Roald Dahl, uno smisurato amore per i figli, le parole, i prodigi

Pilota, sciupafemmine, spia, inventore di una valvola per curare l'idrocefalia del suo piccolo Theo e di giganti che rivelano i «secreti mormorii dell’universo» a Olivia, morta di morbillo. Storia del grande autore colpito dalla censura

La storia di Roald Dahl raccontata a quelli che, non avendo mai saputo niente di Charlie, di coccodrilli puzzolenti, di sfarabocchi e popolli, e di streghe che si possono nascondere tra maestre e vicine di casa, ovvero niente di lui, hanno però imparato che è stato misogino, bugiardo e razzista.

Al più arrivano a pensarla come Salman Rushdie, che scrive, ok «non era un angelo» ma non censuriamolo. È la bagarre di questi giorni in cui i nostri grandi pensatori si dividono tra chi si straccia le vesti per la censura nei suoi confronti, addirittura si preparano «per la guerra», abbastanza fuori luogo in un momento come questo, e chi plaude ad un adattamento di termini modernamente votati e più consono ai bambini d’oggi.

Le avventurose bugie di un nonno gigante

Quindi, mentre lascio al luogo della mia battaglia quotidiana per l’esistenza di un pensiero assolutamente non moderno, ovvero il mio blog mammaoca.com, quattro righe sulla censura nella letteratura per l’infanzia (da che mi occupo di fiabe sono diventata una vera esperta), qui vi racconto qualcosa della vita di Roald Dahl, perché solo conoscendola si può entrare nel suo mondo provocatorio, si possono capire i suoi libri per bambini, una ventina. Non è una biografia, ma sono semplicemente alcune suggestioni su di lui, che ritengo un amico un po’ strano ed eccessivo, uno di quelli che leggo e poi vorrei tanto conoscere e starmene lì a discutere.

Era un gigante, 1,98 m, ed effettivamente era gigantesco, eccessivo in tutto. Fortemente bugiardo ricordano biografie, amici e parenti, eccessivamente fantasioso, direi io, un po’ come i bambini che si sono sempre divertiti ai suoi scherzi e alle sue invenzioni. La nipote Sophie ricorda che «un pasto a casa del nonno non era mai solo un pasto»; era invece una ricetta che arrivava da un principe di Dar es Salaam, salvato dalle mascelle di un pitone affamato, proprio al momento giusto, dal nonno, e che per ringraziarlo «dava all’allampanato uomo inglese il suo tesoro di ricette per le sue patate al forno farcite con granchio. O toast con pancetta e marmellata, o qualsiasi altra cosa ci fosse in menu in quel giorno piovoso a Buckinghamshire».

Il Dahl pilota, sciupafemmine e spia

Giovanissimo pilota della Raf, nel 1942 scrive per The Saturday Evening Post quello che viene ricordato come il suo primo racconto, Shot down over Libya, trasformando fantasiosamente un incidente per mancanza di carburante, nell’abbattimento del suo aereo da parte dell’artiglieria nemica… italiana!
Sciupafemmine, se si può ancora dire, una sua amica ricorda che era bellissimo, scherzando sul fatto che fosse stato con tutte le donne della costa est e ovest degli Stati Uniti, purché avessero un reddito di almeno 50.000 dollari. Sposa l’attrice Patricia Neal e ha cinque figli. Avrà anche un’altra moglie, Felicity Crosland.

Si sa poi che diventerà una spia, e probabilmente queste esperienze esaltarono la sua vena noir presente in racconti come L’uomo del Sud, o, come lo conosciamo in italiano, La scommessa, da cui sarà tratto un film della serie televisiva Alfred Hitchcock Presenta. Così come Lamb to the slaughter, che in italiano diventa Cosciotto d’agnello. Tremendamente assurdi, disgustosi e hitchcockiani tutti e due.

Sceneggiatore di 007 e inventore per curare il figlio Theo

È anche sceneggiatore. Di 007 Si vive solo due volte, e di Gremlins, ma anche di Chitty Chitty Bang Bang: tutte le avventure della macchina magica, e di uno dei suoi libri per bambini, titolo Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato, quello con uno squinternato Gene Wilder.

