Trump taglia i fondi federali pro aborto nel mondo e l’Europa annuncia: «Paghiamo noi»

Olanda, Svezia, Danimarca, Belgio, Lussemburgo, Finlandia, Canada e Capo Verde promettono di raccogliere 600 milioni di dollari in quattro anni. «Ne va dei diritti di genere»

Poche ore dopo il giuramento come 45mo presidente degli Stati Uniti, fatto il suo ingresso alla Casa Bianca, Donald Trump ha subito firmato un ordine esecutivo molto importante per il partito repubblicano: quello che ristabilisce il bando sull’erogazione di fondi federali alle Ong internazionali che praticano aborti o forniscono informazioni a riguardo (il cosiddetto “Mexico City policy”).

NESSUNA NOVITÀ. La misura non è eccezionale. Il bando, introdotto nel 1984 da Ronald Reagan, è sempre stato revocato dai presidenti democratici al potere (l’ultima volta con Barack Obama) e rimesso da quelli repubblicani. La decisione di Trump, inoltre, incontra il favore dei suoi concittadini: l’83 per cento degli statunitensi è contrario all’erogazione di questi fondi e, dicono sempre i numeri, la maggioranza di loro (6 su 10) si oppone all’uso dei proventi delle tasse per finanziare l’aborto negli Stati Uniti.

CI PENSA L’EUROPA. Contrariamente agli anni passati, questa volta il provvedimento ha scatenato l’ira dei pro-choice americani e di tutto il resto del mondo. Addirittura otto paesi (sei europei) hanno annunciato che finanzieranno loro l’aborto nel mondo per riempire le casse del fondo svuotato da Trump. Così, Olanda, Svezia, Danimarca, Belgio, Lussemburgo, Finlandia, Canada e Capo Verde hanno annunciato che costituiranno un fondo con 600 milioni di dollari per i prossimi quattro anni.

«DIRITTI DI GENERE». Isabella Lovin, vice primo ministro svedese, ha dichiarato a Reuters: «Il 2 marzo ci sarà una conferenza per lanciare la campagna di raccolta fondi per aiutare i progetti delle organizzazioni non governative» che finanziano l’aborto nel mondo. «L’ordine esecutivo di Trump può essere davvero pericoloso per tante donne. Se le donne non possono controllare i loro corpi e il loro destino potrebbero esserci serie conseguenze per il raggiungimento degli obiettivi globali nel campo dei diritti di genere».

Foto Ansa/Ap

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