«Restituisce il prestito garantito, signor Fiat-Stellantis?»

Interrogazione di Lupi sulle lettere ricevute dai fornitori del gruppo Fiat cui è stato detto: "Noi compriamo le componenti in Cina". Che si fa con quei 6,3 miliardi di euro garantiti dallo Stato?

«Restituisce il prestito garantito, signor Fiat-Stellantis?» ha chiesto provocatoriamente il deputato Maurizio Lupi mercoledì in aula alla Camera durante un’interrogazione al ministro del Mise Giancarlo Giorgetti. Il leader di Nci ha infatti sottolineato come, «nonostante le rassicurazioni dell’amministratore delegato del gruppo Stellantis, prosegue, in maniera totalmente scientifica, l’eliminazione della componentistica italiana per quanto riguarda le forniture del gruppo Fiat».

Meglio Cina e Spagna

Lupi ha ricordato che nel nostro paese «la produzione della componentistica automotive impiega 161.000 addetti, con 2.200 aziende e 45 miliardi di fatturato, di cui 20 miliardi derivanti dalla filiera del gruppo Stellantis, ossia Fiat». Il problema è che ora questa filiera produttiva «rischia di saltare» perché – ha detto Lupi in aula – «sono arrivate lettere a tutti i fornitori del gruppo Fiat, in Piemonte e in Lombardia, in cui si afferma, in pratica: “Anche se avete fatto gli stampi ve li tenete, perché noi scegliamo i cinesi o gli spagnoli”».

Il problema è dovuto al fatto che «il gruppo Fiat-Stellantis ha preso 6,3 miliardi di euro garantiti dallo Stato come prestito al 90 per cento, anche se, nello stesso tempo, il gruppo Fiat ha staccato un maxi dividendo di 5,5 miliardi». Quindi la domanda del deputato: «Restituisce il prestito garantito, signor Fiat-Stellantis?».

L’impegno di Giorgetti

Nella sua risposta, Giorgetti ha ribadito che «l’impegno del Ministero dello Sviluppo economico per quanto riguarda il gruppo Stellantis è massimo per garantire la continuità produttiva sul territorio nazionale».

Ha poi aggiunto di aver incontrato «più volte i rappresentanti aziendali per monitorare le problematiche correlate agli stabilimenti italiani» e di voler «mettere in campo tutti gli interventi necessari per sostenere il settore».

Spostamento di Stellantis

Il problema segnalato da Lupi è da tempo al centro delle preoccupazioni di molte pmi italiane che lavorano col gruppo Fiat/Stellantis. Solo in Piemonte, ad esempio, ci sono 736 imprese di questo tipo, con oltre 60.000 addetti.

Una preoccupazione che era già stata messa in evidenza da un recente rapporto di Anfia, nel quale si evidenziava che solo il 37 per cento dei fornitori piemontesi giudicava positiva la fusione tra Fca e Psa con la nascita del gruppo Stellantis. Il restante 63 per cento riteneva che «lo spostamento del baricentro decisionale a favore del partner francese e la mancata “robustezza” della struttura della filiera della componentistica italiana» fossero fattori di rischio.

Le nostre pmi

Si leggeva nello stesso rapporto Anfia: «La forte presenza di Fca nei rapporti con i fornitori locali, sommata ad un’incidenza – sebbene più contenuta – del player d’Oltralpe, nel 2020 avrebbe portato circa otto imprese piemontesi su dieci ad avere rapporti diretti o indiretti con il neo gruppo Stellantis e, tra queste, quasi un’impresa su due avrebbe generato almeno la metà del fatturato grazie al nuovo Costruttore».

Una ennesima conferma

Insomma, i timori di chi pensava che le mosse dell’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, avrebbero finito per penalizzare l’Italia, non erano infondati.

Nonostante le rassicurazioni di Tavares, che ha ricordato più volte di non essere «né italiano né francese, ma portoghese», resta il fatto che, prima della fusione, egli ricoprisse il ruolo di numero uno all’interno di Psa.

Così come resta il fatto che, quando si trattò di nominare i 120 nuovi manager per gestire la fornitura di componenti per le vetture del gruppo provenienti da terzi, solo 12 furono quelli italiani. Le lettere ricevute dai fornitori del gruppo Fiat sono l’ennesima conferma della strategia di Stellantis.

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