Se fossi francese, chi voteresti? Rispondono politici e giornalisti

Domenica 23 aprile in Francia si vota per il primo turno delle presidenziali. Abbiamo chiesto a intellettuali e protagonisti della politica italiani chi vorrebbero vedere all'Eliseo

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Abbiamo posto a politici, giornalisti, scrittori ed esponenti della società civile due semplici domande: potessi farlo, chi voteresti al primo turno delle presidenziali francesi ? Perché? Ecco cosa ci hanno risposto. (qui i ritratti dei principali candidati)

Eugenio Scalfari, fondatore di Repubblica
«Come già per l’Olanda, anche in Francia saremo probabilmente costretti a festeggiare una destra democratica che mette al tappeto i populisti. In questo caso dovrebbe essere Macron a sconfiggere Le Pen. E questo non è un bene, dal mio punto di vista; poiché la sfida si riduce a un confronto tra due destre e a restare fuori dai giochi, nella contesa tra democrazia e populismo, è la sinistra erede di François Hollande».

Pier Luigi Bersani, Mdp
«Per votare con convinzione potrei votare solo uno che tiene insieme Macron e Hamon. In attesa di quello, potrei votarli tutt’e due. Magari uno al primo turno e l’altro al ballottaggio».

Pippo Civati, Possibile
«I sondaggi parlano di una grande corsa di Mélenchon, che ha ribaltato a proprio favore il gioco del “voto utile” rispetto alle intenzioni del candidato socialista Hamon, penalizzato dalla diaspora di molti suoi colleghi di partito, a cominciare dall’ex premier Valls, verso Macron. Il risultato ci dirà che le quattro aree politiche (estrema destra, centrodestra, centro e sinistra) sono equivalenti: pochi punti percentuali decideranno il risultato».

Sandro Gozi, Pd
«Voterei senza dubbio Macron. Primo, perché è il più competente. Secondo, perché ha il coraggio di cambiare un paese che ha un profondo bisogno di riforme. Terzo, perché vuole superare i nazionalismi eccessivi e le divisioni politiche, mettendo dalla sua parte tutti coloro che non hanno paura del cambiamento. Quarto, perché è un europeista. Quinto, perché è un mio amico».

Simona Bonafè, Pd
«Le elezioni francesi rappresentano un’occasione importante per il popolo transalpino, come è ovvio. Stavolta però sono anche un banco di prova per la tenuta dell’Unione Europea e la nostra chance di mantenere viva l’idea, di cui c’è un enorme bisogno, di un futuro basato sulla condivisione e integrazione sempre più stretta di politiche e non sul proliferare degli egoismi nazionali. Per questo penso che si debba auspicare uno sconfitto piuttosto che un vincitore: la presidenza Le Pen darebbe un duro colpo all’Europa che sogniamo. Sul resto, mi limito ad osservare che il programma di Macron è sicuramente quello che con più convinzione mette l’accento sull’Europa perché se siamo “solo un po’ europei”, come ha detto lui stesso in una recente intervista, “abbiamo già perso”».

Maurizio Lupi, Ap
«Parlando per affinità culturali e politiche in Francia il mio candidato sarebbe Fillon. È un cattolico che non nasconde la sua fede nella patria del laicismo moderno. In un paese dirigista come la Francia sostiene l’urgenza di grandi liberalizzazioni, ha un programma molto deciso di riduzione della spesa pubblica. È un europeista meno convinto di me e si è sbilanciato un po’ troppo nei confronti di Putin, ma alla fine è un realista e credo riconosca anche lui che l’arte della politica è il compromesso, non nel senso del negoziato al ribasso, ma nel senso della capacità di mettersi insieme in vista di un obiettivo positivo e comune. Ma proprio perché apprezzo il realismo, e per come è fatto il sistema francese, al ballottaggio voterei per Macron. Perché è l’alternativa in questo momento più credibile al lepenismo. Perché ha avuto il coraggio di abbandonare una sinistra che si è dimostrata incapace di governare le sfide dell’oggi e sta costruendo un movimento in grado di rappresentare i moderati, i riformisti e i liberali in modo non ideologico. Perché parla di lavoro e non di reddito di cittadinanza. Perché abbiamo bisogno di una Francia che creda nell’Europa e Macron – forse in un modo troppo entusiastico – dice che “l’Europa è la soluzione e non il problema” (qualche problema con il suo assetto attuale ce l’ha e ce lo procura). Se la scelta sarà tra lui e Le Pen, non ho dubbi».

