Siamo così stanchi delle nostre vacue libertà che è meglio sottometterci? Ma Allah non si è fatto carne

L'intervista a Houellebecq e l'articolo di Messori. Due contributi notevoli per ragionare su quanto sta accadendo i questi giorni

«Della libertà l’uomo non ne può più». «Il cristianesimo è ben più che un libro, è un incontro tra vivi, tra gli uomini e il Cristo vivo». Le frasi appartengono a due autori diversi, ma sono apparse entrambe ieri sul Corriere della Sera. La prima l’ha pronunciata lo scrittore francese Michel Houellebecq in un’intervista molto interessante e a tutto campo sui fatti parigini e il suo libro. La seconda l’ha scritta Vittorio Messori in un articolo in cui si ragiona di islam e cristianesimo. Due interventi diversi, entrambi notevoli.

IL RITORNO ALLA RELIGIONE. Di Houellebecq sapete tutto. È il romanziere francese la cui immagine appariva su Charlie Hebdo il giorno dell’attentato, ha scritto un libro di cui si discute ormai in tutto il mondo (Sottomissione) e che esce oggi in Italia. Houellebecq è personaggio singolare, genialoide e naif, difficilmente banale. Nel colloquio, oltre a raccontare i suoi sentimenti di paura e cordoglio per le vittime dell’attentato – l’economista Bernard Maris era suo amico – mostra anche un certo disincanto sia verso la manifestazione di Parigi sia verso la decisione del settimanale satirico di mettere Maometto sulla copertina del nuovo numero: «Non credo che quella marcia pur immensa avrà enormi conseguenze. La situazione non cambierà nel profondo, torneremo con i piedi per terra». Lo scrittore si dice «allarmista» sul futuro della Francia ma non «declinista», «perché ci sono cose bizzarre e positive che accadono in Francia, per esempio abbiamo una demografia molto alta, una cosa tutto sommato misteriosa».
Così come bizzarro è il fenomeno del ritorno alla religione: «È un fenomeno che i media non riescono a cogliere, pensano che la religione sia un fenomeno passato di moda. Ma prima di domenica le grandi manifestazioni di piazza sono state le manif pour tous. Fatte da cattolici molto diversi da quelli che mi ricordavo da giovane, ovvero gente complessata e all’antica oppure di sinistra insopportabilmente perbenista (ride, ndr)».

LA LIBERTA’ E’ FATICOSA. Ma l’aspetto più interessante di Houellebecq è la sua convinzione che gli occidentali siano ormai stanchi di essere liberi. «Della libertà l’uomo non ne può più, troppo faticosa», dice. «Ecco perché parlo di sottomissione». E oltre a confermare all’intervistatore che il suo non è un volume islamofobo, ma semmai islamofilo, Houellebecq garantisce che il Corano non è un libro violento che incita «ad ammazzare i bambini ebrei». La violenza, spiega «non è connaturata all’islam. Il problema dell’islam è che non ha un capo come il Papa della Chiesa cattolica, che indicherebbe la retta via una volta per tutte».

«SONO STANCO DI ESSSERE ATEO». Insomma, come aveva già spiegato, la visione di Houellebecq parte dalla constatazione che «l’ateismo è perdente perché è troppo triste». O, come dice al Corriere, «essere ateo mi è diventato insopportabile». In lui paiono così convivere la convinzione che l’essere umano è – per natura – un essere religioso (nel senso di legame con qualcosa di diverso da sé e che lo trascende) e la constatazione che la libertà di cui oggi gode è monca, sciatta e non all’altezza della sua condizione naturale e primigenia. Ma se questa libertà con cui ci ha illuso la cultura occidentale negli ultimi duecento anni è triste e amputata, che fare? Non sembra da scartare l’ipotesi, suggerisce il romanziere, di barattare tale libertà con la sottomissione (islam), che perlomeno riannoda l’uomo con un dio oltre sé.

LA UCCIDERO’ SENZA FARLA SOFFRIRE. Se questo accade in maniera pacifica e opportunistica nel romanzo di Houellebecq, cosa ci racconta la realtà? E qui val la pena prendere in mano l’articolo di Messori, che si inserisce nel dibattito sollevato del rabbino Giuseppe Laras. Due i passaggi notevoli.
Il primo in cui l’autore riporta un aneddoto «purtroppo autentico: «Un amico francese, religioso cattolico a Gerusalemme e noto biblista, mi raccontava di recente che, nel loro convento, serviva da sempre, come factotum, un ormai anziano musulmano. Onesto, gran lavoratore, di tutta fiducia, faceva ormai parte della famiglia e tutti quei religiosi gli volevano bene, sinceramente ricambiati. Un venerdì, l’uomo tornò dalla moschea con un’aria accasciata. Il superiore della casa, insistendo, riuscì a farlo parlare. Disse: “Oggi l’imam che dirige la preghiera ci ha detto, nella predica, che nel giorno del trionfo di Allah e del suo Profeta, nel giorno che presto verrà e in cui libereremo questa Santa Città da ebrei e cristiani, tutti gli infedeli che non faranno subito professione di fede dovranno essere uccisi. Così vuole il Corano cui noi tutti dobbiamo obbedire”. Una pausa, e poi: “Ma non tema, padre, sa che io vi voglio bene, so come fare, se dovrò sopprimervi troverò il modo di non farvi soffrire”».

LA DIFFERENZA TRA CRISTIANESIMO E ISLAM. Insomma, forse tutto accadrà in maniera indolore e ipocrita come profetizza Houellebecq, ma i suggerimenti della cronaca vanno in direzione opposta. Il secondo passaggio, però, è quello più importante perché Messori coglie lucidamente qual è il nocciolo della questione: Allah non si è fatto carne. «Il Califfato ottomano, abolito nel 1924 da Kemal – scrive -, era una finzione a servizio del sultanato e, in ogni caso, la sua evanescente autorità non era riconosciuta al di là dei confini dell’impero turco. Ma anche se tornasse, che potrebbe fare un “Papa della Mecca” che non avrebbe la grande, liberante risorsa di quello di Roma: la risorsa, cioè, di una Scrittura approfondibile secondo i tempi e le situazioni pur senza rinnegarla, flessibile pur senza tradirla, divina ma affidata alla ragione di credenti che con essa devono affrontare i secoli? Il Cristianesimo, prima è ben più che un libro, è un incontro tra vivi, tra gli uomini e il Cristo vivo, con la ricchezza e la duttilità che nasce dalla vita. Ma così non è il Corano, anzi ne è il contrario, con il testo originale custodito in Cielo accanto ad Allah, eterno, immodificabile, dettato parola per parola a Muhammad, con le sue sentenze da osservare sempre e comunque in modo letterale, con la sua rigidità che deve sfidare ogni cultura, costi quel che costi. Possibile trarre, da qui, un “moderatismo” maomettano?».

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