Transmania, la clamorosa inchiesta di due femministe sul business delle transizioni

Nessuno in Francia, prima di Dora Moutot e Marguerite Stern, aveva osato indagare sui ricchissimi “filantropi” e le Ong che fanno valanghe di soldi grazie all’ideologia trans

Parigi. Non è facile denunciare certe ideologie considerate “progressiste” soprattutto se sei una femminista che si è fatta un nome con una pagina Instagram sul piacere sessuale al femminile, @tasjoui, e sei un ex Femen diventata famosa per una serie di collage contro i femminicidi.

Ma Dora Moutot e Marguerite Stern non hanno esitato un secondo quando la casa editrice Magnus si è offerta per mettere nero su bianco la loro battaglia contro le derive dell’ideologia trans, di raccogliere in un unico testo la loro esperienza di femministe oggi considerate infrequentabili perché “colpevoli” di aver detto e spiegato che essere donna non è una sensazione ma una realtà corporale. Ne è uscita un’inchiesta dettagliata e rigorosa, Transmania, che racconta l’espansione e l’infiltrazione di questa «frenesia compulsiva e irrazionale» in tutte le sfere della società, dallo sport all’istruzione, fino all’università e alla sanità.

Marguerite Stern, a sinistra, e Dora Moutot (foto da Femelliste)

Chi sono i ricchissimi “filantropi” che foraggiano la transmania

«Affermare che le donne sono delle femmine è stato uno dei fatti più importanti della nostra vita. Detta così, può sembrare strana come cosa, ma c’è stato un prima e un dopo. Da quattro anni riceviamo insulti e minacce a ritmo quotidiano. Twitter e Instagram hanno cancellato e censurato i nostri account diverse volte. Tra i tweet censurati: “Le donne sono femmine Homo sapiens e gli uomini sono maschi Homo Sapiens”. Dora ha perso tutti i suoi contratti. Marguerite si è presa un uovo in testa. Si è creato un vuoto intorno a noi. Hanno iniziato a martellarci con una parola che non avevamo mai sentito prima: “Terf”. Questa parola si riferisce alle donne come noi. Donne che dicono che essere donna non è un sentimento, ma una realtà biologica, che non esiste “nascere nel corpo sbagliato” e che gli uomini non hanno nulla a che fare con gli spogliatoi e le gare sportive femminili», si legge nella presentazione della loro inchiesta.

La seconda parte di “Transmania” è la più interessante. Perché nessuno in Francia, prima delle due femministe, aveva osato abbattere il tabù del business delle transizioni di genere, parlare apertamente dei “filantropi” e delle Ong che macinano soldi, valanghe di soldi, grazie all’ideologia trans. «Se la transmania avanza così rapidamente, è perché dietro ci sono molti soldi. E non si tratta di quelle collette online che vengono lanciate per finanziare le transizioni di individui isolati. Si tratta di ricchissimi “filantropi”, attraverso una miriade di fondazioni e Ong», scrivono Dora Moutot e Marguerite Stern nel capitolo dedicato al finanziamento del transgenderismo.

Il miliardario Jon Stryker, omosessuale, erede della Stryker Corporation

«Negli Stati Uniti, nel 2021, secondo un rapporto di Lgbt Funders, sono stati distribuiti 36 milioni di dollari per sostenere le rivendicazioni transgenderiste. A titolo comparativo, nel 2012, questa somma era di 4 milioni. Un altro rapporto, The Global Philantropy Project, ci dice che il finanziamento dei diritti in materia di identità di genere a livello mondiale rappresentava più di 13 milioni di dollari nel 2020, mostrando un aumento del 6 per cento rispetto all’anno precedente. Ora, la questione scottante: da dove vengono tutti questi soldi? E soprattutto, dove vanno a finire? Perché così tanti soldi per una piccolissima minoranza di persone confrontate ad alcuni problemi identitari? Ci sono forse dei profitti da trarre?».

