Renzi: «Lunedì il Cdm vara ddl per l’abolizione del Senato e Titolo V»

Il premier: «La riforma delle province sarà completata lunedì con il ddl costituzionale, quindi entro marzo». La replica alle critiche della minoranza dem: «Il pacchetto lavoro è un insieme, non un una parte a piacere»

«La legge elettorale sarà approvata dopo che il Senato avrà affrontato il ddl costituzionale sull’abolizione del Senato, il titolo quinto e l’abolizione del Cnel. Questo ddl sarà approvato dal governo lunedì, quindi nel mese di marzo come eravamo rimasti d’accordo» così il segretario Pd e premier Matteo Renzi ha avviato la direzione nazionale del partito, riunitasi oggi pomeriggio. Renzi ha spiegato che già lunedì 31 il consiglio dei ministri approverà il disegno di legge costituzionale per la riforma del Senato e del Titolo V.

«LA VERA RIFORMA DELLE PROVINCE». Rispondendo alle critiche sulla riforma delle province (leggi qui l’intervista al presidente dell’Unione province italiane Saitta) contenuta nel disegno di legge Delrio approvato ieri al Senato, dopo l’approvazione della Camera dove ritorna in ultima lettura, Renzi ha spiegato: «Il ddl Delrio ha abolito i consigli elettivi provinciali, non le Province per le quali serve una legge costituzionale» e poi ha attaccato: «Gli stessi che due mesi fa dicevano che i costi della politica sono troppi oggi si lamentano del Pd perché si riduce il numero delle persone in politica. L’obiettivo è l’abolizione del sistema delle Province attraverso al riforma del Titolo V. Questa è una potente dimostrazione di responsabilità da parte della politica». Renzi ha assicurato: «Noi al primo luglio dobbiamo arrivare avendo fatto le riforme in Italia» perché «il semestre italiano di presidenza dell’Ue è l’occasione perfetta per riflettere sull’Europa».

ITALICUM AL SENATO. Renzi ha ricordato anche il timing dell’altra riforma, quella elettorale, promessa entro questi primi mesi di governo: «L’Italicum sarà approvato al Senato dopo il via libera alla riforma del bicameralismo. Il testo è modificato rispetto all’origine con modifiche positive ma in alcuni casi non sufficienti. È importante il punto che per noi fare una legge con altri è un valore e per modificarla bisogna fare uno sforzo insieme».

LAVORO, L’ATTACCO DELLA MINORANZA DEM. Stamattina vari quotidiani, tra cui Repubblica, davano notizia del fatto che la minoranza dem (21 deputati su 45) stesse lavorando contro il pacchetto di riforma del Lavoro presentato dal Governo e dal ministro Giuliano Poletti. In particolare sotto attacco dell’ala left, che conterebbe anche sul sostegno di Sel, ci sono l’apprendistato e il rinnovo dei contratti a termine. I left, sulla base delle critiche dei sindacati e in particolare della Cgil, sono contrari al rinnovo dei contratti a termine per 8 volte in 36 mesi – perché creerebbero maggiore precarietà – e sono contrari all’apprendistato facoltativo nel pubblico. Renzi ha replicato senza giri di parole: «Leggo discussioni e ultimatum sul lavoro, che capisco poco. Non è una parte a piacere, il pacchetto sta insieme».

«GRILLO CI RINCORRE». Renzi ha sottolineato che «È stata impressa  un’accelerazione sulle riforme, malgrado il percorso sia pieno di difficoltà. Dobbiamo rivendicare lo straordinario insieme di risultati». Ha esemplificato: «Stiamo facendo le cose che abbiamo promesso. Come nel caso della vendita delle auto blu, che ha anche una componente demagogica. Non si risanano i bilanci dello Stato vendendo le auto blu, ma ne abbiamo di più degli altri paesi europei». Quindi ha concluso attaccando uno degli avversari politici finora più temibili per il Pd: «M5s è in difficoltà, è in ricorsa rispetto a noi perché insegue sui temi su cui prima aveva una primazia e ora non più. Loro parlano e noi risolviamo».

CUNEO FISCALE. Il premier è quindi tornato su quello che è il cavallo forte del suo programma: «Taglieremo il cuneo fiscale con un’operazione non in burocratese puro – ha assicurato – o tagliando a quelli che dicono meno abbienti ma che prendono 1.300 euro e che una volta erano ceto medio. È un pezzo di popolazione cui cerchiamo di restituire un po’ di fiato». Ai suoi Renzi ha chiesto: «Facciamolo un lavoro su queste cose, perché gli ottanta euro in busta paga sono un pezzo fondamentale che demagogicamente ma anche realisticamente possiamo presentare così: stiamo togliendo a chi in questi anni ha pagato poco e restituiamo a chi ha pagato troppo». Renzi non è entrato sul punto sostanziale, invece, degli incapienti, una massa di 10 milioni di persone secondo il Ministero dell’Economia, che annualmente non arrivano a 8mila euro di reddito e che resteranno fuori dai tagli sull’Irpef.

I FEDELISSIMI SERRACCHIANI E GUERINI VICESEGRETARI PD. Renzi ha infine toccato il punto di un cambiamento all’interno della direzione del Pd. «È stata proposta una riflessione sul sistema Pd, sui contenuti e sul modello. È opportuna e per me positiva a condizione che si faccia in uno spirito franco, dopo le elezioni europee, e senza che questo sia una rivincita del congresso. C’è in gioco una questione di tenuta del Pd nei prossimi mesi e nei prossimi anni.  La gestione degli organi di partito non può vedere una mancanza di attenzione. Per questo farò all’assemblea la proposta di due vicesegretari, Debora Serracchiani e Lorenzo Guerini».

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