Abusi, il governo francese attacca la Chiesa: «Abolisca il segreto confessionale»

Il ministro dell'Interno Darmanin convoca il presidente della Conferenza episcopale francese per ricordagli che «non ci sono leggi superiori a quelle della Repubblica». Ma la propaganda anticlericale non serve a fare giustizia

Come prevedibile, gli ambienti laicisti francesi stanno cercando di utilizzare il recente rapporto sugli abusi sessuali dei sacerdoti per picconare la Chiesa cattolica dalle fondamenta. Tra le raccomandazioni della Commissione indipendente autrice del rapporto, incaricata dalla stessa Conferenza episcopale francese, c’era infatti anche l’indicazione di abolire il segreto confessionale nel caso in cui un sacerdote venga a conoscenza di abusi sessuali su minori.

«Abolire il segreto confessionale»

Il presidente della Conferenza episcopale francese, monsignor Éric de Moulins-Beaufort, dopo aver espresso «orrore e costernazione» per i risultati del rapporto, ha dichiarato a Radio France che la proposta della Commissione è irricevibile per la Chiesa cattolica: «Il sigillo sacramentale è una spazio per parlare liberamente davanti a Dio. I sacerdoti sono obbligati a rispettarlo e questo obbligo è più forte delle leggi della Repubblica».

L’arcivescovo di Reims sapeva benissimo di muoversi su un terreno minato e a domanda diretta non ha potuto evitare di far esplodere un ordigno. Se esista una legge superiore a quella dello Stato è un problema vecchio quanto Antigone, ma dichiarare in Francia, il paese della Rivoluzione più anticlericale della storia mondiale, che c’è qualcosa di superiore alle leggi della République è un vero e proprio sacrilegio laico.

Il processo del ministro alla Chiesa

Il governo guidato da Emmanuel Macron non si è fatto sfuggire l’occasione di dare la caccia all’eretico (che sotto elezioni fa sempre sangue). Così, il presidente ha fatto convocare l’arcivescovo dal ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, che gli ha apparecchiato un processo, ricordandogli che i sacerdoti cattolici non possono considerarsi al di sopra della legge. Davanti al Parlamento ne ha poi parlato così:

«Gli ho detto ciò che dico a tutti i rappresentanti delle religioni: non esiste una legge superiore alle leggi dell’Assemblea nazionale e del Senato. La Repubblica francese rispetta tutte le religioni fintanto che queste rispettano la Repubblica e le leggi della Repubblica».

Confessione e abusi sessuali

Il Codice di Diritto canonico prevede la scomunica latae sententiae per il sacerdote che violi, per qualunque motivo, il segreto «inviolabile» della confessione. Anche volendo venire incontro alle richieste della Commissione e del ministro, dunque, l’arcivescovo di Reims ha le mani legate.

A far sorgere il sospetto che il governo francese sia vittima di un rigurgito di laicismo estremo è il cuore della questione. Che cosa spera di ottenere Macron minacciando di violare la libertà religiosa dei cattolici, come già fatto dall’Australia e come proposto anche dal Cile? A conti fatti nulla. Se infatti il Vaticano rendesse prassi la possibilità di violare il sigillo sacramentale nel caso che il penitente confidi determinati crimini, sicuramente nessun abusatore sessuale o pedofilo si avvicinerebbe più a un confessionale.

Inoltre, come ricordato dall’arcivescovo di Canberra e Goulburn, Christopher Prowse, «i pedofili in base all’esperienza non si confessano né al sacerdote né alla giustizia. Senza contare che molti confessionali hanno uno schermo che impedisce al sacerdote di vedere in faccia il penitente. Ma anche se lo vedesse, non è detto che lo conosca. Per confessarsi non è richiesto dichiarare la propria identità».

Si danneggiano solo le vittime

Non solo, dunque, dalla violazione del segreto confessionale non deriverebbe più giustizia, ma non si farebbe che aumentare problemi e difficoltà dei minori che confidano violenze subite, come spiegato dall’arcivescovo di Perth, Timothy Costelloe: «Se si tratta di qualcuno che vuole rivelare di essere stato abusato, confidando sul fatto che il confessionale è un posto sicuro dove parlarne, confidando che quanto detto resterà segreto, anche questi rinuncerà a venire, e forse non riuscirà a fare i conti con quanto è successo. Per questo io temo davvero che il risultato di tale cambiamento potrebbe ben essere per i bambini e per i giovani una sicurezza minore, non maggiore».

Quello che i sacerdoti possono fare senza incorrere nella scomunica, come evidenziato da padre Luigi Sabbarese, membro di presidenza del Servizio nazionale di tutela dei minori e degli adulti vulnerabili della Conferenza episcopale italiana, è piuttosto «convincere il penitente – con carità ed amore – a parlare fuori dalla confessione del terribile delitto commesso» o subìto. «A questo punto non ci sarebbe più il sigillo sacramentale da rispettare».

C’è un giudice a Strasburgo

La propaganda anticlericale del ministro Darmanin non fa che aizzare la gogna pubblica contro la Chiesa che, sia detto per inciso, sulla scorta del rapporto sugli abusi ha già deciso di adottare misure ancora più stringenti per evitare che possano ripetersi gravissime violenze come in passato.

Fortunatamente, l’atteggiamento del governo francese non è la regola in tutte le istituzioni comunitarie. Martedì, ad esempio, la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha rigettato l’istanza di 24 querelanti che avevano citato in giudizio il Vaticano dinanzi ai tribunali belgi senza successo per atti di pedofilia commessi da preti cattolici. La Cedu ha invocato «l’immunità» della Santa Sede riconosciuta dai «principi di diritto internazionale».

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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