Rave party Italia (Kabul è il nostro destino?)

Un episodio di vandalismo in un paesino sardo e la serie infinita di violenze in una comune estate italiana. C'è speranza, e dove? Per adesso l’allegria da Draghi e Recovery fund copre tutto

Trinità d’Agultu e Vignola è un paese di neanche duemila anime, abbarbicato su colline della Gallura, di qua dal fiume Coghinas, oltre il quale comincia l’Anglona, regione che si estende fino al golfo dell’Asinara.

Non è un paese proprio incantevole come lo sono le smeraldine spiagge che contempla dall’alto di un monte increspato da olivastri e rocce titaniche. La cosa più bella è la Madonnina scolpita in marmo di Carrara che svetta da un picco ventoso, e che col suo portamento abbraccia da Porto Torres a Capo Testa, promontorio a un tiro di schioppo dalle cangianti scogliere di Bonifacio.

E veniamo alla sua fama. Sì, è vero, Trinità è stata resa ultimamente famosa non dalla mia personale avventura al seguito di Mamma Oca (una moglie che facendo tutto per i bambini si è trovata ad abitare una casetta santuario di mocciosi), ma dalla Walt Disney che nelle spiagge di Marinedda e Li Feruli (dove un regista polacco ha invece girato un filmetto pornografico) è venuta a ricamare la riedizione di una Sirenetta obamiana. Ovviamente più politicamente corretta della precedente. Ecco. Passata la Sirenetta in un can can di prenotazioni alberghiere, notti di movida, belle barche e belle donne, infine, in uno sturbo di Covid che ha messo tutti in quarantena, il finire delle vacanze ha mostrato il tallone di Achille anche di un posto italiano così, di defilata e fresca bellezza.

Vandali contro l’Unitalsi

Mamma Oca mi gira il comunicato accorato di don Santino, il prete di Trinità. Strilla così, e non so a chi sia arrivato oltre il perimetro della casetta dei mocciosi:

«COMUNICATO STAMPA URGENTE. SOLIDARIETÀ DELLA PARROCCHIA ALL’ASSOCIAZIONE UNITALSI. LA CARITÀ SARÀ SEMPRE PIÙ FORTE DELLA VILTÀ. Non ci sono parole dinanzi ai recenti atti di vandalismo che hanno avuto come bersaglio la struttura estiva per disabili nella località marina dell’isola Rossa. È un gesto che va condannato, un atto vile che toglie rispetto e dignità a una realtà che tutti apprezziamo e lodiamo per l’operato che ogni anno mette al centro le persone più bisognose, offrendo loro momenti edificanti e regalando qualche sorriso in più.

La parrocchia fin dal suo inizio ha sempre incoraggiato la casa al mare dell’Unitalsi, tra l’altro il terreno fu donato da un benefattore del paese, e vedere scippati e rovinati importanti mezzi di sostegno per i diversamente abili, suscita solo amarezza e profondo sconcerto.

Sono fatti che ci fanno riflettere: se da una parte esprimiamo profonda solidarietà alle persone più fragili e a quanti dedicano tempo ed energie per loro con uno spirito di generosità e gratuità, dall’altra pensiamo alle altre forme di fragilità, quelle relative alle devianze sociali che ci devono provocare. Gli atti di viltà vanno denunciati senza mezzi termini e bisogna solo vergognarsi quando vengono compiuti, è altrettanto vero però che necessita una rinnovata formazione delle coscienze, con l’ausilio di tutte le forze educative, per salvare e recuperare la persona…».

Dalla Sicilia alla Lombardia

Non sono cose nuove da sentirsi, i vandalismi. La novità è che ci sia un prete che divida la sua pena con i vandali e chiami all’appello le “forze educative”. Di cui tutti parlano da decenni. E i risultati sono la scuola-cannibal e i giornali-Ferragni. Ma insomma. Anche l’estate sta passando sotto il segno di cose che sembrano da pazzi. Dal rave party di Viterbo con migliaia di ragazzi andati a stordirsi e a finire in coma etilico (un morto), in un inferno di alcol, droghe ed escrementi. Alle notti di violenza, botte, coltelli, vetrine infrante, poliziotti presi di mira, coppie di svirgolati nudi sul tettuccio di un’automobile dei carabinieri… Se ne sono viste e sentite di tutti i colori. Da Bologna a Riccione. Dalla Sicilia alla Lombardia.

Il guaio è che alla varietà dei vandalismi e autolesionismi registrati in cronaca, altrettanto invariabili sono stati i protagonisti: giovani, adolescenti, addirittura, padri e figli insieme. C’entra il Covid? Il Covid c’entra niente. O meglio, c’entra come i proverbiali cavoli a merenda. Raccontiamoci la verità: siamo in una specie di vigilia di Kabul della civiltà italiana.

Mica solo durante le paralimpiadi

Improvvisamente anche nel paesino che sembrava sonnecchiare (eppure sotto la cenere covava da tempo lo sballo, la Sardegna è il posto di maggior transito e diffusione delle droghe) arriva la notizia incredibile: sfasciato e vandalizzato il centro estivo per disabili. Probabilmente in stato confusionario, di alcol e di canne, giovinastri hanno semidistrutto la casa estiva dell’Unitalsi (come due mesi prima, nottetempo qualcuno aveva dato fuoco a un casotto in spiaggia).

