Tangenti Finmeccanica. L’ambasciatore Romano scrive sul Corriere quel che nemmeno Tempi oserebbe pensare

Rispondendo ad un lettore, l'ex ambasciatore scrive: «Le tangenti pagate all’estero possono essere considerate un inevitabile tributo allo stato di sviluppo dei nostri clienti».

Quando durante la campagna elettorale ci provò Silvio Berlusconi, a difendere l’operato di Finmeccanica nell’indagine sulle presunte tangenti indiane, la reazione più pacata fu quella del suo diretto avversario Pier Luigi Bersani, che sbottò: «Basta con le tangenti e basta anche con Berlusconi».
I giornali e le agenzie si riempirono immediatamente di titoli e dichiarazioni indignate contro “l’elogio della corruzione” dell’impresentabile Cavaliere.

A occhio sarà più difficile, invece, prendere a male parole per il medesimo motivo anche un totem del giornalismo italiano come l’ex ambasciatore Sergio Romano, editorialista del Corriere della Sera e curatore per lo stesso quotidiano della rubrica dei lettori che fu già di Indro Montanelli e Paolo Mieli. Il problema delle tangenti pagate dai grandi gruppi industriali occidentali a funzionari dei paesi in via di sviluppo per aggiudicarsi preziose commesse è «molto complicato», scrive diplomaticamente Romano rispondendo a un lettore nell’edizione odierna del Corriere.

Già, perché si fa presto, continua Romano, a scandalizzarsi per “come va il mondo” per noi occidentali che «abbiamo più alti standard di moralità». Ma occorre rendersi conto che non tutti ragionano come noi. E infatti «per qualche tempo alcuni Paesi, fra cui la Germania, hanno cercato di fare una distinzione fra tangenti interne ed esterne sanzionando le prime e chiudendo un occhio sulle seconde». Il punto è che ora – come molti osservatori hanno fatto notare quando è esploso il caso Finmeccanica, nel quale peraltro il versamento della presunta mazzetta è ancora tutto da dimostrare – la convenzione anticorruzione dell’Ocse pretende che «anche le tangenti esterne venissero punite». Tuttavia, obietta l’ex ambasciatore, «forse stiamo andando un po’ troppo di corsa. Piuttosto che cercare di fare pulizia anche in casa d’altri dovremmo limitarci a fare pulizia in casa nostra. Se non creano evasione fiscale e arricchimenti indebiti nel proprio Paese, le tangenti pagate all’estero possono essere considerate un inevitabile tributo allo stato di sviluppo dei nostri clienti».

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