Quattro anni dopo “Piombo fuso”, Hamas ha più sostenitori e Israele più nemici

Dopo la Primavera araba Egitto e Tunisia, guidati dagli islamisti, sono passati a difendere Hamas. La Turchia non ha dimenticato i nove attivisti uccisi sulla Mavi Marmara e il Qatar persegue i suoi progetti di egemonia in Medio Oriente.

La crisi tra Israele e Gaza è entrata nel suo settimo giorno e ha già causato la morte di oltre 100 persone. A molti ha ricordato l’escalation di violenza del 2008/2009 quando durante l’operazione di terra israeliana “Piombo fuso” sono morte tra le 1.200 e le 1.400 persone. Oggi Israele è più forte militarmente e meglio difesa, con il sistema missilistico Iron Dome, ma il gruppo terroristico di Hamas gode di un maggiore appoggio internazionale.

IL NUOVO EGITTO. La “Primavera araba”, infatti, ha cambiato il volto dell’Egitto, passato dal regime di Hosni Mubarak, alleato americano e sostenitore di Israele, al governo dei Fratelli Musulmani guidati dal presidente Mohamed Morsi, sostenitore di Hamas. L’Egitto infatti non solo si è dimostrato vicino ai palestinesi di Gaza inviando nella Striscia il suo primo ministro Hisham Qandil, ma ha ospitato sul suo suolo una conferenza stampa pubblica con il leader politico di Hamas, Khalid Meshal. Oltre ad avere aperto il valico di Rafah per il passaggio dei feriti, Morsi ha più volte parlato a favore dei palestinesi contro «la colpevole e illegale aggressione israeliana».

LA TURCHIA DEL DOPO MAVI MARMARA. Un altro Stato che diversamente dal 2008 si è schierato a favore di Hamas contro Israele è la Turchia. In questo caso la Primavera araba non c’entra ma è stato decisivo lo scontro durissimo avvenuto tra Ankara e Tel Aviv per il caso della Mavi Marmara. Nel 2010 la nave ammiraglia della Freedom Flotilla I ha cercato di forzare il blocco navale israeliano della Striscia di Gaza. Non essendosi fermata davanti agli avvertimenti della marina israeliana, la nave è stata assaltata dalle forze speciali, che hanno ucciso nove attivisti turchi. Erdogan è rimasto molto deluso dal rapporto dell’Onu che pur sottolineando come il tragico abbordaggio fosse un’azione «eccessiva e irragionevole», certificava la legalità del blocco di Gaza. Per questo Erdogan, in occasione del conflitto di questi giorni, ha speso parole di fuoco contro «lo Stato terroristico israeliano» appoggiando Hamas.

TUNISIA E QATAR. Altro “nuovo amico” di Hamas è la Tunisia, paese in cui la Primavera araba ha portato alla cacciata del dittatore Ben Ali e all’elezione del partito islamista Ennahda come prima forza del paese, attraversato da ondate di estremismo salafita. Il 17 novembre il ministro degli Esteri tunisino ha fatto visita a Gaza, appoggiando Hamas contro Tel aviv. È infine da considerare il Qatar: l’emiro ha condotto lo scorso mese una storica visita a Gaza promettendo 400 milioni di dollari di aiuti, nel tentativo di tagliare i ponti tra Hamas e Iran per costruirne uno nuovo tra Gaza e Doha.

@LeoneGrotti

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