Parla l’avvocato del giornalista che rischia l’ergastolo per aver svelato i traffici fra Turchia e jihadisti

Il direttore di Cumhuriyet è in prigione per lo scoop sulle armi inviate ai terroristi in Siria. «Il caso dimostra che la nostra giustizia non è indipendente»

Can Dündar (nella foto), giornalista turco di 54 anni, è formalmente accusato di «aver raccolto documenti contenenti segreti di Stato per spionaggio politico e militare», tentato colpo di Stato e «sostegno volontario a organizzazioni terroristiche, pur non facendone parte». Fin qui gli atti processuali. Ma il vero motivo per cui il direttore di Cumhuriyet si trova in carcere dal 26 novembre è un altro: il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan gliel’ha giurata.

«Non ci sono prove per sostenere simili accuse», spiega a tempi.it il caso Bülent Utku, avvocato del giornalista. «L’unica “prova” che hanno sono gli articoli e le notizie che Dundar ha pubblicato». Il punto sta proprio qui. Respingendo le accuse rivoltegli da molti paesi, tra cui la Russia, Erdogan ha ribadito più volte che la Turchia non ha mai inviato armi ai terroristi islamici in Siria. Ma il 29 maggio Dündar ha pubblicato un clamoroso scoop sul suo giornale: un reportage, ben corredato di foto e filmati, nel quale si documenta come la polizia turca abbia intercettato un camion inviato in Siria dall’intelligence turca (Mit) contenente armi e munizioni. Secondo l’agenzia Reuters, altri tre camion hanno passato il confine dopo che il Mit ha minacciato la polizia turca.
Quattro giorni dopo la pubblicazione dell’articolo, il 2 giugno, Erdogan ha minacciato: «Chi ha scritto questa storia la pagherà cara, non se la caverà facilmente». E insieme al Mit, ha personalmente sporto denuncia.

Avvocato, cinque mesi e mezzo dopo queste minacce Dündar e la responsabile della redazione di Ankara, Erdem Gül, sono stati arrestati. Il pubblico ministero ha chiesto per loro l’ergastolo. Non è una pena eccessiva per un articolo di giornale?
Il pubblico ministero si è inventato un crimine per chiedere una pena pesantissima.

Sembra tanto perfino per la Turchia, dove 200 giornalisti sono stati indagati nel 2015, 156 arrestati, una quarantina sono attualmente in carcere e altri rischiano di finirci a breve.
Questo dimostra che la giustizia in Turchia non è indipendente.

Perché Dündar e Gül dovrebbero sostenere organizzazioni terroristiche? E di quali segreti di Stato parla l’accusa?
Dündar e Gül sono accusati di aver pubblicato le immagini e le notizie contenute nell’articolo, che ha rivelato come l’intelligence turca abbia inviato in Siria camion pieni di armi e non di aiuti umanitari.

Più che un crimine, sembra un grande scoop. No?
Prossima domanda?

Sono passati oltre cinque mesi dalla pubblicazione dell’articolo all’arresto. Come mai?
Nel mezzo ci sono state due elezioni in Turchia [vinte da Erdogan]. Evidentemente il clima politico non era considerato appropriato per arresti di questo tipo.

La custodia cautelare era necessaria?
La legge turca prevede la carcerazione preventiva quando c’è il rischio di fuga dell’indagato o di inquinamento delle prove. In questo caso, Dündar e Gül sono stati arrestati in violazione della legge perché non hanno mai manifestato la volontà di scappare.

E le prove non possono essere inquinate, visto che gli articoli ormai sono pubblici.
Evidentemente.

Dündar è stato posto in isolamento. Quali sono le sue condizioni in carcere?
Al pari di Gül, non è stato maltrattato in prigione. Sono molto preoccupati però dal fatto che possano vedere solo i loro avvocati e i parenti stretti. Nessun altro è autorizzato a fargli visita.

Una situazione deprimente.
Ma il morale è alto. Essere dalla parte giusto infatti li aiuta e li rafforza in questa battaglia.

Prima di pubblicare la notizia, sapevano che era materiale scottante?
Il giornalismo è una professione che a volte richiede di pagare un prezzo alto per essere svolta. Loro erano a conoscenza dei rischi ma era un reportage troppo importante sia per la Turchia che per un giornalista. Era un dovere morale e professionale pubblicare quel pezzo.

L’Europa può aiutarli?
Ovviamente entrambi apprezzerebbero una manifestazione di sostegno e solidarietà.

La redazione di Cumhuriyet come ha reagito agli arresti? I giornalisti sono spaventati?
Si sentono abbandonati, ma continueranno ad andare avanti. Come ha scritto William Shakespeare, i codardi muoiono molte volte prima di morire. Cumhuriyet continuerà a raccontare la verità.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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