L’Unitalsi, per intenderci, è l’organizzazione di volontari che portano a Lourdes e in vacanze al mare, malati, anziani, giovani disabili, bambini autistici. Insomma, gente che si dà da fare per spingere le carrozzine di quel popolo nel popolo che giusto in questo giorni di paralimpiadi ci sorprendiamo a registrare come segno di una umanità positiva che si stenta a ritrovare nel cosiddetto mondo dei “normodotati”.

E l’alcol e le canne

Per una volta, però, anche in un paesino così fuori dalla grande vie dell’indignazione, non troviamo solo stanca retorica della denuncia. Troviamo affacciarsi la consapevolezza che sotto la punta di un iceberg, dalla movida di Milano che finisce a sassate, alle vetrine infrante di Riccione, alle migliaia di imbestiati a Viterbo, agli sconosciuti teppisti di Isola Rossa, caro presidente Mattarella e cari giornali e cari osservatori con la lente delle frasi fatte…. Ma avete capito che tra i due anni di scuola chiusa e i due milioni e ottocentomila detentori di reddito di cittadinanza, tra il tempo libero giovanile fatto gestire dalle multinazionali dell’alcol e dagli spacciatori che ogni giorno sbarcano a Lampedusa per andare a ingrossare l’esercito di talebani della droga che ormai controllano mezza Italia, qui succede che perdiamo definitivamente quei pochi giovani che abbiamo?

Adesso invece dei figli anche i giovani portano a spasso solo cani. E l’alcol e le canne sono i nuovi generi di massa per smaltire il non senso di vivere e il non senso di istituzioni che parlano a vanvera. Parlano di mondi che esistono solo nelle loro astrazioni arcobaleno. Gli ultimi, ma proprio gli ultimi, sono diventati loro. Le nuove generazioni di italiani, altro che gli africani.

O pagano in nero o niente

E ancora. Primo fatto diseducativo organizzato dallo Stato e diffuso come mentalità asinina: avete preso nota bene che da Milano a Canicattì, da Napoli a Trinità d’Agultu, nonostante il boom occupazionale generato dalla marea di turisti non si è trovato nessuno o scarso personale da impiegare nei lavori stagionali (camerieri, pulizie, guardiani, badanti..) perché all’offerta di lavoro tutti hanno risposto picche? “Perché lavorare, per perdere l’assegno statale? O pagano in nero o niente”. Con la conseguenza che in certi posti stiamo finanziando le mafie a cui lo Stato paga la manovalanza giovanile. In altri il lavoro nero. Ovunque stiamo dicendo alle nuove generazioni che non vale la pena di accettare o cercare un lavoro. Esatto: vedi Napoli e poi muori. Città in fallimento finanziario. Ma che con i suoi 300 mila redditi di cittadinanza pesa sulla casse dello Stato tanto quanto i sussidi di cittadinanza distribuiti in tutto il Nord Italia.

Falcone e Borsellino

Le classi dirigenti non sanno più neanche in che mondo vivono. La politica rimastica ogni giorno i soliti slogan. I giornali si sono arresi al chiodo a cui li attaccano i loro padroni. Siamo diventato un Paese di tutti “fragili”. Tutti “non guardarmi così che mi fai male”. Tutti col problema Rai di lamentare non la fine delle libertà anche a Hong Kong ma che quest’anno non c’è stato il secondo Gay pride a Pechino. E tutti a ribollire le ribollite dell’antifascismo e delle stragi di mafia. L’antifascismo per impedire di conoscere veramente la storia falsificata nei libri che sono costretti a studiare a scuola e in università. Le stragi di mafia ricordate sempre allo stesso modo, falso e retorico, perché a proposito di Falcone e di Borsellino bisogna stare attenti a non raccontare quello che pensavano e scrivevano veramente. Per esempio sull’antimafia e i presunti giornalisti e magistrati combattenti.

Avremo la nostra Kabul

E poi dice che uno diventa vandalo. Che l’Italia è un paese allegro. E che la demografia ci dice bene. Per adesso l’allegria da Draghi e Recovery fund copre tutto. In verità la nostra salute è la salute di un paese agonizzante, con l’unica scuola al mondo rimasta praticamente totale monopolio statale (e briciole di formaggio per topi alle paritarie).

E leggi. Superfetazione di leggi, sempre più astratte, sempre più inutili, sempre corrosive la vita reale, sempre più distruttive il buon senso e ogni ragionevolezza elementare. Infine grandi discussioni sul sesso degli angeli da ddl Zan e corsa in fretta e furia all’eutanasia legale per sgravarsi dei pesi, seppellire i nonnetti, incamerare eredità. (Fossi giovane, non avessi voglia di lavorare e avessi un nonnetto col gruzzolo in banca, perché non volergli tanto bene?)

In due delitti su tre, c’è di mezzo la droga. Nel terzo c’è di mezzo la droga. Vedete un po’ voi dove vogliamo andare. Draghi può fare il nostro garante in Europa. Ma non può fare il nostro baby sitter. Perciò io penso che, tanto dentro la corsa per le amministrative a Milano, quanto per le elezioni in quel paese di poche anime di Trinità d’Agultu e Vignola, davvero tutta Italia è diventata un solo e unico paese. E statene certi e tranquilli: se non ci svegliamo, se non ci costringiamo a impegnarci – con i giovani sopra a tutto – anche noi conosceremo la nostra Kabul.

Foto Ansa

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