La frattura tra il sentitodire e il vistocongliocchi è il male del nostro tempo

Post-populismo o meno, si deve poter fare esperienza di quel «visibile parlare» di cui scrive Dante. È necessario che si possa verificare che quel che ci è trasmesso è aderente a quel che ci succede

«Se gli uomini qualunque si aggrappano al mondo vissuto è perché non si fidano più dei sacerdoti del mondo pensato, siano essi scienziati, tecnici, burocrati o politici. È perché se ne sentono sociologicamente e antropologicamente non soltanto distinti, ma respinti». L’osservazione è del professore Giovanni Orsina che in un commento sulla Stampa (12 dicembre) ha spiegato meglio di chiunque altro cosa stia accadendo a livello politico sullo scenario mondiale. Il politologo della Luiss ha scritto che è ancora presto per parlare di post-populismo, soprattutto perché ancora non si è ben compreso cosa sia stato il populismo e ancora oggi se ne dà un’interpretazione distorta. La sua espressione politica (per semplificare: M5s e Lega in Italia, Trump in America, Vox in Spagna, Le Pen in Francia) è certamente mutata e si è “normalizzata”: si è cioè prodotta quella «romanizzazione dei barbari» che lo stesso Orsina aveva prefigurato anni fa, ma ancora...

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