Pensare e sentire con Cristo. Contributo per il Sinodo

Una riflessione dell'Associazione 2.0 per il sinodo della Chiesa cattolica. Per non perdere «il primato della testimonianza di Cristo secondo le dimensioni della cultura, della carità e della missione»

L’Associazione Nonni 2.0 e il Sinodo

L’ Associazione Nonni 2.0 è lieta e onorata di dare il proprio contributo di esperienza e di pensiero al cammino Sinodale della Chiesa attualmente in corso. Riconosce la rilevanza del Sinodo mondiale convocato dal Papa, primo e unico esempio storico di consultazione e partecipazione dell’intero popolo cristiano alla vita della Chiesa. In questo lavoro sinodale il rilevamento della componente laica della Chiesa appare originale e peculiare momento di arricchimento di tutto il corpo ecclesiale. I nonni sono una fase di maturità in cui le esperienze delle diverse età della vita sono ricomprese e portate a una sintesi; essi sono il fattore di comprensione e di dialogo fra le diverse età e in questo senso esprimono il patrimonio di saggezza di un laicato cristiano che si fonda sulla famiglia come cellula necessaria della società civile oltre che della società ecclesiale.

Ma i nonni sono anche un momento fondamentale per la trasmissione della tradizione intesa come trasmissione della storia familiare e della storia di popolo cui si appartiene e come spiegazione dell’humus simbolico da cui quelle storie sono state nutrite. Oggi si tende a non interrogare la tradizione perché, in un clima di esasperato individualismo, ci si sente scollegati dalle generazioni precedenti; e le nuove generazioni per parte loro si fermano a rilevare i cambiamenti, pur importanti, che sono avvenuti nel modo di vivere. Tuttavia i giovani non vanno considerati totalmente estranei al patrimonio del loro passato, anche se non lo riconoscono e non lo sanno dire. E’ un patrimonio che dentro di loro c’è in latenza, che è sepolto e va fatto rivivere. E’ questa una prospettiva del tutto diversa dall’omologazione in quel “pensiero unico” e in quella “cancel culture” corrente fra i giovani, è una prospettiva culturale alla quale in diversi momenti ha fatto riferimento anche Papa Francesco (come ad esempio nel Discorso al Corpo Diplomatico del gennaio 2022)

2. Pensare e sentire con Cristo

Se la vita dei nonni, man mano che gli anni avanzano, fa sempre più sintesi delle esperienze e delle cose che contano, tanto più avverte il Signore Gesù come fonte di vita che contrasta e vince ogni negatività e ogni decadenza del corpo e dello spirito.

Ci pare per questo fondamentale che tale centralità di Cristo resti sempre presente e operante in tutti i momenti e i livelli del lavoro sinodale. Il sottotitolo del Sinodo – “comunione, partecipazione e missione” − dice le dimensioni di quella unità in cammino. Dimensioni che la Chiesa non si attribuisce, ma le sono donate e affidate dal suo Signore; esse infatti si riferiscono – come chiarisce il Documento preparatorio – al rapporto della Comunità cristiana a Gesù Cristo, che unico è in grado di mettere in comunione, di donare partecipazione e di far vivere in missione.

Il pensare e il sentire con Cristo è l’unica condizione di crescita e di novità. Anche quando ci si deve inoltrare in analisi di vario tipo e competenza per comprendere i problemi e il loro contesto, non bisogna mai dimenticare il loro rapporto di senso con la persona di Cristo. Bisogna evitare che questo sia dato per scontato, cioè resti inerte, perché questo non aiuta a essere operanti nelle varie situazioni come presenza viva di annuncio, di condivisione, di missione, come è negli scopi del Sinodo. Bisogna essere avvertiti del pericolo che nei lavori sinodali prevalga l’affidarsi all’approfondimento delle analisi proposte dagli esperti e per questo occorre vigilare che il punto di partenza sia quello per cui esiste la Chiesa, cioè la persona stessa di Gesù Cristo. Da qui deve iniziare ogni approfondimento, in modo che non venga perso il primato della testimonianza di Cristo secondo le dimensioni della cultura, della carità e della missione.

3. I nonni e le relazioni intergenerazionali

La relazione più significativa di cui i nonni sono portatori e di cui cercano di essere consapevoli è quella intergenerazionale, quella che lega tra loro le diverse generazioni. A ben pensarci la compresenza di più generazioni, vissuta nei legami familiari ampi, apre uno spazio di sinodalità distribuita nel tempo. Si tratta infatti del camminare insieme di diverse generazioni, in modo da costituire una complessa realtà comunionale secondo i doni, i caratteri e i bisogni delle diverse età, partecipi di una medesima comunità ecclesiale, con particolare attenzione al sostegno e alla trasmissione della fede; cosa che realizza in modo allargato la famiglia come “chiesa domestica”.

