Il pm non depositò prove chiave a discapito di Eni? Promosso

In Italia che cosa deve fare, un pubblico ministero, per essere censurato dagli organi che dovrebbero controllare il suo operato?

Il pm Fabio De Pasquale, procuratore aggiunto a Milano (foto Ansa)

Ma in Italia che cosa deve fare, un pubblico ministero, per essere censurato dagli organi che dovrebbero controllare il suo operato? Non basta non avere depositato importanti prove a discapito di un imputato? Eppure è quanto è appena accaduto a Milano, dove ai primi di maggio il Consiglio giudiziario (cioè la struttura giudiziaria di base, quella che esprime pareri per il Consiglio superiore della magistratura) ha dato il via libera alla conferma di Fabio De Pasquale, attuale procuratore aggiunto.

Secondo i suoi valutatori milanesi, insomma, De Pasquale deve restare in quel ruolo per altri quattro anni: non importa se il pm in gennaio è stato rinviato a giudizio a Brescia perché accusato di aver volontariamente evitato di depositare prove fondamentali, tutte favorevoli alle difese nel cruciale procedimento in cui i vertici dell’Eni erano finiti imputati per una presunta corruzione in Nigeria.

Quelle prove, video e chat da cui emergeva con evidenza la macchinazione nei confronti dei vertici del colosso petrolifero, avrebbero dimostrato l’innocenza degli imputati (peraltro tutti comunque assolti alla fine del processo milanese). Il mancato deposito da parte di De Pasquale era stato duramente stigmatizzato dagli stessi giudici del dibattimento di primo grado nella sentenza di assoluzione, divenuta poi definitiva per la decisione della procura generale di non proporre appello.

Si dirà: siamo garantisti, un rinvio a giudizio non è una condanna. A Brescia, però, non è in discussione il fatto: si dibatte se De Pasquale avesse il potere di farlo, come sostiene la sua difesa, o se invece nel farlo si sia reso responsabile di un illecito.

Ora la parola passa al Consiglio superiore della magistratura. Non illudiamoci. È lo stesso organo che nel 2021 ha “censurato” con la sola perdita di 2 mesi di anzianità l’allora procuratore di Firenze, Giuseppe Creazzo, per aver molestato sessualmente la collega magistrata Alessia Sinatra.

@mautortorella

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