Aborto. Nuova legge in Kansas riconosce che la vita comincia «al momento della fecondazione»

Si inasprisce la lotta in America tra chi sostiene l'aborto e i suoi oppositori. Venerdì sera il Parlamento del Kansas ha approvato una misura storica.

Dopo il North Dakota anche il Kansas ha dato una svolta importante alla legislazione americana sull’aborto segnata dalla famosa sentenza “Roe cotro Wade” della Corte Suprema, che nel 1973 legalizzò l’aborto. Venerdì sera il Parlamento del Kansas ha approvato con 118 voti contro 40 una misura in cui si legge che la vita comincia «al momento della fecondazione». La legge prevede anche lo stop alle agevolazioni fiscali, indirette, per gli enti abortisti. Nessun operatore sanitario che effettua aborti potrà più accedere ai corsi scolastici e di educazione sessuale, né impartire lezioni su quello che i medici devono fare di fronte a una richiesta di aborto. Le donne incinta che affrontano le cure per il tumore dovranno poi essere informate dei rischi, fino ad ora taciuti, per la vita del bambino.

USA SPACCATI IN DUE. A preoccupare gli abortisti è il linguaggio del provvedimento: la frase sulla vita che comincia «al momento della fecondazione», secondo alcuni, potrebbe essere usata per agevolare i processi contro chi pratica l’aborto. Ma la vera paura è che tali misure aprano alla revisione di tutta la normativa abortista. L’America pare insomma sempre più spaccata in due e l’amministrazione Obama non favorisce il dialogo. All’agenzia del farmaco americana (Food and Drug Administration) è stato chiesto infatti di liberalizzare la vendita della pillola del giorno dopo alle minorenni senza il consenso dei genitori.

SCONTRI CON LA CHIESA.
 Gli scontri interni alla società americana non finiscono qui. Giovedì scorso l’amministrazione Obama ha cercato di bloccare la richiesta dell’arcidiocesi cattolica di New York in cerca di documenti pubblici della Casa Bianca inerenti alla copertura sanitaria dei contraccettivi, per vedere se la procedura lede la libertà religiosa dei contribuenti e per capire a cosa andranno incontro coloro che si rifiuteranno di versare i propri soldi nelle tasche della pianificazione famigliare sostenuta dallo Stato. La risposta del presidente, che formalmente non può nascondere atti pubblici, è stata vaga. Obama e i suoi consiglieri hanno parlato «di processo troppo gravoso» per adempiere alla richiesta, citando una sentenza della Corte Suprema per cui le cause civili mosse contro l’ufficio esecutivo del Presidente sono inadeguate se non avanzate in circostanze straordinarie. Ma non è detto che la Chiesa si fermerà.

@frigeriobenedet

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