La legge sull’eutanasia assolve l’uomo che uccise la moglie in video

Tutto è andato secondo i piani. Quelli di Hernández che nel 2019 porse una cannuccia immersa nel pentobarbital alla moglie malata di sclerosi multipla davanti alle telecamere. E quelli del governo che ha così legalizzato la morte assistita

Un frame del video e girato da Ángel Hernández il 2 aprile 2019 prima di uccidere la moglie María José Carrasco. Il caso ha sdoganato la legge sull’eutanasia in Spagna

Ángel Hernández, il 72enne che nell’aprile del 2019 porse una cannuccia immersa in un bicchiere di letale pentobarbital a sua moglie María José Carrasco, è stato assolto dal reato di aiuto al suicidio assistito. Il pubblico ministero ha ritirato l’accusa dopo l’entrata in vigore della legge spagnola sull’eutanasia, legge che il tribunale ha applicato retroattivamente salvando Hernández dal carcere.

Tutto è andato secondo i piani. Quelli dell’uomo che il 2 aprile di due anni fa, nella sua casa nel quartiere di Saconia, a Madrid, puntava una telecamera sulla moglie avvolta da una coperta viola, gli occhi appuntiti e divoranti che guardavano altrove con l’insofferenza di chi era stato colpito trent’anni prima dalla sclerosi multipla fino all’invalidità.

«Bene, María José, registreremo questa testimonianza, perché è molto importante per noi lasciare traccia del desiderio che tu vuoi che si realizzi, il suicidio». María annuisce. «Sei ancora dell’idea di volerti suicidare?». «Sì». «Vuoi aspettare?». «No». «Vuoi che si faccia adesso?». «Sì». «Sai che devo aiutarti? Che non c’è nessuno che possa aiutarti…». «Sì, lo so».

«Vuoi ucciderti?». «Sì?»

Un dialogo glaciale e sussurrato in una casa abitata da centinaia di libri, foto, un ritratto in bianco e nero di una giovane ragazza (María stessa?), il sole che filtrava da tendaggi chiarissimi. Il preludio a una morte tra le mura domestiche.

«Sai, me l’hai chiesto molte volte, molte, più di quanto fosse necessario. Io ero certo che venisse approvata l’eutanasia, ma poi ovviamente… Oggi è il 2 aprile 2019. Vuoi quindi insistere e ucciderti?». «Sì». «Vediamo, vuoi che prepari tutto e lo facciamo domani?». «Sì. Prima è, meglio è». «L’unica cosa che mi preoccupa è che non puoi bere liquidi perché hai problemi di deglutizione. E non è solo perché ti senti soffocare, ma perché ti costa molto lavoro, ti affatichi ogni volta che mangi qualcosa. Questa è l’unica preoccupazione che ho. Ma tu vuoi andare avanti, vero?». «Sì».

L’eutanasia «che desideravi»

Poi la telecamera si era spenta. Per riaccendersi la mattina dopo, tapparelle abbassate, un neon puntato sul volto impassibile di María sprofondata nel cuscino, le dita ossute che stringono le braccia conserte.

 «María José, è giunto il momento, quello che tanto desideravi. Ti presterò le mie mani, visto che non puoi usare le tue. Per prima cosa proviamo un po’ d’acqua perché non so se riesci a deglutire. Se vediamo che non puoi ingoiare…» (Maria deglutisce veloce e annuisce convinta verso il marito. Continuerà a spostare lo sguardo su di lui e la cannuccia verde) «Te lo do allora». «Sì». «Bene, avanti». (Il video si interrompe. El País ed El Mundo che lo pubblicheranno pochi giorni dopo decisero di non trasmettere le immagini in cui si vede María che ingerisce il liquido e muore. Si sentono solo le parole di . Hernández) «Vediamo, dammi la mano, voglio guardare spegnersi definitivamente la tua sofferenza, calmati, ora ti addormenti subito».

E Sánchez promise l’eutanasia

Hernández aveva dunque caricato il video su YouTube, si era consegnato alle autorità, aveva passato una notte in cella, era comparso la mattina dopo davanti a un giudice che lo aveva rilasciato in attesa di processo per omicidio. Ma il suo piano aveva funzionato. Tutto è andato secondo i piani. Quelli dell’uomo, ma anche quelli del governo. Alla vigilia delle elezioni Pedro Sánchez aveva promesso la legalizzazione dell’eutanasia al grido di «Hernández deve essere perdonato» e della morte di María come «di un atto d’amore che poteva essere evitato».

Evitato da cosa? Dalla legge entrata in vigore il 25 giugno 2021 che, ha spiegato il pubblico ministero assolvendo Hernández, riconosce «il diritto di porre fine alla vita in situazioni di malattia grave, cronica e invalidante o malattia grave e incurabile, tutelando così legalmente un diritto che in precedenza non aveva copertura legale (…) I requisiti per comprendere che la condotta del signor Hernández non dovrebbe essere soggetta a rimprovero penale sono stati soddisfatti».

«Non dormire, voglio morire»

María si era arrabbiata quando, sei mesi prima di ingoiare il pentobarbital, un giornalista del Pais le aveva chiesto se non avrebbe preferito, invece di togliersi la vita, affidarsi quando sarebbe stato il momento giusto alle cure palliative: «Non voglio andare a dormire, voglio morire», aveva ribadito secca la donna. Hernández si era infuriato quando il giudice dell’istruttoria di Madrid aveva provato a deferire il suo caso a un tribunale per la violenza di genere, avendo stabilito la Corte Suprema che qualsiasi «atto violento contro una donna da parte del suo partner dovrebbe essere considerato violenza sessista». Ma la notizia non fece che rafforzare l’opinione di politica e associazioni sulla «necessità di regolamentare l’eutanasia e toglierla dal codice penale».

Tutto è andato secondo i piani. L’ultimo atto di un film iniziato con l’ostinata ripresa degli ultimi istanti di vita di una donna, con l’invito a guardare fino all’ultimo macabro dettaglio, si è dunque concluso in aula, con il trionfo di una legge e l’assoluzione di un uomo. Ma dove porti il trionfo di una convinzione più forte di ogni pietà (ai bambini, i disabili, i malati psichici), è un film che tra Svizzera, Canada e Paesi Bassi abbiamo già visto.

Exit mobile version