Venezuela. «La polizia picchiava la gente disarmata che sfilava pacificamente»

Il vicepresidente del parlamento, Freddy Guevara, denuncia le violenze contro gli oppositori del regime di Maduro

Articolo tratto dall’Osservatore romano – Decine di studenti che manifestavano contro la riforma costituzionale proposta dal presidente venezuelano Nicolás Maduro sono stati malmenati, derubati e rinchiusi in un camion senza finestre dentro al quale agenti della polizia hanno lanciato un candelotto lacrimogeno. La repressione della protesta è stata ripresa da vari testimoni, che hanno pubblicato sui social network immagini e video, ed è stata denunciata dal vicepresidente del parlamento, Freddy Guevara.

Secondo le prime ricostruzioni una quarantina di studenti universitari sono stati fermati mentre si dirigevano verso la sede del consiglio nazionale elettorale (Cne). «Erano al riparo. I poliziotti hanno detto di uscire tranquilli, che non c’erano problemi. Poi, invece, li hanno riuniti, gli hanno sparato addosso i lacrimogeni, hanno aperto gli sportelli di un camion frigo, li hanno caricati come se fossero bestiame e se li sono portati via», ha raccontato alla stampa Guevara.

In almeno due video ripresi durante l’arresto dei giovani si vede un agente della polizia che, prima di chiudere gli sportelli del camion, lancia un candelotto lacrimogeno al suo interno. Secondo un altro dirigente dell’opposizione, David Smolansky, pattuglie della guardia nazionale avrebbero teso una imboscata al gruppo nel quale si trovava anche lui. «Abbiamo visto agenti rubare zainetti e cellulari, malmenare gente disarmata che stava sfilando pacificamente. Io stesso ho dovuto trarre in salvo un ragazzo su una sedia a rotelle che rischiava di rimanere asfissiato a causa dei gas», ha detto ancora Smolansky.

Inoltre tre giovani venezuelani sono stati uccisi la notte scorsa durante manifestazioni in vari punti del paese, portando così a 83 il numero di morti dall’inizio dell’ondata di proteste.

La situazione è estremamente tesa nel paese e si sta verificando anche uno scontro tra poteri. Il procuratore Luisa Ortega Díaz, imputata dal tribunale supremo di giustizia (Tsg), ha lanciato due nuove sfide al potere chavista, rendendo ancora più esplicita la sua ribellione contro il governo. La sua procura ha accusato il generale Antonio José Benavides Torres Etiquetas, ex comandante della guardia nazionale, di «gravi violazioni dei diritti umani» durante la repressione delle proteste che si susseguono nel paese da 90 giorni. Nell’atto di imputazione si specifica che in base alle 450 inchieste aperte in quel periodo «si sono registrati 23 casi di persone morte e altre 853 ferite per azioni attribuite a funzionari militari e della polizia». A questo si aggiunge, secondo il documento della procura, un «evidente impiego eccessivo della forza», così come «l’uso non autorizzato di armi da fuoco», il «trattamento crudele e le torture inflitte ai detenuti», e numerosi casi di «perquisizioni senza mandato e danni alla proprietà pubblica e privata» da parte delle forze di sicurezza.

Inoltre Luisa Ortega Díaz ha chiesto formalmente all’assemblea nazionale, dove l’opposizione detiene la maggioranza, di ratificare la nomina del suo viceprocuratore, Rafael González, che è stata dichiarata illegittima ieri dal Tsg. Lo stesso tribunale, però, considera l’intero parlamento illegale e non è disposto ad accettare eventuali decisioni dell’assemblea.

Foto Ansa

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