Siria, ricordate l’attacco “chimico” a Douma? Opac: Nessuna prova

Avevano torto Macron e Trump, che usarono il presunto utilizzo di gas denunciato dai jihadisti per cercare di abbattere Assad. Avevano ragione i cristiani perseguitati, dicendosi «nauseati dal giornalismo di parte»

Avete letto nei giorni scorsi titoloni sulla grande stampa italiana e internazionale a proposito delle conclusioni provvisorie dell’Opac (Organizzazione per la proibizioni delle armi chimiche) sul presunto attacco chimico di Douma che l’esercito del presidente siriano Bashar al-Assad avrebbe condotto il 7-8 aprile contro i ribelli jihadisti assediati nel Ghouta orientale? Avete letto dichiarazioni da parte del presidente francese Emmanuel Macron o quello americano Donald Trump o della premier inglese Theresa May, che per punire «l’animale Assad» organizzarono un attacco congiunto di risposta il 13 aprile? No, perché non è stato scritto nulla. E non è un caso.

IL RAPPORTO. In un rapporto Opac del 6 luglio si legge infatti che «dai risultati è emerso che non sono stati usati gas nervini o prodotti derivati» a Douma. Nell’attacco del 7 aprile morirono 40 civili (anche se all’inizio si parlava di «centinaia»), una delle tante orribili stragi di questi otto anni di guerra, un attacco terribile tanto quanto quelli compiuti dai terroristi, che per anni hanno lanciato migliaia di razzi e colpi di mortaio sui quartieri di Damasco, uccidendo centinaia di civili, tra cui molti bambini (visto che colpivano soprattutto le scuole). Non c’è da stupirsi se l’intera popolazione della capitale non vedesse l’ora che il Ghouta orientale fosse liberato. Assad, inoltre, stava per conquistare il sobborgo di Damasco e l’unico modo per impedirlo era spingere la comunità internazionale ad intervenire.

PROPAGANDA E AZZARDI. Dopo i raid aerei delle forze lealiste, i jihadisti diffusero foto e video terribili di bambini colpiti da crisi respiratorie, decine di corpi ammassati nelle case, dichiarazioni di medici che denunciavano l’utilizzo di gas contro la popolazione. Di certezze, visto il sapiente uso della propaganda informativa compiuto dai “ribelli” negli anni, non ce ne sono mai state. E anche per questo, in assenza di prove certe, l’attacco condotto da Francia, Usa e Inghilterra, che si è poi rivelato una farsa, è apparso quanto meno prematuro e azzardato.

LE PAROLE DEI LEADER. Il 9 aprile Trump annunciava «decisioni importanti entro le prossime 24-48 ore» e accusava Russia e Iran «di appoggiare l’animale Assad». L’11 aprile Macron dichiarava in un’intervista esclusiva a Tf1 di avere «le prove dell’uso di armi chimiche in Siria a Douma». Il 13 aprile centinaia di missili venivano lanciati contro contro tre obiettivi del regime per obbligarlo «a non usare più agenti proibiti». Il 17 aprile il presidente francese si vantava davanti al mondo: «A quelli che si indignano di fronte alle immagini che abbiamo visto di donne e bambini, chiedo: dovevamo restare seduti? I diritti sono per noi, i principi sono per noi, ma la realtà è per gli altri? No. Abbiamo salvato l’onore della comunità internazionale».

TRACCE DI CLORO. Ora però che l’Opac ha concluso, in via provvisoria, che «in base ai risultati delle indagini, nessun agente nervino o prodotto del suo decadimento è stato individuato nei campioni ambientali o nel plasma delle presunte vittime», viene da chiedersi dove siano le prove di cui parlava Macron. La missione Opac ha anche individuato «tracce di clorina in residui di esplosivo», cioè, spiega Analisidifesa.it, «nessuna prova decisiva di un attacco con bombe al cloro». Quest’ultimo aspetto non si può ancora escludere ma il cloro, che non è un’arma chimica anche se può risultare tossico e perfino letale ad elevate concentrazioni, è facilmente reperibile da chiunque e, scrive giustamente il sito specializzato, «è idoneo a inscenare attacchi chimici a fini propagandistici».
Inoltre, a proposito delle accuse rivolte dai ribelli jihadisti ai governativi siriani sull’uso di armi chimiche ad al-Hamadaniya il 30 ottobre 2016 e Karm al-Tarrab, il 13 novembre 2016, l’Opac conclude: «Non possiamo determinare con sicurezza se una determinata sostanza chimica sia stata utilizzata come arma». Anche qui, dunque, nessuna prova.

GLI APPELLI DEI CRISTIANI. Dove sono ora i Macron, i Trump, le May, che davano per assodato e certo l’attacco chimico? Non commentano, confidando che l’opinione pubblica dimentichi le loro dichiarazioni e le loro azioni, spalleggiate da una martellante campagna mediatica. La stampa non avrebbe fatto meglio ad aspettare, a usare cautela e a non assecondare l’istinto di redde rationem dei leader che hanno dimostrato di essere fin troppo di parte in questa complessa guerra siriana? Aveva ragione padre Mounir, che a tempi.it in quei giorni concitati denunciava «i media in Italia e in Occidente, che raccontano solo una faccia della medaglia, una verità parziale, perché a Douma combattono i terroristi». E avevano ragione le suore trappiste di Azeir, che in un coraggioso appello si chiedevano: «Quando tacerà tanto giornalismo di parte? Noi che in Siria ci viviamo, siamo davvero stanchi, nauseati da questa indignazione generale che si leva a bacchetta per condannare chi difende la propria vita e la propria terra. Nessun uomo che abbia un minimo di umanità vera, può augurarsi la guerra. Ma oggi dire alla Siria, al governo siriano, di non difendere la sua nazione è contro ogni giustizia».

@LeoneGrotti

Foto Ansa

Exit mobile version