Si sono dimenticati Galan in carcere. Sarà perché non confessa?

Il Foglio di Giuliano Ferrara ricorda oggi in un editoriale che Giancarlo Galan, già presidente della Regione Veneto e due volte ministro (Agricoltura e Cultura), è ancora detenuto senza processo nel carcere di Opera. «Dal 22 luglio, quando fu arrestato e trasferito in ambulanza» in galera, il politico di Forza Italia è stato “dimenticato” là, nella totale indifferenza di tutti, compresi i «parlamentari che hanno votato vergognosamente per consentirne l’arresto».

ABUSO DI MANETTE? «La custodia cautelare – spiega il Foglio – è consentita dal nostro ordinamento solo per specifiche ragioni: rischio di manomissione delle prove o di ripetizione del reato, oltre al pericolo di fuga». Però nel caso di Galan – che per altro «pare sia fortemente sofferente dal punto di vista sanitario» – secondo il quotidiano di Ferrara non esiste «nessuna di queste tre ragioni per mantenere le misure afflittive». Ma allora perché l’uomo resta rinchiuso a Opera? Non sarà che Galan è ancora in custodia cautelare perché «non ha confessato i reati che gli vengono contestati», come adombra l’editoriale del Foglio?

IL SUO CASO NELL’OBLIO. L’ex governatore, osserva l’articolo, «risulta oggi piuttosto isolato politicamente, non si sono sentite voci a sua difesa» e «il suo caso sembra dimenticato anche dai suoi antichi sostenitori». Probabilmente è così perché nell’immaginario collettivo, basato su ricostruzioni di stampa totalmente appiattite sulle carte dell’accusa, Galan è ormai “condannato” senza appello a essere il centro criminoso di una «colossale ragnatela corruttiva costruita attorno al Mose veneziano».

NON SI ESTORCONO CONFESSIONI. Peccato che, nonostante la sentenza mediatica, nei suoi confronti non ci sia stato ancora alcun processo, e che lui «continua a negare di essere stato al centro» di tutto quel presunto malaffare. «Il codice di procedura – nota il Foglio – consente agli imputati di non autoaccusarsi e persino di mentire» per difendersi «senza subire conseguenze». Soprattutto, continua l’editoriale, la nostra giustizia «non prevede l’uso della carcerazione preventiva come strumento di pressione, per non dire di tortura», al fine di «estorcere confessioni».

FERIE LUNGHE? Magari Galan è ancora lì «a marcire agli arresti» solo perché «le ferie dei magistrati hanno impedito di esaminare tempestivamente le richiesta di cessazione delle misure cautelari», ipotizza il quotidiano. Se così fosse, ogni italiano si dovrebbe «indignare». La sensazione invece è che non se ne accorgerà nessuno.

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