Molti degli episodi della sua vita entrano, trasfigurati, nei suoi libri. Nel 1962 il figlio Theo, in carrozzina, viene investito da un’auto e subisce danni al cervello con conseguente idrocefalia. Dahl insieme ad un ingegnere idraulico, Wade, e a un neurochirurgo, Till inventa una valvola che drena i liquidi e che porta il loro nome, valvola WDT. Molti bambini hanno beneficiato di questa invenzione, e di strane e sempre utili invenzioni sono pieni i suoi libri, La fabbrica di cioccolato, Le streghe, Il GGG.

Il GGG per la sua piccola Olivia, morta di morbillo

Intorno a Il GGG c’è molto da dire, per prima cosa che evidentemente il Grande Gigante Gentile che sente «tutti i secreti mormorii dell’universo», che non mangia «popolli» ma «schifenti cetrionzoli» e che parla in quella maniera assurda perché non è mai stato a scuola è proprio lui. «Suoni così belli e terribili io sente!» disse. «Qualcuno tu non vorrebbe sentire mai, ma altri è musica sublime». E la piccola protagonista Sofia è Olivia, la figlia cui dedica il libro, morta a 7 anni per un’encefalite contratta dopo il morbillo. Diventerà per questo un testimonial del vaccino anti morbillo, partecipando a varie campagne di sensibilizzazione, con questa lettera che farà il giro del mondo, ripresa anche alcuni anni fa, contro le campagne anti-vax.

Ne Il GGG sembra che, non avendolo potuto fare in vita, insegni una strada alla bambina, anche se solo in quel mondo fantastico. Così facendo, quello «straordinario gigante che confondeva le idee» alla piccola Sofia, e non ha potuto continuare a farlo con Olivia, introduce a quei «misteri che andavano oltre la sua capacità di comprensione» anche tutti i bambini, e non solo, che si divertono a leggerlo.

Nei suoi libri il linguaggio storpiato della moglie dopo l’ictus

Sì, la penna di Dahl trasporta Oltre, e riesce proprio a trasfigurare il reale se, si dice che, e sembrerebbe in effetti attendibile, il linguaggio del gigante sia copiato da quello storpiato della moglie che, ripresasi da un ictus, per tre anni dovette sforzarsi ed esercitarsi per ricominciare a parlare correttamente.
Molte delle persone incontrate vengono catapultate nei suoi libri per bambini, di certi si vendica trasformandoli in personaggi davvero odiosi, cattivi, viscidi, di altri ne esalta le qualità a vantaggio, sempre, dei piccoli protagonisti. Ne Il GGG ci sono giganti che mangiano le persone, alcuni in particolare prediligono i bambini, ma su tutti vince il Grande Gigante Gentile.

Anche Le streghe, uno dei libri su cui immagino si abbatterà più pesantemente la mannaia della censura politicamente corretta, ha come protagoniste donne incontrate da Dahl, di una ne parla lo stesso autore nella sua autobiografia dell’infanzia: Boy.

Per Dahl il mondo si salva con bambini, vecchi e timidi

Cari bambini mi spiace ma, a meno che il Cavaliere de la Serra non parta lancia in resta per la guerra, non troverete più quella frase che vi piace così tanto perché vi immaginate qualcuna che conoscete e intanto ridacchiate tra voi e voi. E non la troverai più neppure tu, bambino che conosco, che a quella frase hai deciso che era un libro «vomitevole» e che «non l’avresti mai letto in vita tua», e l’hai deciso senza neppure aspettare la moderna censura, che non ti reputa per niente capace di giudicare!

«Le streghe son tutte donne. Non voglio parlar male delle donne. In genere sono adorabili. Ma tutte le streghe sono donne: è un fatto. D’altra parte i vampiri e i lupi mannari sono invariabilmente uomini. Gli uni e gli altri sono pericolosi, è vero, ma una strega lo è almeno il doppio».

