Storie di tre martiri per festeggiare il 25 aprile: Bisagno, Rivi, Olivelli

Le vicende del giovane seminarista ucciso dai partigiani, del comandante ligure e del giovane ex fascista diventato beato

Siamo un paese che vive di polemiche e, inutile nasconderlo, l’idea di una memoria condivisa è una chimera. Lo si è visto anche quest’anno in occasione dei festeggiamenti del 25 aprile, data della liberazione. Puntuali, sono arrivate anche le polemiche. C’è poco da farci: sebbene negli anni diversi storici abbiano mostrato che furono numerosi i gruppi partigiani rossi colpevoli di eccidi, pare che una parte del paese non voglia ammettere che, accanto a comportamenti eroici, vi fu anche chi si macchiò di orrendi delitti.

Ma la storia è storia, e andrebbe raccontata tutta e per intero, non solo quella “consentita” dalla storiografia di sinistra. Tempi, negli ultimi anni, s’è soffermato su tre figure esemplari: Rolando Rivi, Aldo Gastaldi detto Bisagno e Teresio Olivelli. Qui di seguito vi proponiamo in breve alcuni loro ritratti, rimandandovi nei link agli articoli di approfondimento.

Rolando Rivi, il giovane seminarista martire

Proclamato beato da papa Francesco, il seminarista Rolando Rivi fu ucciso quattordicenne dai partigiani il 13 aprile 1945. La sua storia la conoscete: accusato di fare la spia, fu portato dai partigiani nel bosco di Monchio (Mo), malmenato e infine assassinato “in odium fidei”. È morto sussurrando le parole «io sono di Gesù». Per anni, la sua figura è stato osteggiata. Settantré anni dopo il suo assassinio, il suo martirio ha portato frutto: l’anno scorso, Meris Corghi, figlia del partigiano Giuseppe che uccise il giovane seminarista, ha chiesto perdono ai fratelli e al cugino del beato, Alfonso, e ad altri familiari. Un fatto eclatante e commovente, come spiegò a Tempi in un’intervista monsignor Massimo Camisasca, vescovo di Reggio Emilia: «Il seme di Rolando è fiorito facendo cose nuove e redimendo il male passato».

Bisagno, il primo partigiano d’Italia

La straordinaria storia di coraggio e fede di questo partigiano è stata raccontata in un bel documentario da Marco Gandolfo e da Giampaolo Pansa nel suo Uccidete il comandante bianco. Dopo l’8 settembre, Gastaldi si rifugiò a Cichero, alle pendici del monte Ramaceto sull’Appenino ligure e lì iniziò a guidare un gruppo di partigiani. Bisagno era apolitico e cattolico. Il suo modo di combattere – che evitava l’accanimento contro i nemici fascisti – gli attirò i sospetti dei partigiani rossi tanto che molti sostengono che da loro sia stato ucciso il 21 maggio 1945 a Desenzano del Garda. Amatissimo dai suoi compagni e dalla popolazione, fu insignito dell’onorificenza di “primo partigiano d’Italia”.

Teresio Olivelli, il primo partigiano proclamato beato

Teresio Olivelli è il primo partigiano italiano canonizzato dalla Chiesa cattolica. Giovane di Azione cattolica e poi della Fuci, fascista militante, combatté in Spagna contro i comunisti, si allontanò dall’ideologia dei neri nel 1941 mentre si trovava in Russia. Capace di gesti coraggiosi – come quello di portare il distintivo dell’Ac anche dopo che l’associazione era stata sciolta dal regime o di difendere uno studente ebreo al Collegio Ghislieri di Pavia dai bulli che lo avevano preso di mira – si distinse in combattimento tanto da meritarsi la medaglia d’oro al valor militare e la medaglia d’oro della Resistenza, cui si unì una volta rientrato in Italia. È l’autore de La Preghiera del Ribelle e morì il 17 gennaio 1945 a 29 anni nel lager nazista di Hersbruck, vittima di un pestaggio per aver preso le difese di un altro prigioniero. La Chiesa lo ha canonizzato riconoscendolo “martire della carità”.

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