VERSO IL MEETING 5/Il Giobbe di Fabrice Hadjadj

Per il terzo anno consecutivo sarà ospite del Meeting di Rimini Fabrice Hadjadj. L'apprezzato oratore e saggista francese si presenterà nella veste poco conosciuta di drammaturgo proponendo al pubblico Job, Ou la tourture par les amis (Giobbe, o la tortura degli amici), rivisitazione in chiave moderna della storia del personaggio biblico del titolo

 Gli habitué del Meeting hanno già imparato ad apprezzarlo come oratore e saggista e anche in questa edizione avranno la possibilità di ascoltarlo perché,per il terzo anno consecutivo, Fabrice Hadjadj sarà a Rimini. Hadjadj è un’intersezione di fili: sia sotto il profilo biografico (è di origine ebraica, ha genitori tunisini, si è convertito al cattolicesimo in età adulta) sia sotto il profilo degli interessi culturali (filosofia, teologia e letteratura). Quel che il pubblico italiano non conosceva ancora del poliedrico pensatore francese è la sua produzione drammaturgica. Ora, grazie all’editore Marietti, il regista Andrea Carabelli e il Teatro degli Incamminati di Milano anche questa lacuna potrà essere colmata. Job, Ou la tourture par les amis (Giobbe, o la tortura degli amici) è la rivisitazione in chiave moderna della storia del personaggio biblico che nel testo di Hadjadj è immaginato afflitto in un letto di ospedale, dopo una vita di sofferenze.

 

Al suo capezzale si susseguono gli “amici”, ognuno dei quali è per analogia un tipo umano e una tentazione. Elifaz, che propone il rimedio della meditazione. La moglie, che lo vuole convincere della bontà di una puntura letale. Bildad, il fratello nichilista e rabbioso. Zophar, col suo Dio commercialista. La ragazza, inganno erotico di una purezza infantile. E così via in un climax ascendente che porterà davanti al letto di Giobbe l’ingannatore per eccellenza, il Diavolo. La tradizione volgare ha finito col rappresentare Giobbe come l’emblema dell’uomo paziente, lamentoso e, in fondo, un po’ inconsapevole del proprio sfortunato destino. Hadjadj ribalta la prospettiva. Giobbe è l’uomo che sa che esiste un solo modo per mantenersi tale: rimanere legato a Dio, l’unica certezza. Per questo, la sua vicenda non si chiude con una bestemmia, ma con un canto di gioia

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