Roberto Formigoni, Ap
«Il candidato che interpreta di più le mie idee è certamente Fillon, un uomo con una grande esperienza in politica e con posizioni di centrodestra, un europeista, fautore delle riforme in Europa e di una piena integrazione della Francia nel contesto europeo. Mi rendo conto però che lo scandalo che lo ha travolto gli ha fatto perdere parecchi punti percentuali nei sondaggi, quindi difficilmente potrà vincere. Dovendo scegliere tra Le Pen e Macron, preferisco quest’ultimo».

Paolo Romani Fi
«Non ho dubbi che la mia scelta cadrebbe su Fillon, candidato moderato ed espressione di primarie partecipate e con regole certe. Ma soprattutto perfettamente rappresentativo di quella tradizione di centrodestra che in Francia, da De Gaulle in poi, si è sempre contraddistinta per una forte propensione per il centro e per i valori di democrazia e convivenza civile. Una scelta dunque politica che prescinde da ogni valutazione di opportunità circa le questioni sollevate dalla magistratura».

Altero Matteoli, Fi
«Il cuore e la mia storia politica mi spingerebbero a votare per Marine Le Pen. Ma con le presidenziali si gioca non solo il destino nazionale della Francia ma anche dell’Europa. Non potrei votare per chi vuole sfasciare tutto perché sarebbe utopistico. Cambiare l’Unione Europea, come si è andata deformando, si deve, ma tornare ai nazionalismi senza un progetto comune sarebbe distruttivo: come si potrebbe competere con le grandi potenze del mondo? Fillon, incaponendosi su questioni personali quantomeno inopportune, ha annullato ogni possibilità di un grande ritorno del centrodestra all’Eliseo. Escludendo il candidato della sinistra, Mélenchon, la mia scelta sarebbe obbligata: voterei Macron, turandomi il naso».

Alessandro Cattaneo, Fi
«Voto Fillon. E lo voto per la politica economica. Una Francia liberale che nel cuore dell’Europa porta una sferzata di novità, aggressiva e coraggiosa per aprirsi alle energie private industriali e imprenditoriali oggi soffocate, è un’opportunità che mi entusiasma. Fillon parla di tagli drastici alla spesa statale improduttiva, parla di contrarre il numero di dipendenti pubblici, promette di abbassare le tasse e di abbassarle sul serio».

Armando Siri, Noi con Salvini
«Se fossi francese a questo turno di elezioni voterei Le Pen. Non condivido proprio tutto del suo programma, in particolare l’istituzione della pena di morte, però a questo giro la sfida è soprattutto sulla riconquista della sovranità degli Stati, delle identità e della collaborazione con gli altri paesi d’Europa e del mondo su basi di autentica reciprocità e parità. La sua vittoria alle presidenziali sarebbe un segnale di discontinuità con un mondo globalizzato che sta facendo soffrire milioni di persone».

Giorgia Meloni, FdI
«Se fossi francese voterei sicuramente Le Pen. In tutto l’Occidente la contrapposizione è tra chi difende lo status quo, l’establishment e gli interessi di pochi e chi vuole tutelare i diritti dei molti e riconsegnare il potere e la sovranità nelle mani del popolo. L’unica forza politica che in Francia risponde a queste caratteristiche è il Front national, apertamente schierato contro la globalizzazione senza regole, l’immigrazione incontrollata, il processo di islamizzazione forzata dell’Europa e lo strapotere della finanza sull’economia reale. Sono le stesse battaglie che Fratelli d’Italia porta avanti in Italia».

