Una fantastica congiuntura nel segno dell’Amore che genera “Io” e popolo

Un Giuss, tre santi, una regina e un presidente di Lombardia. Tempi torbidi e confusi, ma la grazia non manca mai

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Questa è una settimana sfolgorante di «araldi del Vangelo», direbbe l’enciclica Evangelii Praecones del gran romano Pio XII. Il Papa che tra le rovine ancora fumiganti della seconda grande guerra lanciava i cristiani in missione, allorché «oggi quasi tutta l’umanità va rapidamente dividendosi in due schiere opposte, con Cristo o contro Cristo». Ebbene, questa settimana sono i 500 anni dalla nascita di santa Teresa D’Avila, torna la regina Teodolinda (dal 16 ottobre splende di nuovo il ciclo di affreschi dello Zavattari a Monza) e domenica, nel pieno di un Sinodo sulla famiglia ben combattutto da tutte le forze (compreso Belzebù, come ha detto Schönborn), papa Francesco proclama santi il papà e la mamma di santa Teresina di Lisieux.

Tutte personalità che come i personaggi dell’Annuncio a Maria di Paul Claudel «esprimono il genio del cristianesimo cattolico» (Giussani). Vale a dire esprimono l’amore generatore dell’umano secondo la sua dimensione totale, l’amore generatore della storia della persona in quanto generazione di popolo. Così, in un mondo che si riempie la bocca di amore e che in realtà si organizza per annientarlo nell’aridità infeconda del tenerume, in maniera speciale diversi pubblici segni ci richiamano la freschezza, potenza e maestà di un inizio di persona, e perciò di popolo, che dura, è vivente, sfonda le barriere spazio-temporali, ci parla e ama.

E vogliamo aggiungere un altro segno di provvidenza, e non è un ossimoro, poiché in nulla che c’è di buono al mondo manca la mano della Grazia? Un presidente di Regione, uomo di mondo e di banda jazz, che prosegue nel solco ambrosiano del progresso e dell’emancipazione civile del proprio territorio, macinando riforme (le recentissime su sanità, politiche familiari, reddito di autonomia) e pedalando contro il vento mediatico con un convegno in Expo (sabato 17 ottobre) che tira una riga antigender e dichiara secco: “Nutrire la famiglia per nutrire il futuro”. E bravo Maroni.

Così, anche in tempi torbidi e di grande confusione sotto il cielo, è eccellente non il caos che apre le porte alla rivoluzione grillista, genderista o islamista, è eccellente che noi possiamo metterci al seguito di una certa freschezza, potenza e maestà – come ci scrive un amico riportando un don Giussani d’antan – «perché c’è un brulichio di calore umano tra noi, un fermento generativo, un fermento operativo, una genialità creativa sull’umano! Se te ne ricordi soltanto al mattino, fa niente; il mattino è prezioso per questo; non ti preoccupare del dopo, tu rinnova ogni mattina questa domanda, coscientemente, ed essa darà frutti a suo tempo nella giornata. Come dice il racconto del pellegrino russo, Cristo bisogna pensarlo una volta al giorno, poi dieci, cento, mille volte, fino a diecimila volte al giorno, così che questa memoria si identifichi col respiro. E questo avviene, non solo nei santi che lo volevano, ma anche in noi; avviene in noi, solo che misteriosamente Cristo ci trattenga nella fedeltà, nella continuità». Buon inizio.

@LuigiAmicone

Foto Ansa

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