L’addio a Benedetto XVI. In piazza i frutti del suo papato

Cinquantamila tra ragazzi, famiglie, giovani sacerdoti e persone da tutto il mondo hanno partecipato al funerale del Papa emerito. Grati per averlo avuto

La bara di Benedetto XVI rientra nella basilica di San Pietro dopo il funerale (foto Ansa)

Quando la bara di Benedetto XVI ha lasciato la piazza ed è rientrata nella Basilica di San Pietro, per non uscirvi mai più, dagli oltre cinquantamila presenti si è levato l’ultimo applauso, ancora più lungo dei tre fatti a inizio cerimonia, quando poco prima delle 9 il feretro era uscito da San Pietro prima di essere posato in terra, di fronte all’altare, e quando Georg Gänswein – in prima fila con le memores domini che hanno servito Joseph Ratzinger dalla sua elezione al Soglio pontificio – si è inginocchiato per baciare la bara di legno in cui riposa il Papa di cui è stato segretario fino all’ultimo istante.

Benedetto XVI nella tomba che fu di Giovanni Paolo II

Da ieri Benedetto XVI riposa nella tomba che fu di Giovanni Paolo II, suo predecessore e papa che lo volle prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Quasi duecentomila persone avevano fatto visita alla sua salma, in San Pietro, nei tre giorni precedenti, smentendo le previsioni di chi ne aspettava al massimo la metà, e di chi insisteva a spiegare, su giornali, radio, tv e social, che Benedetto XVI era un pontefice freddo, “difficile” e distante dalla gente. Cinquantamila ieri per il funerale, già dalle sette del mattino affollavano gli ingressi con i metal detector della piazza: tantissimi ragazzi, diversi bambini, molti uomoni e donne di ogni età e lingua, famiglie, suore, preti con la talare, tedeschi di Baviera vestiti in abiti tradizionali.

Il grido e lo striscione «Santo subito!»

Sono i frutti del suo papato, specialmente le vocazioni giovani, e riempivano la piazza sorridenti e pieni di gratitudine per un pastore che, come ha detto George Weigel a Tempi, ha segnato e segnerà la chiesa e la cultura del mondo per molti secoli. Piazza San Pietro era avvolta dalla nebbia, che a lunghi tratti ha nascosto il cupolone alla vista dei presenti, silenziosi e partecipi nonostante il freddo, obbedienti alla richiesta via microfono di non sventolare bandiere o alzare cartelli durante la funzione – soltanto alla fine, la bara già piccolissima e nella penombra del portone di San Pietro, è spuntato uno striscione con su scritto “Santo subito”, gridato poi a gran voce da tanti in piazza, insieme a un altro che diceva danke al pontefice tedesco e a un “Papa Benedetto Magno” rimasto ai margini della piazza, quasi in via della Conciliazione.

L’omelia di Francesco e i cardinali presenti

Moltissimi i vescovi e soprattutto i cardinali presenti, tra di loro, aiutato da un bastone per camminare, il novantenne vescovo emerito di Hong Kong Joseph Zen, condannato per un illecito amministrativo in patria dove da anni è perseguitato per le sue posizioni contro il regime di Pechino. Papa Francesco, giunto in piazza in sedia a rotelle, ha tenuto un’omelia molto asciutta sulle letture del giorno, al termine della quale si è rivolto a «Benedetto, fedele amico dello Sposo» pregando «che la tua gioia sia perfetta nell’udire definitivamente e per sempre la sua voce!». La piazza che ha salutato per l’ultima volta, grata per averlo avuto, un Papa che ha segnato nel bene la storia recente della Chiesa è stata più forte delle polemiche interpretative che in questi giorni riempiono i media, ha dimostrato che la Chiesa è viva, e adesso in Cielo ha un alleato in più.

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