Un mondo eccessivo, (posso dire come il nostro?), popolato da genitori per lo meno inadeguati o imbecilli e direttrici sadiche, come in Matilde, da nonne egoiste, pie dame della Società per la Protezione dell’Infanzia Maltrattata che sono invece Streghe ammazza-bambini; e da nonne coraggiose come quella de Le streghe, e nonni favolosi come il Joe della Fabbrica di cioccolato, e poi quell’inventore folle e geniale Willy Wonka. Un mondo contraddittorio e travolgente, dove i bambini, un po’ come nelle fiabe o nei libri di Dickens, devono partire per avventure troppo più grandi di loro, che li trasformeranno, spesso con l’aiuto di persone deboli ma temerarie e fantastiche. Per Dahl il mondo si salva con bambini, vecchi e timidi. Dahl nei suoi libri salva i bambini, quello che non aveva potuto fare con la preferita Olivia e che per anni abbatterà quel gigante.

Quel dubbio su Dio instillato dal futuro arcivescovo di Canterbury

Ma ora ecco il tema per cui vorrei proprio trovarmi a parlare con te, caro Roald Dahl. In una parola: Dio.
Nel libro Boy, Dahl ricorda le bacchettate di Geoffrey Fisher, futuro arcivescovo di Canterbury, che furono un episodio così scioccante da fargli porre il problema dell’esistenza o meno di Dio. I biografi lo smascherano poi, perché Fischer se ne andò dalla Repton School un anno prima degli episodi citati, ma teniamoci pure la sua piccola vendetta anche in virtù del fatto che l’Arcivescovo sarà, anni dopo, alla morte della figlia Olivia, la guida spirituale sua e della moglie Patricia.

Il suo biografo, Donald Sturrock, racconta in Roald Dahl. Il cantastorie, che il giorno di Natale del 1970, dopo aver deposto insieme alle due figlie più piccole, alcune corone di agrifoglio sulla tomba di Olivia, morta nove anni prima, Ophelia chiese al padre perché Dio aveva permesso che la sorella maggiore morisse. Roald ammise che non lo sapeva, ma che quello che l’aveva convinto che il cristianesimo fosse solo apparenza, fu che Fisher gli disse che, sebbene fosse sicuro che Olivia fosse in Paradiso, il suo adorato cane Rowley non l’avrebbe mai raggiunta lassù.

«Volevo chiedergli come faceva a essere così sicuro che le altre creature non ricevessero il nostro stesso trattamento speciale, ma la piega di disapprovazione che aveva preso la sua bocca mi fermò. Me ne stavo seduto lì a chiedermi se quel grandioso e famoso uomo di chiesa sapesse davvero di cosa parlasse e se sapesse davvero qualcosa di Dio o del paradiso e, se no, allora chi ne sapeva qualcosa? E da allora in poi, mie care, mi sa che ho cominciato a chiedermi se esistesse davvero un Dio o meno».

Il “testamento” di Dahl: credere nei prodigi

Ecco di cosa vorrei parlare con te caro amico Roald Dahl, di Dio, di apparenza, esistenza e anche di Rowley e secreti mormorii. Tralascerei sicuramente di dirti quel che penso dei protestanti e delle loro rigide leggi, che ergono a scudo, senza provare simpatia per l’uomo vero, quello seduto lì di fronte a loro, quello che provoca ma vuole essere consolato, rassicurato. Ma i tuoi libri… mi spiace per te, dicono altro. Tu vedi Oltre, come tutti quegli autori le cui parole rimangono per sempre. Nel tuo ultimo libro, Minipin, il più buono e pacificato di tutti, in cui addirittura salvi anche la mamma, intelligente e smart, così concludi:

«E soprattutto osservate con occhi sfavillanti tutto il mondo intorno a voi, perché i più grandi segreti sono sempre nascosti dove meno ve li aspettate. Solo chi non crede nei prodigi non li scoprirà mai».

Io credo nei prodigi, “magic” per te, io vedo la magia, i prodigi, e di quel che vedi tu ora, vorrei parlare.

 

Foto Roald Dahl di Queenie & the Dew, licenza CC BY-NC 2.0 

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