Un po’ di sussidiarietà per Milano. Coinvolgere il non profit nel Pnrr

Approvata una proposta per rendere partecipi i privati nella gestione del fondo. Forte: «Non ci si può limitare a tirare fuori dai cassetti i vecchi progetti»

Un po’ di sussidiarietà applicata al Pnrr. È questo quel che si potrebbe dire in merito alla proposta di delibera di iniziativa consiliare approvata ieri all’unanimità dall’Aula di Palazzo Marino. La proposta è stata presentata dal presidente e dal vicepresidente della Commissione Fondi Europei e Pnrr Carmine Pacente (Pd) e Matteo Forte (Milano Popolare).

Nel merito la proposta chiede di coinvolgere i privati profit e non profit negli investimenti del fondo per aumentare la dote di capitale finanziario, umano, culturale e sociale del capoluogo lombardo. Il sindaco Beppe Sala, presente in aula, ha salutato positivamente l’iniziativa: «È giusto aprire ai privati non solo perché è nella tradizione di Milano ma perché coinvolgere significa non solo una addizionalità dell’investimento ma ha anche un effetto leva politico».

Cooperazione e privato sociale

Il consigliere Forte ha spiegato la “ratio” della proposta: «Il coinvolgimento di privati profit e non profit è fondamentale perché le risorse del Pnrr e della nuova politica di coesione dell’Ue non siano sprecate. L’impressione, infatti, è quella di un grande intervento di manutenzione straordinaria, con lo sfruttamento da parte del Comune di risorse in sostituzione della propria spesa per investimenti. Gli interventi di restyling del patrimonio residenziale pubblico, l’efficientamento energetico di alcuni edifici, la messa in sicurezza delle palestre delle scuole hanno sicuramente un impatto immediato sul Pil locale attraverso l’aumento della domanda aggregata, ma nulla di più. Il coinvolgimento di operatori privati, come deliberato oggi dall’aula, può garantire invece quell’aumento di dote di capitale finanziario, umano, culturale, sociale, ecc. che è tra gli obiettivi dello stesso Pnrr».

«Un coinvolgimento – ha precisato il consigliere di Milano Popolare – che non deve solo riguardare il privato profit, ma anche quel mondo della cooperazione e del privato sociale che da un lato attiva quella soggettività della società, che è altra rispetto a quella del mero mercato e del settore pubblico, e dall’altro in collaborazione la business comunity è capace di costruire soluzioni economicamente sostenibili in grado di offrire soluzioni che riducano quelle grandi disuguaglianze che, per esempio, proprio il fattore casa ha contribuito a generare in questi anni a Milano».

Un po’ di esempi

«Limitarsi a tirare fuori dai cassetti i vecchi progetti rischia di avere azzerare qualunque impatto sulla crescita – ha sottolineato Forte -. Per esempio: dei 13 interventi in materia di edilizia scolastica, solo 2 riguardano la realizzazione di nuove strutture e scuole per l’infanzia, segnando un possibile ma altrettanto risibile aumento dell’offerta di lavoro limitatamente alla porzione di popolazione dei quartieri interessati. Oppure: se la creazione di nuove infrastrutture, o l’ampliamento e rafforzamento del trasporto locale con la metrotramvia 7 e l’acquisto di 374 nuovi mezzi tra cui filobus, tram e bus elettrici, per quanto comportino poi un aumento dei costi per il gestore, cioè Atm, rappresenta una crescita potenziale di medio termine, per quanto riguarda il 15% destinato alla sistemazione degli spazi pubblici con interventi nelle strade e piazze interessate dalla M4 o all’ampliamento della ciclabilità non si può dire certo lo stesso».

Foto Ansa

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