«Azzolina si vergogna delle scuole non statali?»

Toccafondi (Iv): «Il dl Rilancio nega aiuti alle paritarie, abbandona 900 mila studenti, azzoppa il sistema pubblico. Perché il ministro tace?»

«Se la ministra Azzolina si vergogna di doversi occupare delle scuole non statali lo dica chiaramente. Ma siccome ha giurato sulla Costituzione e davanti al presidente della Repubblica di lavorare per il sistema di istruzione nazionale le ricordo ancora una volta che la scuola pubblica si regge su due gambe: la scuola statale e la scuola paritaria, e questo per legge, non per volontà di Gabriele Toccafondi».

“900 MILA STUDENTI ABBANDONATI DAL MINISTRO”

Tutte le scuole stanno soffrendo, ma in base al decreto Rilancio solo quelle non statali riceveranno aiuti economici. Una gamba sì e l’altra no, una manciata di articoli per azzoppare il sistema. Certo, qualcosa si sta muovendo: ora il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha promesso al ministro della Famiglia Elena Bonetti che troverà 50 milioni aggiuntivi per le scuole paritarie estromesse dal decreto, ovvero per «180 mila lavoratori e 900 mila studenti lasciati soli dal ministero dell’Istruzione», ribadisce Toccafondi, battagliero deputato di Italia Viva, ricordando a tempi.it che ancora una volta è stata la collega di partito Bonetti a porre e riporre ad ogni Consiglio l’urgenza di un intervento sulle paritarie pur senza alcuna delega in materia: «Cosa mi sarei aspettato dal ministro dell’Istruzione? Che facesse il suo lavoro. Mi aspettavo che giungessero da lei richieste di risorse aggiuntive, mi aspettavo che affrontasse interviste sul tema e mi aspettavo una risposta ben diversa da quella che ho ricevuto in aula».

BUON SENSO E MATEMATICA

Toccafondi difende governo e maggioranza ma non un ministro che non capisce o finge di non capire la situazione in cui versa la scuola pubblica e in ogni caso resta immobile aspettando soluzioni che piovano dal cielo, «non è questione solo di buon senso ma anche di matematica: le paritarie fanno risparmiare lo Stato, se non aiuti le paritarie le paritarie chiudono, se chiudono studenti e insegnanti si riversano nello Stato, e se così avviene, oltre a smettere di risparmiare lo Stato dovrà provvedere a un altro milione di ragazzi».

Il collasso, va da sé, è quasi assicurato, e Toccafondi ha dovuto ribadirlo appena ha iniziato a circolare la bozza del decreto Rilancio. «Il decreto interviene destinando un miliardo e mezzo per l’anno scolastico in chiusura e quello successivo? Intervento sacrosanto, ne siamo felici. Poi leggiamo che questi soldi sono destinati solo ed esclusivamente alle scuole statali. E ci chiediamo, dopo aver passato settimane a denunciare la frantumazione dell’equilibrio economico di oltre 13 mila realtà che fanno parte del sistema di istruzione pubblica: perché?».

LA LEGGE DEL DENOMINATORE UNICO “STATALE”

Se la scuola necessita di interventi, eccome se ne ha, significa che tutta la scuola è in sofferenza, non solo quella decisa dal decreto. «Invece, articolo 225 bis, viene istituito presso il ministero dell’Istruzione un “Fondo per l’emergenza epidemiologica da Covid-19” con l’unico “vincolo della destinazione a misure di contenimento del rischio epidemiologico da realizzare presso le istituzioni scolastiche statali”. Perché? La scuola è una sola e un problema vale per tutti. Ancora, articolo 222, vengono destinati 331 milioni per misure di sicurezza e protezione nelle istituzioni scolastiche statali. Il denominatore comune è uno solo: istituzioni scolastiche statali».

IL NODO ASILI

Quando all’articolo 224 compare finalmente il termine “paritarie” ci si riferisce alle misure di sostegno economico all’infanzia, «80 milioni per la fascia 0-6 per coprire le mancate rette e aumentare il fondo regionale. E anche qui diciamo grazie, stiamo parlando soprattutto di nidi e asili non statali, 8-9 mila realtà che da inizio marzo non vedono un euro, non fosse per le famiglie, ma sono pochissime, che hanno deciso di aiutarle a fondo perduto. Realtà che hanno da sostenere i costi di mutui, utenze e affitti e con una necessità oggettiva. Ma non è meno oggettiva la difficoltà delle famiglie che hanno figli in scuole primarie o secondarie: ogni singola rata concorre al pareggio di bilancio, ne bastano poche mancanti all’appello – e non poche sono le famiglie travolte dalla crisi con figli tra i 7 e i 18 anni – e l’equilibrio economico salta, la scuola non riapre a settembre. Non sto chiedendo centinaia o decine di milioni ma uno sforzo ulteriore e proporzionato al numero di queste realtà, circa la metà delle scuole dell’infanzia».

