Papa Benedetto XVI: «Senza Dio, l’uomo è schiavo dell’idolatria»

L'Udienza generale di Benedetto XVI è ancora una volta dedicata alla preghiera: «Innanzi sta la priorità del primo comandamento: adorare solo Dio». Perché altrimenti, come accade nel «presente di questa storia», l'uomo «cade nella schiavitù di idolatrie, (...) come mostrano diverse forme di nichilismo che rendono l'uomo dipendente da idoli»

«L’idolatria è la continua tentazione del credente che, illudendosi di “servire due padroni” e di facilitare i cammini impervi della fede nell’Onnipotente, ripone la propria fiducia anche in un dio impotente fatto dagli uomini». Per questo papa Benedetto XVI ha voluto proseguire la sua catechesi sulla preghiera parlando di Elia «intercessore di Israele», profeta che «prega il Signore perché si manifesti e converta il cuore del suo popolo».

E’ per l’idolatria del popolo di Israele che Elia va sul monte Carmelo e costruisce un altare «simbolo della presenza di Dio», con dodici pietre che rappresentano l’alleanza del popolo a Dio, per «ricordare a Israele la sua verità» ma «anche al Signore la sua fedeltà». Nel IX secolo a.C. il popolo aveva infatti iniziato ad adorare Baal, un dio comprensibile e manipolabile dall’uomo. Elia sfida i profeti del dio umano Baal e, ha continuato il Santo Padre, «inizia il confronto tra due modi totalmente diversi di rivolgersi a Dio e di pregare». I profeti «si agitano, danzano saltando. Fanno ricorso a loro stessi per interpellare il loro dio, facendo affidamento sulle proprie capacità per provocarne la risposta».

Elia invece dopo aver costruito l’altare dice al Signore: «Si sappia che tu sei Dio di Israele e che io sono tuo servo e che ho fatto tutte queste cose sulla tua parola, (…) questo popolo sappia che tu sei Dio e che converti i loro cuori». Le prime suppliche, incentrate sullo sforzo dell’uomo che riduce dio ai suoi schemi, chiudono «la persona nel cerchio disperante della ricerca di sé. E l’inganno è tale che, adorando l’idolo (…) i profeti di Baal arrivano anche a farsi del male». Diversamente, alla richiesta di Elia che «chiede a Dio ciò che Dio stesso desidera fare, manifestarsi in tutta la sua misericordia, (…) il Signore risponde in maniera inequivocabile», incendia l’olocausto sull’altare e prosciuga l’acqua. Se quindi «Baal dio muto e impotente non aveva risposto», il Signore Dio con la sua «misericordia divina è venuto incontro alla debolezza e alla mancanza di fede».

L’episodio, ha concluso il Papa, ci ricorda che «innanzi sta la priorità del primo comandamento: adorare solo Dio». Perché altrimenti, come accade nel «presente di questa storia», l’uomo «cade nella schiavitù di idolatrie (…) come mostrano diverse forme di nichilismo che rendono l’uomo dipendente da idoli». Inoltre, ha sottolineato Benedetto XVI, capiamo che «lo scopo primario della preghiera è la conversione», «che trasforma il nostro cuore e ci fa capaci di vedere Dio». Infine, questa storia sarebbe profetica del futuro di Cristo: «E’ un passo nel cammino verso Cristo…qui vediamo il vero fuoco di Dio: l’amore che guida il Signore fino alla Croce».

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