Solo auto elettriche in Europa dal 2035? «L’impatto industriale spaventa»

Il vicepresidente di Toyota Europa, primo costruttore di auto al mondo, mette in guardia l'Ue dall'imporre misure radicali per il Green Deal: licenziamenti, vantaggi per la Cina e pochi benefici per l'ambiente

Il 2035 potrebbe essere l’ultimo anno di vendita di auto a benzina e diesel nell’Unione Europea. Non è ancora ufficiale, ma tra le misure del Green Deal che verranno presentate a metà luglio c’è anche l’obbligo, a partire dal 2035, di vendere solo auto nuove elettriche. «L’impatto diretto industriale mi spaventa», dichiara a Repubblica Andrea Carlucci, vicepresidente di Toyota Europa.

Licenziamenti in vista

Carlucci è definito «l’uomo chiamato a guidare l’espansione del piano di elettrificazione nel vecchio continente del primo costruttore mondiale» ed esprime molti dubbi sulla scelta green, ma possibilmente suicida, dell’Europa. Se tutti sono d’accordo a imboccare la strada che porta alla riduzione di emissioni, farlo in modo drastico creerà molti problemi: «Ci sarà un impatto negativo sull’attuale forza lavoro visto che produrre un’auto elettrica è più semplice rispetto ad una con motore endotermico».

Auto elettriche fanno ricca la Cina

Al di là dei costi sociali, c’è il tema delle batterie, la maggior parte delle quali al momento è costruita in Asia, soprattutto in Cina. «Questo significa un costo ambientale alto relativo al trasporto e nello stesso tempo favorisce un altro continente. Occorrerebbe ribaltare la situazione, produrre le batterie in Europa e sempre qui riciclarle».

Il processo sarà lungo anche perché, come dettagliato in un’inchiesta sul Green Deal di Tempi, «la Cina non domina solo il mercato dei minerali indispensabili alla realizzazione delle batterie, ma anche quello della produzione delle batterie stesse: secondo un rapporto di Benchmark Mineral Intelligence, attualmente dispone di 93 megafabbriche ed entro il 2030 ne avrà 140, contro le 17 europee e le 10 americane». Il tema è stato sollevato anche dal segretario di Stato americano Antony Blinken in visita in Italia.

I consumatori potrebbero ribellarsi

Per il vicepresidente di Toyota, c’è poi l’incognita del comportamento dei consumatori, visto che le auto elettriche al momento hanno costi molto maggiori rispetto a quelle a benzina o diesel: «La transizione è un tema fondamentale, in qualche modo sociologico. Dobbiamo però sempre tenere presente il consumatore, cercando di non imporre scelte troppo onerose. Dobbiamo essere coscienti che se il consumatore non è in grado di comprare auto nuove elettriche e non ha sistema di ricarica adeguato, potrebbe rivolgersi al mercato dell’usato e in questo modo ci si ritroverebbe di fronte ad ennesima crisi di vendite».

Proprio il tema della ricarica e dell’elettricità in sé non è di facile risoluzione, continua Carlucci: «Secondo uno studio Acea, al momento il 70 per cento delle colonnine per la ricarica è concentrato in appena tre paesi. Inoltre, per essere davvero verde devi sviluppare energia sostenibile e almeno ad oggi non è così. Per l’Italia, ad esempio, rappresenta un quinto di quella totale». Ecco perché, conclude, «l’ideale sarebbe mantenere in vita le altre soluzioni, a cominciare da ibride e ibride plug-in».

Il Green Deal può essere un autogol

Solo a metà luglio si saprà che cosa intende fare l’Unione Europea, che ha già deciso di scendere a patti, rispetto agli enunciati irrealizzabili ideali green, nell’ambito del trasporto marittimo. L’auspicio è che si comporti allo stesso modo nel settore automotive.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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