Se il rapper grillino ne sa più del professore

Torna sui giornali il refrain contro il modello sanitario lombardo. Ma pure il pezzo il grillino canterino sa come stanno le cose

Ieri sul Messaggero è stato pubblicato un editoriale di Gianfranco Viesti il cui titolo era “Stop autocelebrazioni / Il modello lombardo non sia la base della nuova Sanità”. Viesti, professore di Economia applicata all’Università di Bari, è «la voce meridionale più autorevole» del «nuovissimo meridionalismo» come scrisse il Foglio che lo sbertucciò per i suoi non brillanti risultati nel cda della Banca popolare di Bari e alla presidenza della Fiera del Levante. Ma non è questo che ci interessa: quel che colpisce del titolo del Messaggero è che nell’articolo non si parla del “modello lombardo”. La parola “modello” non compare mai nel testo dell’intervento.

Giochi di parole

Viesti analizza i dati contenuti nel Rapporto Annuale 2020 appena pubblicato dall’Istat che, al capitolo 2, parla di “Sanità e salute di fronte all’emergenza Covid-19”, riportando, ovviamente, situazioni precedenti alla pandemia. A grandi linee, le problematiche sono che il «sistema sanitario è troppo poco finanziato», che si fanno pochi investimenti, che c’è carenza di medici e infermieri, che ci sono «disparità territoriali». Dunque che c’entra la Lombardia? Che c’entra il suo “modello”? Nel testo ci sono due passaggi che giustificherebbero il titolo e sono il riferimento a un sistema «troppo incentrato sull’assistenza ospedaliera e con un presidio del territorio troppo debole» e il fatto che «i posti letto in strutture private sono oltre un terzo del totale in Lombardia». Ma, appunto, anche qui si mischiano cose diverse perché se è vero che in Italia esistono «sistemi molto diversi per il rapporto pubblico-privato», è anche vero che tale rapporto è diverso in Lombardia rispetto alle altre regioni italiane dove le strutture sono accreditate, non convenzionate, e quindi il servizio è pubblico.

I piani di rientro

Come nel celebre gioco della Settimana Enigmistica, mettendo assieme i puntini viene fuori il disegno e si comprende che l’intento dell’articolo è invitare a non contrapporre un sistema a un altro: «Meno autocelebrazioni, meno liste di viziosi e virtuosi e più riflessioni su come costruire il Servizio Sanitario Nazionale del dopo».

Poiché Viesti è stato consigliere economico di Fabrizio Barca e Romano Prodi, saprà benissimo che i tagli maggiori alla sanità li hanno fatti i governi Monti e Renzi e che se, come rileva l’Istat e lui teme, le regioni del centro sud avranno difficoltà ad assistere la popolazione «in maniera adeguata» è perché queste regioni devono sottostare a «piani di rientro». Già, ma perché devono sottostare a piani di rientro? Forse che il loro sistema, o modello che dir si voglia, non funziona ed è uno sperpero di denari pubblici?

Il grillino canterino

Infastidisce l’autocelebrazione lombarda? Comprensibile. Come abbiamo già scritto a maggio, il problema del “modello” lombardo non è sistema misto pubblico/privato (che, anzi, ha dato buona prova di sé anche durante la pandemia), ma di essere molto incentrato sugli ospedali e poco sulla medicina territoriale. Questo si può e si deve correggere.

Ma da qui a dire che il problema della sanità in Italia è il “modello lombardo” ce ne corre. Può dar fastidio l'”autocelebrazione” come la chiama Viesti, ma i numeri sono numeri. E tutti i dati lombardi sono i migliori in Italia. Quindi l’invito di Viesti dovrebbe essere opposto: per ripensare il sistema sanitario nazionale impariamo da ciò che c’è di buono nel modello lombardo, che è il migliore.

Non bastassero le montagne di numeri che non staremo qui a rielencare per l’ennesima volta, forse basterebbe ascoltare il trashissimo brano con cui il rapper Lucariello, candidandosi col M5s, ha lanciato la sua sfida al governatore Vincenzo De Luca in Campania. Ripetiamo: rapper, grillino, originario di Scampia. Non esattamente il profilo di un barbaro leghista o di un ciellino formigoniano. Cosa rimprovera il grillino canterino al governatore? «Sei mesi per una visita per un tumore, mio fratello è andato in Lombardia: 48 ore!».

Foto Ansa

Exit mobile version