Sono stato rinviato a giudizio. Finalmente posso parlare e scrivere. Anche del comunicato della Procura

I tre stralciati a causa del patteggiamento non solo non avevano patteggiato, ma nemmeno avevano richiesto il patteggiamento facendo risultare il comunicato del capo della Procura un clamoroso falso

Sono stato rinviato a giudizio. Finalmente potrò parlare e scrivere. Negli anni ho avuto altri rinvii a giudizio, ma non ero mai andato alle udienze preliminari, è abbastanza inutile. Questa volta ho partecipato a tutte le sedute, volevo essere protagonista di quel che succedeva.

Questa volta c’era di più: il tentativo di acquisire delle prove contro gli imputati attraverso la richiesta di un “incidente probatorio” di alcuni co-indagati, che erano stati stralciati dal processo perché avevano chiesto il patteggiamento.

Si legge, infatti, nel comunicato stampa del capo della Procura, Edmondo Bruti Liberati, dell’8 maggio 2013: «Le posizioni di Maugeri, Passerino, Mozzali sono state stralciate in quanto gli stessi hanno avanzato in riferimento a tutte le ipotesi loro contestate, istanze di patteggiamento che sono in corso di valutazione».

Prima sorpresa, dunque: i tre stralciati a causa del patteggiamento, non solo non avevano patteggiato, ma nemmeno avevano richiesto il patteggiamento, facendo così risultare il comunicato del capo della Procura un clamoroso falso. Il perché, per mesi e mesi (quasi un anno), i tre graziati e i loro difensori si fossero dimenticati e non avessero chiesto di patteggiare, è emerso quando uno dei tre si è rifiutato di continuare a reggere la pantomina e, in sede di udienza, ha così dichiarato: «La procura ha inteso pretendere il mio esame in sede di incidente probatorio senza neppure esprimere il proprio consenso/dissenso su una ragionevole, sebbene mai formalizzata, istanza di patteggiamento; in tal senso la Procura ha, del resto, sempre dichiarato che il patteggiamento avrei dovuto “meritarlo” in sede di incidente probatorio; le ragioni di un simile atteggiamento da parte della Procura sono – oggi, in particolare – del tutto evidenti; rimasta ancora senza esito l’istanza formale proposta e riunito il mio procedimento a quello dei co-imputati, dichiaro di non intendere sottopormi ora ad un “esame al buio” e di volerlo rinviare alla sua sede naturale: il dibattimento» (Costantino Passerino, dichiarazione depositata, 17.02.14).

Come gli altri due avessero “MERITATO” il patteggiamento si è capito dalle misere parole accusatorie rivolte confusamente agli altri inquisiti secondo una rappresentazione teatrale tanto preparata quanto mal riuscita (i “non so”, “non ricordo”, “non c’entravo io”, sono stati preponderanti). Addirittura, più volte, quando i nostri avvocati facevano loro delle domande, questi, prima di rispondere, guardavano i pm per capire come farlo. Tanto che sono stati continuamente richiamati a guardare in faccia il giudice anziché i pm.

Che cosa hanno dunque “meritato”? Che il 16 aprile i pm dichiareranno il loro parere favorevole al patteggiamento, con relative clausole economiche.

La dichiarazione sopra riportata di Passerino è stata definita dal professor Luigi Stortoni, difensore di Roberto Formigoni, una delle pagine più buie della giustizia italiana. Esposti e questioni su questo punto sono state prodotte e attendiamo l’esito che ridia fiducia nella giustizia anche agli inquisiti che lottano per dimostrare la propria lecita condotta.

Agli amici, ma anche ai numerosi “diversamente amici” e ai nemici, voglio dire che l’udienza preliminare è andata bene; l’imputato teste principale del teorema accusatorio “NON HA MERITATO” di patteggiare, anzi si è rifiutato di meritarselo e potrà così liberamente affrontare accuse e difendersi come noi tutti auspichiamo, anche se, da quanto visto, sono disposti anche a divulgare comunicati stampa dal contenuto falso.

In merito alle motivazioni dell’udienza preliminare vi chiedo ancora la pazienza di aspettare il mio contributo nei prossimi giorni. Sicuramente in conflitto di interesse come imputato giornalista, ma molto attendibile come fonte.

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