Udienza generale, Papa: «Anche davanti alla morte la volontà di Dio non è giogo di schiavitù»

Il Papa, nella consueta Udienza generale del mercoledì, ha commentato il salmo 119 in cui «anche i versetti maggiormente segnati dal dolore, dal senso di buio rimangono aperti alla speranza e anche davanti alla prospettiva angosciante della morte, i comandi del Signore sono i punti di riferimento»

«Vi troviamo la lode, il ringraziamento, la fiducia, ma anche la supplica e il lamento, sempre però pervasi dalla certezza della grazia divina e della potenza di Dio». Sono queste le parole del Papa che, durante l’Udienza generale di questa mattina, ha commentato il salmo 119 (118 secondo la tradizione greco-latina). «Anche i versetti maggiormente segnati dal dolore – ha continuato – e dal senso di buio rimangono aperti alla speranza e sono permeati dalla fede (…) anche davanti alla prospettiva angosciante della morte, i comandi del Signore sono i punti di riferimento e la sua speranza di vittoria: “Per poco non mi hanno fatto sparire dalla terra ma io non ho abbandonato i tuoi precetti” (dice il Salmista, ndr)». Ma di che comandi si tratta? Quale legge può salvare l’uomo dalla prospettiva della morte? Benedetto XVI lo spiega parlando della Nuova Alleanza in cui Dio si fa carne: «L’ascolto della Parola è incontro personale con il Signore della vita, un incontro che deve tradursi in scelte concrete e diventare cammino e sequela». Dio chiede di abbandonare i propri progetti per la felicità eterna che si guadagna stando con Lui.

 

Perciò, continua il Pontefice «Gesù addita la strada dell’osservanza della Legge, ma indicando come fare per portarla a completezza: “Una cosa sola ti manca (dice al giovane ricco, ndr): và vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!”. Il compimento della Legge è seguire Gesù, andare sulla strada di Gesù, in compagnia di Gesù». Il Santo Padre ha sottolineato la bellezza che nasce dal fare questo. Infatti, è di amore per la Parola di Dio che «è tutto pervaso questo Salmo, che ne celebra la bellezza, la forza salvifica, la capacità di donare gioia e vita. Perché la Legge divina non è giogo pesante di schiavitù, ma dono di grazia che fa liberi e porta alla felicità. “Nei tuoi decreti è la mia delizia, non dimenticherò la tua parola”, afferma il Salmista, e ancora: “Guidami sul sentiero dei tuoi comandi, perché in essi è la mia felicità. Quanto amo la tua legge! La medito tutto il giorno”. La Legge del Signore, la sua Parola, è il centro della vita dell’orante; in essa egli trova consolazione, ne fa oggetto di meditazione, la conserva nel suo cuore: “Ripongo nel cuore la tua promessa per non peccare contro di te”, è questo il segreto della felicità del Salmista». La realizzazione di questa felicità si compirà perfettamente nell’attuazione della volontà di Dio da parte della Vergine Maria, che “custodiva e meditava nel suo cuore” «le parole che le erano state rivolte e gli eventi meravigliosi in cui Dio si rivela, chiedendo il suo assenso di fede. È lei, infatti, la vera beata, proclamata tale da Elisabetta perché “ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”».

 

Il papa ha infine ricordato i Leviti, i membri della tribù israeliana che, a differenza di tutto il resto del popolo, non avevano una terra né fissa dimora. Perché, ha sottolineato il Papa, come dice il versetto 57 del Salmo 119, « “La mia parte è il Signore” (…) interamente donati al Signore, devono vivere di Lui solo, abbandonati al suo amore provvidenziale (…) perché Dio è la loro parte di eredità, Dio è la loro terra, che li fa vivere in pienezza». Si capisce perché «questi versetti sono di grande importanza anche oggi (…). Innazitutto per i sacerdoti, chiamati a vivere solo del Signore (…) avendo Lui come unico bene e unica fonte di vera vita. In questa luce si comprende la libera scelta del celibato per il Regno dei cieli da riscoprire nella sua bellezza e forza». Ma il Signore e la sua parola devono diventare la scelta radicale di ogni cristiano per «essere testimoni del Vangelo».

 

Occorre dunque lasciare che «il Signore ci metta nel cuore questo amore per la sua Parola, e ci doni di avere sempre al centro della nostra esistenza Lui e la sua santa volontà. Chiediamo che la nostra preghiera e tutta la nostra vita siano illuminate dalla Parola di Dio, lampada per i nostri passi e luce per il nostro cammino, come dice il Salmo 119, così che il nostro andare sia sicuro, nella terra degli uomini. E Maria, che ha accolto e generato la Parola, ci sia di guida e di conforto, stella polare che indica la via della felicità. Allora anche noi potremo gioire nella nostra preghiera, come l’orante del Salmo 16, dei doni inaspettati del Signore e dell’immeritata eredità che ci è toccata in sorte: “Il Signore è mia parte di eredità e mio calice (…) Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi: la mia eredità è stupenda”».

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