Parisi: «Chi ha tela da tessere e cose da dire?»

Domani si apre l'incontro con cui Parisi vuole "rigenerare" il centrodestra. In un'intervista spiega le sue idee e risponde alle critiche

È bella la lunga intervista che appare oggi sul Giornale a Stefano Parisi. È interessante perché vuole mandare messaggi positivi e non è all’insegna del risentimento. Domani a Milano inizia Megawatt, l’appuntamento con cui Parisi vuole esporre le sue idee per rigenerare la politica e ricostruire il centrodestra. La cosa non piace a tutti. All’interno di Forza Italia, in molti la guardano con diffidenza e, ieri sul Giornale (ma oggi vale la pena anche di leggere il retroscena sul Corriere firmato da Francesco Verderami), è stato scritto che Silvio Berlusconi vuole organizzare una convention di Forza Italia in ottobre. E dunque: due iniziative parallele o in contrasto? Parlando con il direttore del Giornale Stefano Sallusti, Parisi oggi affronta queste e altre questioni, spiegando quali siano le sue intenzioni. Vediamole, sintetizzate e divise per argomenti.

L’OBIETTIVO. «Ricostruire una piattaforma ideale per un’area liberale che si contrapponga in modo chiaro e netto alla sinistra. C’è stata un po’ di confusione, occorre definire con precisione i confini del mondo di centrodestra sui grandi temi, dalle politiche di risanamento economico alla finanza pubblica, dalle tasse all’immigrazione, dal sistema educativo al concetto di Europa».

NO ALLA ROTTAMAZIONE. «Non è una cosa contro i partiti, assolutamente. Io credo nei partiti. E sono contro la rottamazione. Sono contro il nuovismo. Penso che l’Italia abbia bisogno di persone di esperienza, non necessariamente politica. Non basta essere giovani e uscire dal web per poter fare il sindaco di Roma, come insegna la storia di queste ore».
L’annuncio della convention di Fi «è positivo e sono contento che qualcosa si muova, che si senta la necessità di ridefinire una proposta per il Paese. Resta il fatto che la politica ha bisogno di una profonda rigenerazione. Io lavoro per questo. Del resto Berlusconi ha capito benissimo e fin da subito la necessità di distinguere questo lancio programmatico da una analisi su cosa è Forza Italia».

LEADERSHIP CENTRODESTRA. «Sia chiaro. Non è vero che io oggi faccio questo perché domani voglio fare quello. Al momento decisivo si deciderà chi è il candidato più competitivo in quel momento. Non sto dicendo: io no. Dico che al momento giusto si vedrà. Può essere che questa cosa funzioni e piaccia, e allora mi meriterò di fare un certo percorso, può essere l’inverso e quindi amen. Il tema non è chi siederà più vicino o lontano a Berlusconi, che sulle questioni cruciali avrà la parola definitiva. La domanda è: chi ha tela da tessere e cose da dire? Chiunque ha queste caratteristiche sarà in corsa. A un patto: che si corra senza alchimie, spinti dalla volontà di vincere e non da quella di fare perdere qualcun altro. Purtroppo in Italia in politica ci sono giochi a somma zero: io ammazzo te, tu ammazzi me e siamo pari. Ma così si sprecano un sacco di energie e si perde la fiducia nelle persone».

PROGETTO LIBERAL POPOLARE. Il progetto di Parisi è riprendere in mano le battaglie liberali della Forza Italia delle origini. Ma calarle nella situazione attuale perché sono passati moti anni e renderle “popolari”. «Quel manifesto di allora su Credo e libertà lo condivido dalla A alla Z. È che sono passati tanti anni, il mondo non è più lo stesso. E poi non in Berlusconi ma negli intellettuali che lo avevano ispirato c’era una logica liberale un po’ elitaria, soprattutto per i nostri tempi. Tutta l’Europa purtroppo è luogo di liberali elitari che anche quando riescono a fare qualche cosa non danno ai cittadini l’idea che li si stia liberando. Anzi, spesso ci siamo sentiti oppressi anche da scelte apparentemente liberali. L’Unione europea non può costringere gli italiani ad essere come i finlandesi».

CON CHI? Con tutti. Ma nei confronti di Renzi bisogna essere «alternativi, assolutamente alternativi. Dobbiamo fare una operazione verità e dire che oggi l’Italia è in una situazione drammatica. A differenza degli altri paesi europei continuiamo a non crescere. Tentativi di risanamento e mezze riforme, tante chiacchiere e annunci propagandistici non hanno prodotto nulla. Significa che abbiamo puntato su politiche sbagliate. E abbiamo sprecato la nostra credibilità in Europa usando la flessibilità per aumentare il debito. Non dimentichiamoci che Renzi ha buttato soldi per vincere le Europee con la famosa mancia degli 80 euro».

REFERENDUM COSTITUZIONE. «Sta diventando un punto di svolta della politica italiana improprio. Parliamo di una riforma oggettivamente confusa per via dei tanti compromessi con cui è stata costruita in parlamento. Renzi è riuscito a spaccare il paese tra due tifoserie, quella del Sì e quella del No, che andranno a votare senza alcuna consapevolezza nel merito. E poi su tutto aleggia un grande falso. Che se vince il No sarà il caos. Siamo al ricatto. Renzi e i suoi hanno generato un clima di paura che, per esempio, sta mettendo a rischio il salvataggio del Monte dei Paschi, l’emergenza più rischiosa che stiamo vivendo nel Paese».

ELEZIONI. «Prima o poi si voterà. Occorre però cambiare subito la legge elettorale, prima del referendum. Perché comunque vada, dal giorno successivo bisogna essere pronti a ogni evenienza. Il mio progetto parte domani. Nei primi mesi del prossimo anno faremo la sintesi di tutto questo lavoro».

Foto Ansa

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