“QUI SI TRATTA DI SOPRAVVIVENZA”

Toccafondi sa che non c’è niente di culturale o ideale qui da discutere, che la parità e la tutela della libertà di scelta educativa sono ancora da venire e che «ora in gioco c’è la sopravvivenza economica. Anche se il niente alle paritarie a fronte di un miliardo e mezzo per le statali dice di un evidente accanimento ideologico. Nel Cura Italia 43,5 milioni di euro finalizzati alla pulizia straordinaria degli ambienti scolastici erano stati esplicitamente destinati a scuole statali e non; ora, dal beneficio dei 330 milioni destinati alla stessa funzione sono state escluse le paritarie».

UNA BATTAGLIA TRASVERSALISSIMA

Toccafondi ribadisce che Italia Viva lotterà fino alla fine con emendamenti in Parlamento, perché aiutare le paritarie è una battaglia ragionevole, condivisa tra l’altro da tutto il centrodestra, dal Pd, dall’Udc. Perfino la senatrice del Movimento Cinque Stelle Tiziana Drago ha di recente annunciato la presentazione di un emendamento al decreto Scuola proponendo uno sconto dell’80 per cento sulle rette per le famiglie degli studenti delle paritarie e riconoscendo un credito di imposta da utilizzare esclusivamente in compensazione.

Il ministro ha ricevuto lettere e solleciti da scuole, dirigenti, insegnanti, genitori, associazioni, durissimi moniti dalla Cei, ora Usmi e Cism, l’Unione superiore maggiori d’Italia e la Conferenza italiana superiori maggiori hanno annunciato lo sciopero, il 19 e 20 maggio, delle lezioni online con lo slogan #Noisiamoinvisibiliperquestogoverno. Qualcosa si è mosso in questi quasi 100 giorni di lockdown, sul piano risorse: su richiesta della politica o delle scuole stesse si sono sbloccati i contributi, i fondi per la strumentazione telematica, posticipata la cig per il settore educativo fino al 31 agosto, e se tutto va come deve andare soggetti privati e paritari potranno beneficiare insieme al pubblico del fondo da 150 milioni per i campi estivi. Ma la sopravvivenza delle scuole: quella ruota tutta attorno al decreto Rilancio e al silenzio del ministro.

DI CHE PASTA SONO FATTE LE PARITARIE

Quando qualcuno agita lo spettro del “diplomificio” a Toccafondi cadono le braccia, è stato il primo, da sottosegretario all’Istruzione, a dichiarare guerra alle mele marce, e chiedere a Bussetti, Fioramonti, Azzolina di continuare i controlli, «la scuola paritaria non ha paura di verifiche, ma per vedere di che pasta è fatta una scuola che fa il bene pubblico, una cooperativa di insegnanti, di genitori, la politica deve entrare nella scuola, deve andare a vedere, verificare. Io dico sempre ai gestori: spalancate le porte, fate vedere chi siete. Lo sa a cosa penso? Sette anni fa, nel 2013, quando sono arrivato al ministero dell’Istruzione il bilancio previsionale di contributo annuale alle scuole paritarie era di fatto pari a zero: il fondo dei famosi 500 milioni non era stabile, andava rinnovato ogni anno. Non c’erano detrazioni, c’era quella spada di Damocle chiamata Imu. Adesso gli strumenti ci sono: non garantiscono la libertà di scelta educativa a una famiglia, non rompono il muro finale dell’ideologia, ma sul piano della conoscenza, di cosa stiamo parlando quando parliamo di scuola paritaria, sono stati fatti molti passi avanti, il bicchiere è mezzo pieno. E sono fiducioso che questa battaglia porterà i suoi frutti anche oggi in parlamento».

Non sappiamo quale sarà lo strumento per abbattere il muro o quando e come sarà data pienezza alla libertà di scelta educativa. Sappiamo però che dopo tanti anni di torpore dalle aule al parlamento, dalle panche alle poltrone in molti si stanno muovendo. Ed è accaduto nel momento in cui la storia ci voleva immobili, i portoni delle scuole sprangati.

Foto Ansa

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