata a MM continuando a prorogare il vecchio appalto dai tempi dell’emergenza Covid.

Nessuna vera iniziativa. Nessuna idea creativa. O, in assenza di questa, nessun concorso di idee per rilanciare Milano dopo gli anni della pandemia. Continui litigi con il governo Meloni e con la giunta Fontana, ma nessuna vera volontà di collaborare per risolvere i problemi dei cittadini. Perché Sala per essere sindaco è sindaco. Ma suo malgrado.

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