Gianni Alemanno, Movimento Nazionale per la Sovranità
«Voterei Le Pen, nonostante il suo laicismo che non mi piace. Primo perché lei è infinitamente migliore dell’immagine che i media proiettano qui da noi (come accade per tutti i leader politicamente scorretti), secondo perché ama la sua patria e non si vergogna di farlo fino in fondo, sottolineando che è l’unica strada per difendere i diritti sociali e democratici dei francesi. Terzo perché una sua vittoria sarebbe quel colpo duro che costringerebbe l’Unione Europea a morire e a rinascere come un’Europa completamente diversa, fondata sulle sovranità nazionali».

Antonio Polito, vicedirettore Corriere della Sera
«Mi auguro che non vinca Le Pen perché sarebbe la fine del progetto europeo, che, per quanto zoppicante e bisognoso di correzioni, è stata per noi l’unica via possibile dalla fine della guerra ad oggi. Inoltre, una vittoria di Le Pen porterebbe la Francia nell’orbita della Russia (già Putin è stato indicato come possibile finanziatore, e non solo sostenitore, del Fronte nazionale) e la conseguente presenza di una mano russa in Europa avrebbe un impatto molto negativo. Ma tutto dipende dall’esito della prima votazione: il candidato che più probabilmente sfiderà Le Pen al ballottaggio sarà Macron, uno strano animale politico, esponente di centrosinistra sostenuto da molti socialisti, o Fillon, candidato della destra gollista, azzoppato da uno scandalo personale. È difficile comunque fare previsioni perché nell’elettorato di sinistra ci sono tensioni molto simili a quelli di sovranità lepenista e quindi non è detto che tutti i voti anti Le Pen convergano in sede della seconda votazione».

Pierluigi Battista, Corriere della Sera
«Partendo dal presupposto che in politica si vota il meno peggio, se fossi francese voterei per Fillon, lui è un conservatore liberale e il suo programma è valido: riduzione fiscale, taglio della spesa, e quindi meno Stato; offre una vera alternativa a quello assolutamente improprio e distruttivo della Le Pen. Fillon è ancora terzo nei sondaggi e può ancora vincere, nonostante le inchieste che ne hanno offuscato l’immagine e provocato diserzioni nel suo campo, insomma è stato attaccato continuamente, condannato non sulla base di prove, ma a causa di un articolo di giornale. Nel suo caso la presunzione d’innocenza è stata costantemente ignorata, e il segreto istruttorio sistematicamente violato. È stato sì colpito ma non affondato, grazie al suo programma che ha una certa forza, quindi che gli si dia una chance!».

Carlo Freccero, cda Rai
«In base alla mia esperienza personale (ho vissuto dieci anni in Francia) e in polemica con il partito socialista, voterei Mélenchon. Tutti dicono che vincerà Macron, io però non saprei, perché bisogna riconoscere un fatto fondamentale: Le Pen ha rifatto l’estetica del Front national, e pur rimanendo sul versante di estrema destra, ha reso possibile, per la prima volta, che alcuni elettori di sinistra votino il suo partito. Potrebbe accadere un fatto totalmente nuovo, cioè che il liberismo di Macron sia più indigesto del Front national».

Marco Tarquinio, direttore Avvenire
«Voterei Macron, ma con il mal di pancia perché non coincide del tutto con le mie idee e non è chiaro cosa porterà. Fillon non è più un candidato votabile da quando è stato colpito dallo scandalo, mentre Le Pen è semplicemente impresentabile».

Antonio Padellaro, Il Fatto quotidiano
«Il più credibile è Macron, l’unico argine possibile a Le Pen. La leader di estrema destra ha un forte seguito elettorale e persegue idee che io non condivido, come per esempio l’uscita dall’Unione Europea e dall’euro. Questi progetti potrebbero davvero mettere in moto un meccanismo di implosione dell’Europa. Certamente, ritengo che l’Unione abbia bisogno di modifiche, non possiamo andare avanti con questi sistemi, però credo che la Francia debba rimanere dentro l’Europa. Macron è giovane, pieno di idee e vitalità, mentre gli altri candidati mi sembrano più deboli: Fillon è indebolito dagli ultimi scandali, Mélenchon e gli altri socialisti non sono assolutamente in grado di contrastare l’avanzata del lepenismo».

