Quale dio permette tutto questo?

I numeri cercano di nascondere le facce, le storie, le diverse identità. Servono a nascondere a noi stessi il dramma di non saper rispondere.

Non sappiamo ancora quante sono le salme che il mare ha inghiottito nel Canale di Sicilia gli scorsi giorni. I numeri (200, 300, 400) sono utili a tenere lontano una parte del dramma che è nostro, dei viventi. I numeri cercano di nascondere le facce, le storie, le diverse identità. Servono a nascondere a noi stessi il dramma di non saper rispondere. Poter saltare la faccia di ciascuno, la sua storia, la sua vita, i suoi desideri, le sue angosce e speranze. Serve parlare di numeri. Così non siamo affranti, disperati, inermi come quando vediamo un morto che abbiamo conosciuto o frequentato e col quale abbiamo, in qualche modo, condiviso una parte della nostra vita. Quando sono tanti, quando sono martiri, quando non hanno nome possiamo così chiederci quale dio abbia mai permesso tale ignominia. Già, quale dio permette questo?

Quale dio permette che il mondo sia un risiko in cui singoli Stati, non necessariamente dittatoriali, possano decidere di sconvolgere la vita di altri in nome di una giustizia auto-declarata? Quale dio permette che capi di governi occidentali in vista di elezioni decidano di attaccare nemici esterni per apparire così degli strenui difensori di miserevoli interessi senza preoccuparsi degli effetti conseguenti? Quale dio permette di esportare le democrazie con la guerra? Quale dio fa sostenere e incrementare guerre civili da parte dei paesi ricchi per il presentarle come rivoluzioni sociali di popoli oppressi?

Un tempo questi “dei” erano evidenti: l’ideologia, l’utopia di un mondo senza ingiustizie, l’utopia di un mondo dove l’uomo è buono. Questo sogno è crollato con la storia del secolo scorso, con la fine del nazismo e del comunismo.

Ma quale dio o idolo permette oggi di vivere senza DIO?

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