«Ora mi sento in pace». Il racconto di Samereh, la madre che con uno schiaffo sul patibolo ha perdonato l’assassino di suo figlio

Sul patibolo l'assassino ha chiesto ad Alinejad: «Perdonami, mostra a tutti la tua pietà». Lei gli ha risposto: «Perché dovrei, tu sei stato misericordioso con mio figlio?». Ma poi l'ha perdonato

L’assassino di suo figlio stava in piedi davanti a lei su una sedia, le mani legate, la benda sugli occhi e il cappio attorno al collo pronto per essere impiccato. Centinaia di persone attendevano l’esecuzione dell’uomo a Nowshahr, città settentrionale dell’Iran, il 15 aprile ma Samereh Alinejad ha deciso di perdonare l’assassino di suo figlio, evitandogli la morte. Molti hanno applaudito il suo gesto, altri sono rimasti attoniti e contrariati.

«NON POTEVO PERDONARLO». Alinejad aspettava il giorno della vendetta da sette anni, cioè da quando Bilal Gheisari ha assassinato con un coltello suo figlio di 17 anni Abdolah Hosseinzadeh. «Quando mi hanno detto che mio figlio era morto, il mondo mi è crollato addosso», racconta la donna all’Ap. «Se avessi perdonato Bilal, salvandolo dalla morte, come avrei potuto continuare a vivere?».
Al solo pensiero della famiglia di Bilal in festa per la sua uscita di prigione si sentiva svenire: «Dicevo a mio marito che se lo avessi risparmiato, sarei morta io».

LA SHARIA. Eppure l’ha fatto, l’ha perdonato dandogli uno schiaffo in viso e oggi il suo paese natale, Royan, ne esalta la misericordia con cartelloni appesi in tutta la città. La vita di Bilal era a disposizione di Alinejad: come prevede la sharia, la famiglia della vittima può chiedere in cambio la vita dell’assassino (“occhio per occhio, dente per dente”)  ma può anche perdonarlo, spesso ricevendo una cifra intorno ai 35 mila dollari.

DUE FIGLI MORTI. La ferita per la morte del figlio era ancora più profonda nei cuori dei genitori, visto che pochi anni prima dell’assassinio era morto anche un loro altro figlio, Amir, in un incidente stradale. Per di più, il padre di Abdolah conosceva il suo assassino, perché si allenavano nella stessa squadra di calcio, di cui lui, ex giocatore, era allenatore.

«ABBI PIETÀ DI ME». Quando il 15 aprile Alinejad è salita sul patibolo, Bilal l’ha supplicata con questa parole: «Perdonami, mostra a tutti la tua pietà». «E tu hai avuto pietà di noi?», la madre gli ha risposto. «Sei stato misericordioso con mio figlio? Tu ci hai derubato della felicità. Perché dovrei avere pietà di te?».
Dopo aver pronunciato queste parole gli ha dato uno schiaffo pieno di rabbia e così l’ha perdonato.

«ORA MI SENTO IN PACE». Ora la condanna a morte di Bilal è stata commutata in 12 anni di prigione, sei dei quali sono già stati scontati. Alinejad ha anche rifiutato di ricevere il denaro dovuto per la compensazione. Ha chiesto che venga dato in beneficenza e per migliorare le scuole calcio del paese.
Ora si sente sollevata: «Quello schiaffo mi ha fatto sentire come se tutto il sangue che si era accumulato nel mio cuore anno dopo anno fosse all’improvviso scoppiato per fuoriuscire. Mi sono sentita in pace e ora non penso più alla vendetta».

@LeoneGrotti

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