Massimo Fini, Il Fatto quotidiano
«Non ho seguito le elezioni francesi, e non perché non avessi tempo o avessi altre priorità, ma semplicemente in questo momento non m’interessano e sarebbe ora troppo complesso spiegarne il perché. Sento questa enorme preoccupazione in caso di vittoria di Le Pen. Io per ora mi rifiuto di dare giudizi tranchant su questa candidata perché del resto non è nel mio stile darli e anzi trovo sia scorretto».

Nicola Porro, vicedirettore Il Giornale
«Se fossi un cittadino francese voterei senza dubbio Fillon. Mi sembra l’unico leader liberale che ci sia in Europa, con un taglio deciso, critico nei confronti dell’Unione, e un’idea chiara su come dovrebbe essere uno Stato: forte nei settori chiave ma non invadente».

Paolo Liguori, direttore Tgcom
«Non voterei mai Le Pen. Il nazionalismo non si addice alla Francia, un paese piccolo e isolato quanto l’Italia, con un prodotto interno lordo inferiore al nostro. Un nazionalismo così eccessivo è un po’ patetico, fa sorridere, ma rischia anche di innescare fenomeni pericolosi. Fillon è un candidato fiacco ed è stato ormai messo fuori gioco. Io mi rassegnerei a votare qualsiasi altro candidato che al ballottaggio si opponga a Le Pen. Sinceramente, nessuno sfidante mi entusiasma, e non credo che Macron sia bravo in assoluto, ma è l’unico che possa battere Le Pen».

Marino Sinibaldi, direttore di Radio3 Rai
«Preferisco non sbilanciarmi. Quello che è necessario in Europa è sconfiggere la paura, sia di stampo populista che conservatorista. Spero che in Francia, come in altri paesi, vincano candidati che prospettino un futuro realistico, unito e progressista. Bisogna evitare sia la paralisi sia i cambiamenti improvvisi e non ragionati».

Oscar Giannino, Radio 24
«Faccio fatica ad immedesimarmi in uno dei candidati francesi, preferisco il ruolo di osservatore esterno. Credo che a oggi Le Pen possa aggiudicarsi la vittoria sulla base di tre elementi: la debolezza tecnica dei sondaggi (il problema sarà la quantità di astensionismo al ballottaggio), la probabile sconfitta di Mélenchon nel secondo turno e le difficoltà di Macron a fare il pieno di voti socialisti, nel caso fosse lui ad arrivare al ballottaggio contro Le Pen. La partita quindi è ancora aperta. Certamente la vittoria di Le Pen sarebbe una scossa radicale che farebbe venir meno l’asse franco-tedesco europeo: se il Front national riuscisse a far eleggere 227 suoi deputati, il futuro presidente Le Pen potrebbe indire un referendum sull’euro e allora nessuno è in grado di predire che cosa succederà. Sicuramente, le elezioni francesi hanno un’importanza fondamentale sul destino dell’Europa».

Alberto Negri, Il Sole 24 Ore
«Non credo che Le Pen, come molti dicono, sia un candidato inadatto alla Francia; dà voce a una parte di questo paese, quello profondo, quello della guerra di Algeria. La cosa più impressionante della signora Le Pen, anzi la più miserabile, è l’aver addossato la responsabilità del rastrellamento nel Velodrome di migliaia di ebrei, solo alla repubblica di Vichy. Certo che c’entra Vichy, ma furono i poliziotti francesi a operare, non dimentichiamolo. Deresponsabilizzare la Francia, invece di chiamarla in causa, dello sterminio degli ebrei, è criminale. Se fossi francese voterei Mélenchon. Parla molto bene e ha avuto il coraggio di uscire dalla sinistra per fare un suo partito. Probabilmente non arriverà al ballottaggio, ci andranno Le Pen e Macron. Da qualche sondaggio risulta vincente Le Pen, purtroppo; ma anche se vincesse Macron ci sarebbe un problema, perché dopo le presidenziali ci saranno le politiche e Macron è un candidato che non ha un partito, quindi potrebbe diventare un presidente senza partito e dovrebbe fare una coalizione tra centrosinistra e centrodestra. Non è granché».

Lanfranco Pace, Il Foglio
«Avrei votato volentieri per Nathalie Kosciusko-Morizet ma non è sulla lista, ha perso le primarie fra i candidati dei Républicains. Mi butto allora su Macron e soprattutto sulla di lui consorte, vero maschio alfa della coppia e sicuramente grande première dame. Sono pazzo della loro storia d’amore».