Attualmente il principale “benefattore” della causa trans è Jon Stryker, omosessuale, nipote dell’inventore del letto ospedaliero. È l’erede della Stryker Corporation, impresa americana specializzata nella fabbricazione di materiale medico che, nel 2022, ha generato un fatturato di 18,44 miliardi di dollari. «Una parte significativa della fortuna di Jon Stryker è stata reinvestita nella fondazione Arcus, che ha creato per sostenere due grandi tematiche: la preservazione delle grandi scimmie e la causa Lgbt. Una scelta curiosa e antinomica: natura contro transumanesimo, industria farmaceutica e capitalismo. Nel 2021, la fondazione ha stanziato 33 milioni di dollari per una serie di borse, buona parte delle quali viene redistribuita ogni anno a delle Ong che operano per normalizzare e istituzionalizzare il transgenderismo», raccontano le due autrici.

Jennifer Pritzker, transgender, ex militare, erede dell’impero alberghiero Hyatt, ha investito 2 milioni di dollari per creare la prima cattedra di studi sul transgenderismo all’Università di Victoria e 1 milione nell’ospedale pediatrico di Lurie a Chicago che ha un reparto per i bambini “trans”

Jennifer (una volta James) Pritzker, ex militare, trans, erede dell’impero alberghiero Hyatt

Arcus, dunque Stryker, finanzia quasi tutto l’ecosistema delle associazioni veicolanti l’ideologia trans, e la sua influenza va ben oltre le frontiere americane, perché sostiene anche Transgender Europe e Ilga (International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association), influente associazione Lgbtq internazionale fondata nel 1978. Assieme a Jon Stryker, è Jennifer Pritzker (che prima della transizione si chiamava James), ex militare e erede dell’impero alberghiero Hyatt, la più importante finanziatrice della causa trans. Prtizker ha creato la fondazione Tawani per finanziare la “transmania” e soprattutto ha investito 2 milioni di dollari per creare la prima cattedra di studi sul transgenderismo all’Università di Victoria, nella Colombia Britannica, in Canada, e 1 milione nell’ospedale pediatrico di Lurie a Chicago che ha un reparto per i bambini “trans”.

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In totale, si contano circa una ventina di filantropi che finanziano attivamente e lautamente la causa trans, fra cui MacKenzie Scott, ex moglie di Jeff Bezos e terza donna più ricca del mondo, Peter Buffet, figlio del celebre uomo d’affari Warren Buffet, con la sua NoVo Foundation, ma anche Roy P. e Sheri Disney, eredi di Walt Disney. «Questa rete di filantropi è ben organizzata. Nel 2015, era stata creata la “Global Trans initiative” che aveva raccolto più di 20 milioni di dollari per la causa. Nel 2023, Lgbt Funders ha iniziato una nuova campagna di finanziamento intitolata “Trans Futures Funding Campaign”».

Tra gli investitori delle Ong trans, AbbVie, produttore dei bloccanti

Se alcuni di questi “benefattori”, come sottolineano le due autrici, sono probabilmente animati dalla convinzione di agire per la giustizia sociale, perché sono loro stessi trans (Jennifer Pritzker), o perché hanno dei membri della famiglia in quella situazione, altri lo fanno soprattutto per interessi economici. «Non bisogna dimenticare che tra gli ormoni, le operazioni chirurgiche e i gadget, il mercato del gender è estremamente lucrativo (…). Secondo la società 360 Research, il mercato mondiale della riassegnazione sessuale è stimato a 279,1 milioni di dollari per il 2022 e dovrebbe raggiungere quota 619 milioni nel 2028. Grand View Research stima che, da solo, il mercato della transizione ormonale valeva 1,6 miliardi di dollari nel 2022 nel mercato US e dovrebbe crescere del 4 per cento da qui al 2030», riportano Dora Moutot e Marguerite Stern.

Fra gli investitori delle Ong transgenderiste si trovano anche diversi laboratori farmaceutici, come AbbVie, che produce il Lupron, farmaco utilizzato come bloccante della pubertà: «AbbVie ha fatto un dono di 50mila dollari al Trevor Project, che sostiene i giovani Lgbt di meno di 25 anni, e ha versato 125mila dollari alla Pediatric Endocrine Society. AbbVie figura anche tra i “donatori” sul sito di TheGenderCool Project, associazione che promuove il transgenderismo nei bambini».

Foto di Norbu GYACHUNG su Unsplash

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