Manifestazione in Val di Susa: “Siamo tutti terroristi”. E i No Tav attaccano Saviano

Stasera presidio di solidarietà con gli indagati. Su un sito antagonista si critica «il telepredicatore» che non si accorge dei giovani che fanno la rivoluzione in Italia

Si annuncia per stasera, a Bussoleno, un presidio di solidarietà con gli indagati (da ieri) per “atti di terrorismo”, in riferimento agli assalti ai cantieri.
Il movimento nel suo complesso, compresi i comitati ed il fronte istituzionale, si appresta a raccogliersi dietro lo slogan “siamo tutti terroristi!” (un po’ di tempo fa, d’altronde, si diceva «siamo tutti black bloc!»).

SAVIANO NON ABITA IN VAL DI SUSA. Sembrano lontani i tempi in cui, dalle parti trenocrociate, si inneggiava al giudice che presidia la legalità, in riferimento a Gian Carlo Caselli.
A far le spese del nuovo clima anti-legalitario è, anche, un’altra icona: il «telepredicatore», così lo definiscono, Roberto Saviano. Su Infoaut.org, uno dei principali organi della sinistra extraparlamentare, compare un editoriale dal titolo “Saviano non abita in Val Susa”. Allo scrittore napoletano si contesta il pezzo, apparso sull’Espresso, e lo si accusa: «Forse in omaggio alla logica che vede all’estero giovani che lottano per la democrazia e in Italia invece solo teppisti animati da una distruttività intrinseca, Saviano preferisce non vedere. Saviano ancora una volta fingendosi intellettuale illuminato e scomodo, non fa altro che aggiungere acqua sul fuoco dei conflitti».
Pochi amici e molta confusione sotto il cielo della Val Susa. Con buona pace di Mao, però, la situazione non si può dire ottima.

 

 

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