Sappiamo che potentemente influenti sulle relazioni intergenerazionali sono gli sviluppi e la diffusione della comunicazione via web che hanno favorito il processo di individualizzazione delle relazioni interpersonali favorendo l’isolamento e la solitudine del singolo. Essi hanno introdotto una mediazione strumentale non indifferente rispetto alle relazioni primarie. Da qui si conferma la necessità di creare una fratellanza generativa tra adulti che condividano la stessa condizione e responsabilità verso la generazione successiva. Tale responsabilità è un compito che compete all’adulto in quanto tale e in primis a chi ha un ruolo educativo.
Questo legame intergenerazionale chiama anzitutto all’esperienza della comunione, per la quale Gesù ha pregato come la cosa più necessaria e preziosa per i credenti e per tutta la Chiesa, come dice il Vangelo di Giovanni (Gv 17 e seguenti) “…perché tutti siano una cosa sola; come tu Padre sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato”. Gesù ha pregato per la nostra unità. Il rapporto tra generazioni, se vissuto cristianamente, aiuta ad attuare ciò per cui Gesù ha pregato con tanta passione.

4. I nonni e il popolo cristiano

Tale rapporto trasforma i “singoli” cristiani in un vero e proprio “popolo”, il “Popolo di Dio”, come ha proclamato il Concilio Vaticano II. Non è possibile un rapporto “sinodale” se non esiste un popolo. Questo è un aspetto fondamentale da rilanciare in modo chiaro e forte, se non vogliamo che i richiami della Chiesa si riducano solamente ad attenzioni moralistiche, che non creerebbero nulla di nuovo. La vera novità cristiana è che, nella storia, è nato un popolo “nuovo”, che unisce persone di ogni luogo, di ogni razza e di ogni età.

5. Aspetti propositivi dell’esperienza dei nonni

Allora, dobbiamo preoccuparci di valorizzare i carismi presenti in ogni età di questo grande popolo. Sotto questo profilo, il fedele cristiano non va mai in pensione, perché, come ha sottolineato Guardini in un suo bel libretto “Le età della vita”, ogni età ha la sua funzione nel disegno del Signore. Allora, per esempio, i nonni, nelle varie comunità cristiane, non possono essere considerati solo per dar loro qualche spazio di gioco o di turismo (anche se religioso). I nonni, con tutte le loro caratteristiche (comprese le debolezze fisiche) mantengono una grande e insostituibile funzione nel sostenere la cultura, la carità e la missione cristiane. Sarà bene chiamarli a continuare ad assumersi responsabilità nella pastorale viva delle varie comunità, a cominciare dalle parrocchie.

La sinodalità nel tempo tra le generazioni (diacronica), di cui si diceva, suggerisce dunque un’idea nuova anche rispetto alla vita parrocchiale; quella di mettere al suo centro la famiglia nella sua estensione multigenerazionale. L’idea tradizionale della parrocchia la vede organizzata per età suddivise (bambini, ragazzi, fidanzati, adulti, anziani) e ciò ha una sua ragione funzionale circa le diverse attività e iniziative. Questo non toglie, però, che sarebbe più espressivo della sinodalità complessiva della comunità parrocchiale se in essa avesse una nuova centralità la famiglia e l’insieme intergenerazionale delle famiglie. Una vita parrocchiale intesa quindi non come insieme di singoli raccolti per classi di età, ma raccolta e articolata intorno alle “chiese domestiche” che la compongono. Una comunità parrocchiale fatta di comunità famigliari, che sarebbe anche un eloquente esempio di ricomposizione delle relazioni umane fondamentali.
Se una parrocchia si impegna per mettere al centro la famiglia deve anche intraprendere un lavoro culturale e formativo che sia capace di aggregare proponendo momenti di riscoperta dei legami e momenti di risposta ai problemi educativi e creando nessi con le varie realtà (movimenti, associazioni, centri culturali) esistenti sul territorio che possono costituire una grande risorsa per la stessa parrocchia (attraverso riferimenti, testimonianze, momenti di formazione, ecc.) e per la presenza dei cristiani nei vari ambienti.

Foto Ansa

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