Marina Valensise, Il Foglio
«Per fortuna, non sono una cittadina francese perché altrimenti mi troverei in grande imbarazzo: la campagna per le presidenziali è stata imprevedibile, piena di colpi di scena, e sostanzialmente mediocre. Sono emersi due candidati apparentemente anti sistema: Le Pen (estrema destra) e Mélenchon (estrema sinistra) che porterebbero la Francia alla rovina. Il candidato del centrodestra (senza voler giustificare le sue carenze) è stato condannato da un’arena mediatico-giudiziaria prima ancora che i fatti e le responsabilità venissero accertati. Mentre un candidato che fino a un anno fa non esisteva, senza alcuna esperienza politica (tranne un passato di pochi anni al ministero dell’Economia), ha conquistato il consenso di più del 20 per cento dei francesi, secondo gli ultimi sondaggi. Sicuramente non voterei per i primi due candidati, ma avrei molti dubbi anche verso Fillon e Macron. Se votassero tutti come me, il risultato sarebbe aperto e si determinerebbe solo nelle ultime ore».

Carlo Panella, giornalista
«Se fossi citoyen français voterei senza esitazione Macron per una ragione molto semplice: fa saltare all’aria tutta la struttura del mondo politico francese – in particolare schianta il Ps e la sinistra – su posizioni liberali e antipopuliste. Non solo, è alternativo alla Le Pen non su posizioni centriste, come Fillon, ma su istanze progressiste e solidali. In più, è il partner più ostico per il blocco rigorista tedesco alla Schäuble. Infine, ma non per ultimo, Macron si è schierato contro il boicottaggio di Israele, paese che spesso esalta nei suoi discorsi, pur criticando Netanyahu. En plein! Avessimo un Macron in Italia!».

Umberto Silva, psicanalista
«Fillon ha la faccia giusta, borghese, serena, e tutto il resto. Ma un diavoletto da quattro soldi dicono l’abbia sedotto. No ai diavoli, soprattutto a quelli da quattro soldi. Le Pen fa parte di una certa Francia che vuole distruggere l’Europa. No al satanismo, fu più che sufficiente. Mélenchon? Il suo nome suona male. Via, via i diavoli! Macron sedicenne s’innamorò di Brigitte, la professoressa di latino. Grande scandalo, Iddio sorrise. Ah, l’amour… Macron presidente!».

Carmen Llera Moravia, scrittrice
«Hollande nella campagna presidenziale del 2012 ripeteva: “Moi, président…” ed elencava le priorità del suo mandato, definendosi sempre un uomo normale. Ricordo di aver scritto un breve commento sul Corriere dopo l’elezione, dicevo che un uomo normale non può essere un buon presidente, così è stato. La normalità non è una qualità. “Moi française”, voterei “par défaut”: “tout sauf Marine Le Pen!”. Nel 2002 dopo la sconfitta di Jospin al primo turno, i socialisti invitarono tutti a votare Chirac, oggi la destra repubblicana con Fillon non passerà al secondo turno, ci sarebbe la tentazione del simpatico Mélenchon. In realtà fra il populismo pericolosissimo di Marine e la sinistra “insoumise” di Jean-Luc, non si può che votare Macron. En marche, En Europe, On verra».

Massimo Gandolfini, Family Day
«Spero vinca Fillon e scongiuro il rischio Le Pen, che ritengo abbia posizioni troppo rigide. È giusto che un paese ricerchi la propria identità nazionale, ma un eccessivo nazionalismo rischia di essere dannoso».

Chicco Testa manager
«Voterei senz’altro Macron. Non sceglierei mai Le Pen, mentre Fillon non è male, ma è più conservatore e meno interessante di un candidato come Macron, che proviene dalla sinistra ma contemporaneamente ha un approccio molto liberal, aperto».

Leggi qui un breve riepilogo sui candidati in gara, i loro programmi elettorali e le loro chance di vittoria.

(testi raccolti da

@Tiziana_DR

e

@fra_prd

)

Foto Ansa

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